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Nuovi farmaci dalle piante transgeniche

Ci sono anche Ogm che non fanno paura: sono quelli che offrono la possibilità di curare malattie rare. I ricercatori dell'ateneo friulano hanno in cantiere studi all'avanguardia. Che potrebbero far fare importanti passi avanti alla medicina.
La farmacia più grande del mondo: le piante, trasformate geneticamente, possono portare alla scoperta di nuovi farmaci, utili soprattutto per curare le malattie più rare e più economici. E in un futuro non lontano si potranno realizzare anche vaccini. “Le casa farmaceutiche non cercano farmaci per curare molte malattie rare perché non gliene deriva alcuna utilità economica – spiega Angelo Olivieri, docente di Genetica agraria dell’università di Udine -. Poter lavorare sulle piante che costano meno e sono più maneggevoli è una grossa opportunità”. La ricerca è in rapida evoluzione, anche all’università di Udine, dove da 18 anni lavora un gruppo di ricercatori di genetica agraria che è già arrivato a risultati lusinghieri nei due principali filoni di ricerca: quello della genomica strutturale, che ha portato alla conoscenza dei genomi di alcune piante come pioppo, orzo, soia e radicchio, e quello della trasformazione genetica per produrre sostanze utili alla medicina e alla farmacologia. “La tecnologia del Dna ricombinante – spiega Olivieri - utilizza organismi viventi o parti di essi al fine di migliorare la vita dell’uomo. Ciò permette di produrre in minor tempo e a minor costo nuovi farmaci, nuovi prodotti industriali e alimentari, nuove varietà vegetali. Tuttavia, l’opinione pubblica accetta senza riserve le innovazioni che le biotecnologie portano nel campo della sanità, mentre esprime forti remore di fronte alle stesse innovazioni introdotte nel settore agro-alimentare. Alla base c’è la paura del nuovo e del cambiamento”. Un farmaco dal tabacco. Stefano Marchetti ha scoperto che dalle piante di tabacco transgenico è possibile ottenere un enzima (glucocerebrosidasi) da cui ricavare un nuovo farmaco per la cura della sindrome di Gaucher, una grave malattia ereditaria che provoca danni a fegato, midollo osseo e milza. L’enzima, carente nei malati, viene estratto da semi del tabacco, mentre finora veniva estratto soltanto dalle placente umane. Avere la possibilità di estrarre il farmaco dalle piante comporta molti vantaggi: sono sufficienti 12 Kg di seme per disporre si una quantità di enzima pari a quella che si può ricavare da 40 mila placente umane. Quanto basta per fornire la cura per un anno ad un bambino malato. Inoltre, il farmaco è molto conveniente: i costi di produzione saranno 50 volte inferiori rispetto a quelli attuali. Una molecola per le trasfusioni. Ma c’è un’ulteriore importante ricerca che sta attendendo finanziamenti e che vede le piante di tabacco geneticamente modificate ancora una volta protagoniste. Dai semi del tabacco, infatti, è possibile produrre la trombopoietina, una molecola che serve a produrre globuli rossi e che spesso è indispensabile per i pazienti che hanno necessità di una trasfusione. Questa sostanza attualmente può essere prelevata esclusivamente da sangue umano. La ricerca sarebbe la prima del genere realizzata nel mondo: finora, infatti, sono già state realizzate estrazioni dalle piante di tabacco, ma mai di questa specifica molecola medica. La mappa del genoma della vite. Michele Morgante, già autore del genoma del mais, ha cominciato la prima mappatura fisica del genoma della vite, tra i più complessi in natura. Si tratta della prima mappa di un genoma portata a termine in Italia: sono stati analizzati 40 mila frammenti di Dna di vite e il lavoro sarà completato entro la fine del 2005, per incarico dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige. In seguito, un progetto italo-francese cercherà di determinare la sequenza del genoma della vite, i cui risultati avranno conseguenze positive sull’alimentazione e sull’ambiente, con un intervento sempre meno affidati ai pesticidi o ai diserbanti. I girasoli hi-tech. Olivieri e Gian Paolo Vannozzi, attraverso incroci e selezioni, hanno ottenuto il miglioramento genetico del girasole che ha permesso la costituzione delle due varietà denominate “Friuli” e “Carnia”, registrate nel 2000 nel Registro italiano delle sementi. Questi girasoli hanno un contenuto oleico superiore al 90% e producono un tipo di olio che ben si adatta all’impiego industriale. Le applicazioni sono tra le più svariate: dai saponi ai cosmetici, dai detergenti ai filtri di sigarette, fino ai lubrificanti per aerei e ai polimeri sofisticati. Il glutine della pasta. Olivieri sta per terminare la prima fase di un progetto, commissionato da una nota casa alimentare, che si pone l’obiettivo di migliorare la qualità del glutine utilizzato nella pasta. La ricerca, cominciata 3 anni fa, ha realizzato la mappa genetica del frumento duro, studiando quali geni che controllano i caratteri del glutine sono associati ai cromosomi.
Simonetta Di Zanutto