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Ricomposizione fondiaria: progetto per la montagna

Una proposta di legge per una razionale utilizzazione del territorio è stata elaborata da Università di Udine, Cirmont e Coldiretti e consegnata al presidente della Regione Riccardo Illy. Obiettivo: il rilancio dell'agricoltura nelle terre alte.
Saranno i comuni i protagonisti di una riforma che, se diventerà legge della Regione e se sarà applicata, potrebbe modificare sostanzialmente l’assetto dei territorio montani del Friuli-Venezia Giulia, rendendoli più simili a quelli che siamo abituati a vedere in Svizzera, Austria e Germania con una corretta proporzione di aree boschive e di prati pascolo o di aree coltivate. È questo l’obiettivo della bozza di disegno di legge presentato dall’Università di Udine, da Cirmont e da Coldiretti al presidente della Giunta regionale Riccaro Illy e all’assessore regionale all’agricoltura Enzo Marsilio. Un disegno di legge a lungo elaborato, frutto di un lavoro interdisciplinare che ha visto la collaborazione anche dei sindaci, dei Circoli culturali della Carnia e di funzionari pubblici che hanno a lungo lavorato per dare una soluzione al dramma della frammentazione e polverizzazione fondiaria delle aree montane del Friuli-Venezia Giulia e dell’Italia, prima causa del mancato decollo di un’agricoltura moderna e funzionale che ha provocato l’abbandono di aree crescenti del territorio a scapito anche di uno sviluppo turistico diffuso sul territorio in grado di coinvolgere agricoltura, commercio, artigianato e industria in un unico pacchetto in cui arte, tradizioni, agroalimentare, cultura, musei siano correttamente amalgamati. Il documento nasce dal un convegno di Comeglians del 2002, da cui è partita l’idea del “think tank”, il pensatoio che ha elaborato la proposta giuridica al problema fondiario. “Riteniamo che l’Università e Cirmont, accogliendo il grido d’allarme lanciato dalla società civile e dalla Chiesa – ha detto il rettore Furio Honsell– non abbia fatto altro che il suo dovere che è stato quello di mettere le conoscenze di qualificati docenti a servizio della società. Grazie al lavoro di tante professionalità è nata questa proposta di legge che credo sia la prima del suo genere in Italia e ci auguriamo che sia approvata dal Consiglio regionale e che innesti nuove idee ed energie in un dibattito strategico per la nostra regione”. Soddisfazione è stata espressa per il lavoro svolto dal presidente regionale di Coldiretti Dimitri Zbogar e dal direttore Oliviero Della Picca: “Questo lavoro – hanno detto – è la dimostrazione che in regione ci sono le competenze e le professionalità per produrre innovazione – e questa legge rappresenta un chiaro esempio di grande innovazione - ma anche che occorre essere uniti e collaborativi”. L’assessore Marsilio ha sottolineato che la bozza andrà a far parte del più ampio “Progetto Montagna” che l’amministrazione regionale sta portando avanti. “La proposta di legge è un valido aiuto – ha detto il presidente Illy – Sarà sicuramente discussa e approvata in Giunta, poi modi e tempi di attuazione dipenderanno dal Consiglio regionale”. Le caratteristiche del documento, simile per struttura a una legge vera e propria, sono state illustrate dalla D’Orlando e da Ferigo in video conferenza dalla Cirmont di Amaro. In breve il documento parte dalla constatazione che l’abbandono del territorio rischia di compromettere la sicurezza delle comunità montane (e di conseguenza di quelle delle vallate) e che la soluzione sia rappresentata da un progressivo ritorno dell’attività agricola che deve svolgere anche una funzione di tutela e salvaguardia del territorio. Il provvedimento prevede che la ricomposizione fondiaria sia volontaria, ma in taluni casi possa essere anche imposta. La proposta introduce, per la prima volta, il Pip agricolo, ovvero il piano di insediamenti produttivi agricolo, del tutto simile a quelli artigianale, industriale e commerciale. I numeri del dramma della montagna friulana Nonostante il territorio montano superi il 50% dell’intero Friuli-Venezia Giulia, la situazione della montagna friulana è drammatica. I numeri parlano chiaro. Tra il 1997 e il 2000 la superficie agricola utilizzata nella montagna friulana è diminuita del 56,1%, passando da 55.527 a 24.360 ettari. Ogni anno vengono abbandonati 800 ettari di terreno agricolo. A diminuire sono anche i boschi, la cui superficie è passata dai 157 mila ettari del 1982 ai 106 mila del 2000. Grave anche la situazione del numero delle aziende agricole: tra il 1970 e il 2000 le aziende sono passate da 15.645 a soltanto 1.571, con una variazione negativa del 90%. Un dato positivo, però, è il significativo aumento delle superfici medie aziendali, passate dai 3,5 ettari del 1970 ei 15,5 del 2000. E’ diminuito invece il numero delle aziende con seminativi, passate da 8.789 del 1970 alle 793 del 2000, e quello a coltivazioni legnose (vigneti e frutteti), da 512 a 171 del 2000. La superficie a coltivazioni legnose è però aumentata passando da 106 ha a 129 ettari. Il numero delle aziende con allevamenti è sceso dalle 6.647 del 1982 alle 948 del 2000 con una variazione negativa del 85.7%, mentre il numero dei bovini è passato da 19.417 del 1970 a 7.118 del 2000 con una variazione negativa del 63.3%. La proposta di legge presentata è firmata da Mariarita D’Addezio, docente di Diritto agrario e Elena D’Orlando della facoltà di Giurisprudenza. Vi hanno contribuito anche Cesare Gottardo della facoltà di Agraria, Aurelia Bubisutti e Manuela Croatto, rispettivamente vice presidente e direttore di Cirmont per il coordinamento, Giancarlo Vatri, vice direttore di Coldiretti per le sue conoscenze specifiche sulle questioni fondiarie e Giorgio Ferigo per i Circoli culturali della Carnia.