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Un occhio al Friuli e uno al resto del mondo

Conta 10 facltà, 28 dipartimenti e oltre 16 mila studenti iscritti. E altri 16 mila ne ha laureati dalla sua nascita nel 1978 ad oggi. Sono i numeri dell'Ateneo friulano che ha inaugurato l'anno accademico 2004-2005.
Proseguire sulla via dell’internazionalizzazione (sono già stati avviati importanti progetti importanti con India e Cina), costruendo “network stabili di ricerca e didattica internazionali all’interno delle quali porre l’Ateneo di Udine così da moltiplicare le opportunità per i nostri ricercatori e studenti” e avviare una riorganizzazione interna, puntando a condividere con tutte le componenti della comunità universitaria opportune trasformazioni volte a sfruttare al meglio tutte le spinte e idee innovative e creative di chi opera all’università. Questi i due obiettivi concreti per il 2005 dell’università di Udine, così come li ha delineati il rettore Furio Honsell durante l’inaugurazione dell’anno accademico 2004-2005, il 27° della storia dell’ateneo friulano. “Il metodo – ha detto il rettore - continuerà ad essere quello della valorizzazione, in primo luogo scientifica ma anche economica, della complessa molteplicità di paradigmi di ricerca e di tematiche presenti presso l’Ateneo e delle vocazioni della nostra comunità di riferimento”. All’inaugurazione sono intervenuti il presidente della Regione, Riccardo Illy e il vicepresidente del Senato, Domenico Fisichella. La prolusione è stata affidata al professor Raffale Testolin, docente di Coltivazioni arboree, che ha parlatode “Le piante che hanno segnato la storia”. I finanziamenti. La serietà e la qualità delle scelte strategiche operate è confermata anche dal nuovo modello di valutazione e ripartizione dei finanziamenti del Ministero che, se sarà applicato, porterebbe all’ateneo friulano 21 milioni di euro di più nel 2005. “Auspichiamo – ha sottolineato Honsell – che di fronte alle inevitabili proteste dei meno efficienti, il Ministero sappia resistere applicando il nuovo modello alla parte più cospicua del Fondo di finanziamento ordinario delle università”. Se si misurano i rapporti fra il Fondo di funzionamento ordinario e i valori del nuovo modello di valutazione, si scopre che Udine è al 5° posto per efficienza nella ricerca e al 10° per numero di studenti in corso, al 3° per crediti formativi erogati. Che l’ateneo friulano goda di buona salute, lo dimostrano anche altre due indagini: quella del Censis, che inserisce tutte le facoltà dell’università udinese fra le prime 10 in Italia (Medicina e Lingue al 1° posto) e quella appena terminata dal Ministero sui requisiti minimi dei corsi di laurea: tutti i corsi di laurea dell’ateneo friulano hanno superato la prova, evitando i cosiddetti “bollini rossi”. I risultati ottenuti. La nascita della Scuola Superiore, l’inaugurazione del Parco scientifico e tecnologico, la vittoria per il secondo anno consecutivo del Premio nazionale per l’innovazione Start Cup sono sicuramente i tre migliori risultati conseguiti lo scorso anno accademico. Ha promosso la nascita di spin-off e brevetti, migliorato i servizi agli studenti utilizzando le nuove tecnologie multimediali e vanta la più alta percentuale di studenti che studiano all’estero. E’ impegnato nella valorizzazione dei rapporti con scuole e imprese. Il 2004 ha visto la nascita di due importanti centri di ricerca, in medicina e in agraria: il Centro interdipartimentale di medicina rigenerativa (Cime) dove esperti di cellule staminali e ingegneria dei tessuti daranno risposte alternative alla scarsità di organi disponibili per i trapianti e alle problematiche legate al loro utilizzo e che ben potrà dare il suo contributo allo sviluppo del distretto tecnologico di biomedicina recentemente attivato dal ministero su base regionale e il Centro di ricerca e innovazione tecnologica in agricoltura (Crita), la prima struttura regionale per l’eccellenza nel settore dell’agro-alimentare realizzata all’azienda agraria “Antonio Servadei”. Gli studenti: “Udine diventi una città universitaria”. “Siamo ad un bivio: si tratta di valutare di Udine debba continuare ad essere semplicemente una città in cui è presente l’università, o se invece possa divenire a tutti gli effetti una città universitaria, in cui noi studenti possiamo diventare realmente risorsa vivace e preziosa, promotori di un dibattito aperto a 360 gradi”. È un appello tutto campo quello che Michele Lorenzon, presidente del Consiglio degli studenti ha rivolto oltre che all’Università, all’Erdisu, alla Regione, al Comune e alla Provincia di Udine, richiamando l’attenzione sull’”invasione” che da qualche anno ha interessato il capoluogo friulano, dove con l’università sono arrivati oltre 16 mila giovani. Il personale: “Precariato e rinnovo del contratto i problemi più urgenti”. Sono un centinaio i dipendenti, per lo più giovani neo-laureati, che lavorano all’università con un contratto a tempo determinato. Carla Bressani, rappresentante del personale tecnico-amministrativo, ha invitato a riflettere su questa nuova componente dell’università che, da 10 anni, ha affiancato gli altri attori, ovvero docenti, ricercatori, studenti e personale. Una situazione di incertezza, a cui si unisce l’annoso problema della retribuzione: gli stipendi dei dipendenti dell’Università sono tra i più bassi della pubblica amministrazione e il contratto collettivo nazionale è l’ultimo ad essere rinnovato. Illy: “L’impresa finanzi l’università”. “Sono molte le cose che l’università fa con le imprese, ma è ancora troppo poco quello che l’impresa fa per l’università. L’impresa deve investire nell’università, finanziando corsi di laurea e attività di ricerca”. È stato questo l’invito che il presidente della Regione, Riccardo Illy, ha rivolto al sistema economico, sottolineando anche la necessità di collaborazione fra le università della regione, perlomeno in alcuni settori. Uno su tutti: il turismo, dove anche la Regione sta tentando di realizzare un centro di eccellenza per manager e imprenditori unendo tutte le forse presenti in Friuli-Venezia Giulia. La Regione ha garantito il proprio impegno anche nel sostegno delle iscrizioni alle facoltà scientifiche e nel settore dell’innovazione. Fisichella: “L’Università deve recuperare la razionalità”. È stato un richiamo contro il rischio di eccessiva aziendalizzazione, quello lanciato dal vicepresidente del Senatore professore universitario, Domenico Fisichella: “La parcellizzazione indiscriminata delle facoltà, la proliferazione di improbabili corsi di laurea o insegnamenti più attenti ai particolarismi, spinte congiunturali, talora persino mode pseudo-intellettualistiche e pseudo-produttivistiche, tutto ciò non aiuta i giovani nella preparazione volta alla ricerca e acquisizione di sbocchi autenticamente professionali”.