Avrei voluto partecipare anch’io, attraverso questo editoriale, al dibattito che ha portato alla formulazione delle nuove proposte di legge sullo stato giuridico dei docenti universitari e sulla riforma didattica, e che adesso accompagna il loro iter parlamentare. Avrei voluto avanzare una modesta proposta su come rendere veramente “utili alla comunità” le nuove leve della ricerca nel nostro paese (dottorandi di ricerca e ricercatori), risolvendo alla radice dilemmi come quelle della terza fascia o dei nuovi contratti a tempo definito. Ma non lo farò. E non perché sono poco convinto dell’inevitabile primato della mia proposta rispetto a quelle in cantiere. Bensì perché non ce n’è bisogno! La mia modesta proposta, infatti, è già stata scritta, assai meglio di come mai avrei potuto fare io, da Jonathan Swift nel 1729, con la sola variante di riferirsi ai bambini irlandesi piuttosto che ai giovani desiderosi di fare ricerca in Italia. Mi limiterò allora a svolgere alcune considerazioni in merito ad una importantissima linea di sviluppo da perseguire nel prossimo triennio. L’innovare è la cifra del nostro tempo. Pochi osano metterlo ancora in dubbio. La dichiarazione di Bologna del 1999 giustificò la proposta del “doppio ciclo” di studi universitari proprio nella prospettiva di preparare coloro che sapranno “utilizzare l’innovazione” mediante un primo ciclo, e coloro che sapranno anche “realizza re l’innovazione” mediante un secondo ciclo. Ma ciò non è sufficiente, perchè l’ “innovare” nasce dalla ricerca scientifica. Ecco dunque che nel Berlin Communiqué dei Ministri dell’Educazione e Ricerca dell’Ue del 2003, per la prima volta, è comparso un terzo ciclo di studi, quello del dottorato di ricerca. “Realizzare innovazione” viene così riconosciuta come attività assai complessa che necessita di due momenti di formazione: il secondo ciclo che prepara a “gestire l’innovazione” e quello il terzo che prepara a crearla. È proprio questa la direzione nella quale procedere con impegno nel prossimo triennio, così da poter inserire Udine in quei processi di consolidamento e internazionalizzazione dei dottorati previsti sia dall’Ue, a partire dalle Marie Curie Actions, sia dal Piano triennale di sviluppo dell’Università 2004-2006. Nel consolidamento dei dottorati, che disporranno di oltre 70 borse finanziate dall’Ateneo nel 2005, dovremo tenere conto di due principi nuovi: formare dottorandi votati non soltanto alla carriera accademica, ma anche al ruolo più ampio di ambasciatori di innovazione nel sistema economico ed evitare di proporre ai nostri giovani ricercatori l’anacronistico aut-aut tra blue sky research e contract research, per costruire una ricerca nuova, intermedia tra le due, applicabile piuttosto che applicata. Che è anche il modo in cui il Parco Scientifico Tecnologico di Udine costruirà lo spazio della ricerca .

Il Rettore Furio Honsell

Cantieri aperti all’Ateneo friulano. In programma posti in più per studiare al polo scientifico, biblioteca umanistica unificata, spazi più ampi per i dipartimenti e tanti servizi multimediali.

L’Ateneo friulano partecipa a due progetti finanziati dal Ministero. Per “creare” pile speciali e caldaie che erogheranno anche energia elettrica.

Conclusa la campagnia di scavo. I lavori proseguiranno per rendere visitabile una parte delle Grandi Terme.

L’Azienda agraria dell’Università diventa Centro di ricerca. E coinvolge anche i privati

I risultati del profilo dei laureati 2004 stilato dal consorzio Almalaurea, che riunisce 38 università italiane. All’insegna dell’eccellenza i dati relativi all’Università di Udine.

Grazie al servizio Wireless nuove opportunità e servizi per gli iscritti. Tutte le matricole avranno una scheda wi-fi gratuita. Per cominciare l’università con una marcia in più.

Il software di gestione sarà realizzato dal Birla Science Centre di Hyderabad. Servirà a monitorare la carriera degli iscritti.

La clinica di Ematologia del Policlinico universitario è la seconda in Italia per trapianti da donatore.

Far trovare quello che sul mercato ancora non c’è. Anticipare i tempi. Soddisfare le richieste di aziende e pubblico. Questi gli obiettivi che muovono il quartiere fieristico udinese. Li illustra la presidente Zontone.

Il progetto coinvolge Comune, Ospedale, Università e Amga. Insieme per realizzare una rete di impianti per produrre calore, elettricità e condizionamento estivo. Risparmiando.

Nasce un centro all’università di Udine per gestire i rischi e le emergenze di origine naturale e tecnologica insieme a Regione, Vigili del fuoco, Protezione civile, Arpa e 118.

Sul podio udinese il gruppo Tor che svilupperà tessuti e organi prodotti in vitro. A premiare i tre gruppi vincitori il mondo dello sport friulano. La prossima tappa: la finalissima nazionale il 30 novembre a Torino.

Creare una rete permanente fra istituti superiori e ateneo. È l’obiettivo del Centro per l’orientamento universitario. Che l’anno scorso ha contattato oltre 21 mila studenti e 100 scuole.

Nuovo network di ricerca. Era-More è stato presentato a Parigi dal commissario Busquin. Riunisce 200 centri di 33 paesi.