![]() 12 L'inserto in pdf L'editorialeInnovazione, usi e abusi di un termineDi innovazione in senso astratto si parla molto, forse troppo, fino a svuotarla di qualsiasi contenuto operativo, facendola diventare luogo comune retorico. Se si vuole restituirle efficacia non bisogna solo predicarla agli altri, bisogna soprattutto essere capaci di realizzarla. Ed è qui credo che siamo chiamati tutti in prima persona a essere innovatori nei nostri rispettivi ruoli, siano essi di professore, ricercatore, assegnista, tecnico, amministrativo, a tempo indeterminato e non, studente. Tutti noi che operiamo all'università siamo chiamati a realizzare l’innovazione, in primo luogo, al suo interno, così da essere modello per l'esterno, prima ancora di proporci come istituzione strategica per la diffusione dell'innovazione sul territorio. Ma cosa significa tutto ciò? Come fare?
L‘innovazione è una dinamica continua, assai di rado rivoluzionaria, molto più spesso incrementale, che nasce dal saper trovare soluzioni ai problemi che si è capaci di riconoscere e dal saper trovare miglioramenti ai processi che si gestiscono. E i problemi si riconoscono con lo spirito critico e si risolvono con le idee, proprio come avviene quando si riconosce l'esigenza di un miglioramento e si riesce a realizzarlo. Una vera azienda innovativa, come deve essere l’università se vuole essere competitiva e pronta a reagire ai cambiamenti esterni, non è solo quella al cui interno si sviluppano idee. È quella che oltre a sapere stimolare idee nuove, non se le lascia sfuggire, sa valorizzarle, e, cosa più importante ancora, le sa tradurre in pratica al suo interno. Proprio questo è il punto fondamentale, l’innovazione non è un processo solo da delegare a singoli individui: i vertici, i responsabili, o ad organismi specifici quali i think tanks. Questo modo di concepirla non sarà molto efficace porterà al più a delle rivoluzioni, rare e faticose. L'innovazione è una caratteristica di sistema. Quella più efficace è dunque un processo collettivo diffuso e assolutamente multiscala e multiruolo. Le idee per risolvere i problemi, quelle che conducono a miglioramenti nascono soprattutto a coloro che operano sul campo, che sanno porsi problemi reali, che sono a contatto con i processi in atto. E qui non esistono gerarchie di problemi o di risolutori di problemi. Qualunque problema risolto è una spinta al volano del sistema. Non esistono problemi, per quanto piccoli, che non permettano se risolti bene di dare vantaggi. Per questo tutti sono chiamati da un lato ad esser proattivi, propositivi, ma anche pronti e disposti, a tutti i livelli, a cogliere l’innovazione negli altri, ad aiutarli a precisarla, a farla emergere e successivamente a tradurla in fatti. Credo che l’Università di Udine abbia saputo crescere in questi primi ventisette anni della sua storia grazie al fatto che ha saputo gestire le idee creative che sono venute a tutti i componenti la sua eterogenea comunità. Dobbiamo continuare così! Furio Honsell
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