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Il Centro Ricerche Fiat guarda al Friuli

L'amministratore delegato Michellone spiega l'interesse verso la regione e l'università di Udine che a breve gli conferirà la laurea honoris causa in Economia.
Nato nel 1976 e successivamente costituito come Società Consortile per Azioni con la partecipazione dei Settori Fiat, il Centro Ricerche Fiat è teso alla ricerca, allo sviluppo ed al trasferimento di prodotti, metodologie e processi innovativi per i suoi clienti, interni ed esterni al gruppo Fiat, in un’ottica di rispetto dell’ambiente, di miglioramento del benessere delle persone e di sviluppo sostenibile. I punti di forza. Il Centro Ricerche Fiat è il più importante centro di ricerca privato in Italia. Esso dispone di Know-how esclusivo e oltre 1200 brevetti su prodotti, processi e metodologie innovative con potenziali applicazioni anche in settori diversi da quello automotive, di conoscenze integrate per progettazione, calcolo, sperimentazione di prodotto e processi, di reti di conoscenza internazionali che collegano OEM, Fornitori, Università, Centri di ricerca di eccellenza per il technology scouting e l’individuazione dei bisogni del mercato. Il Centro, inoltre, fornisce consulenza sulle scelte tecnologiche a più alto rischio, supporto per l’accesso ai finanziamenti pubblici, licenze del proprio patrimonio di proprietà intellettuale e formazione “on the job” per lo sviluppo delle nuove professionalità. Ingegnere Michellone: lei è amministratore delegato del Centro Ricerche Fiat dal 1989: con i tempi che corrono nella sua azienda un bel record! Ma – aldilà dei complimenti – in questa crisi del gruppo Fiat, che è una crisi che ci preoccupa tutti, che ruolo può giocare l’innovazione? Tanto più che il Centro Ricerche Fiat ha saputo conquistarsi negli anni una leadership tecnologica e di capacità di innovazione che è riconosciuta sul piano mondiale… “L’innovazione ha sempre da giocare un ruolo fondamentale, nell’automotive come negli altri settori tecnologici. Qualche tempo fa si ragionava con dei colleghi su come fronteggiare la concorrenza cinese nel settore industriale delle sedie: non certo sui costi e sui prezzi (per quanto ci sia molto da fare anche lì). Ma certamente si può migliorare la qualità del prodotto, se ne possono estendere le funzioni, si possono aggiungere sensori alle sedie in modo da fornire all’utente delle informazioni sulla casa, ad esempio sulla temperatura e l’umidità; posso alloggiare nelle sedie dei sensori antifurto: più disordinata la case, più difficile neutralizzali…Ma è solo uno degli esempi. Quando ragioni con dei ricercatori su questi temi, di ipotesi del genere ne escono tante. Una delle cose che impari quando lavori nell’innovazione di un prodotto così complesso e diversificato come l’automobile è che devi guardarti attorno con curiosità ed apertura mentale: il prossimo salto competitivo può venire da settori tecnologici ed industriali molto lontani dal tuo. Devi essere reattivo”. Il distretto delle sedie di Manzano… Come mai parlate di questo in CRF? “Sa, la Fiat non fa solo automobili. E poi nelle automobili c’è di tutto: sui sensori lavoriamo, come può immaginare. Così come lavoriamo sui tessuti, sui materiali, sull’intelligenza artificiale… E non lavoriamo solo per il gruppo Fiat: lavoriamo per tante piccole e medie imprese italiane. E non solo piccole e medie, naturalmente. E poi c’è un problema di rapporto con il territorio: noi abbiamo – oltre alla sede centrale del CRF ad Orbassano, nella cintura di Torino – diverse sedi regionali distaccate che operano sul territorio. Un centro di ricerca industriale come il nostro non può evitare di parlare continuamente con le imprese: la nostra caratteristica primaria è quella di fare da ponte tra la ricerca di base e le soluzioni industriali, quelle che portano competitività alle imprese. Ed è un mestiere che richiede un contatto continuo con i tuoi clienti, un continuo esercizio nella soluzione dei problemi industriali. A Manzano come a Torino, come dvunque. Noi comunque al Friuli ci teniamo molto! Non avrebbe potuto dire altrimenti, trattandosi della rivista di un’università friulana! Scherzi a parte, questo suo interesse particolare ci incuriosisce… “Beh, diciamo che sono legato al Fiuli innanzitutto per ragioni di tipo affettivo….Sa, mia moglie è friulana, ama molto il Friuli e mi ha condizionato. Poi ci sono delle ragioni di tipo professionale. Il Friuli è una delle regioni più interessanti dal punto di vista industriale in Italia, soprattutto per noi. Le aziende friulane hanno una elevata propensione all’export. Lavoriamo bene qui: con le aziende, con le istituzioni e lavoriamo bene anche con le Università. L’Università di Udine, ad esempio, sta facendo davvero cose interessanti in diversi ambiti tecnologici ed è attenta al rapporto con le industrie. Sta lavorando molto perché le sue competenze tecnologiche e disciplinari siano messe al servizio dell’industria friulana. Non è un caso che abbiamo deciso di aprire il Centro Ricerche Plastoptica (il CRP), che è uno spin-off delle nostre attività di ricerca, proprio qui in Friuli. Bisognerà che ne parliate anche sulla vostra rivista. E’ interessante”. Il CRP lo teniamo d’occhio da tempo. Questa intervista è seguita da una sua breve presentazione. E’ interessante che un centro di ricerche faccia impresa, faccia trasferimento tecnologico, faccia innovazione per le imprese. A questo punto immagino che lei sappia bene che in Friuli ci si sta muovendo per favorire il trasferimento tecnologico… “In CRF evitiamo di parlare di trasferimento tecnologico. L’idea di trasferimento tecnologico presuppone che ci sia da una parte chi fa ricerca e dall’altra le imprese che cercano vantaggi competitivi, con una persona che fa da tramite. Sa, prima di fare l’Amministratore Delegato del CRF, sono stato anche responsabile del Prodotto in Fiat Auto. So bene che non funziona così. Bisogna fare ricerca in un altro modo, che è quello di lavorare insieme all’impresa, mettendo a disposizione dell’impresa le cose che sappiamo fare, che abbiamo studiato e che abbiamo imparato. Con molta umiltà. Spesso è proprio l’umiltà che manca: non basta essere degli esperti mondiali in una determinata disciplina per essere utili ad una impresa e per aiutarla a vincere sul mercato. Da questo punto di vista, c’è molto da fare in Italia. Ma dopo il colpo al cerchio, mi faccia dare anche quello alla botte: l’innovazione è innanzitutto una responsabilità dell’imprenditore. È lui che ha il problema della competitività e della capacità di reggere la concorrenza ogni giorno. Se non riesce a reggerla, vuol solo dire che non ha trovato le soluzioni adatte. A noi il compito di proporle, di aiutarlo, di sostenerlo. A lui di trovarle o di soccombere”.   Il Centro Ricerche Plast-optica Spa Il Centro Ricerche Plast-optica Spa (CRP) è una società operativa ad Amaro (Ud) dal giugno 2002 presso il C.I.T. dell’AGEMONT, nata dalla collaborazione fra Centro Ricerche Fiat, Automotive Lighting Rear Lamps Italia ed Agemont con l’obiettivo di promuovere attività di ricerca per favorire l’accrescimento del patrimonio di conoscenza nei campi dell'ottica, dei sistemi di illuminazione e di comunicazione, dello stampaggio dei materiali plastici e delle tecnologie collegate, delle micro e nanotecnologie. La missione del centro è quella di accrescere la competitività dei propri clienti con il trasferimento tecnologico dell’innovazione sviluppata. I clienti potenziali sono tutte le industrie, in particolare Pmi, che si possono avvalere dei suoi risultati e know-how su prodotti, processi e metodologie, con particolare riferimento a quelle territoriali del Friuli Venezia Giulia. Nel corso dei suoi primi anni di attività, ha stretto importanti collaborazioni per la ricerca e lo sviluppo con aziende di primo piano a livello regionale operanti nel campo dell’illuminazione civile e automotive, dei sistemi di informazione luminosa, dell’industria del bianco e dell’arredo e con gli atenei della regione. Per quanto riguarda l’Università degli Studi di Udine vi sono diversi ambiti di collaborazione, sia a livello di ricerca sia a livello di formazione. Per la ricerca si citano le attività con il dipartimento di Ingegneria elettrica gestionale e meccanica all’interno del progetto Miur denominato Siteco legate allo sviluppo di conoscenze tecnico-economiche sullo stampaggio di plastica e quelle tra con il dipartimento di Scienze agrarie e ambientali per lo studio di una nuova filiera “no-food” riguardante le fibre vegetali da impiegarsi tra l’altro nelle applicazioni di compositi per l’auto. Per la formazione si citano sia gli stage post-laurea sia le tesi promosse ed attivate nell’ambito dei tirocini formativi universitari che hanno riguardato diverse tematiche di interesse del centro come lo stampaggio di materiali plastici e i relativi stampi o aspetti legati all’elettronica di controllo e alimentazione delle sorgenti luminose a Led. Per sviluppare le proprie attività il Centro è dotato di laboratori dedicati alla simulazione e progettazione ottica, di processo e dei materiali plastici innovativi. Inoltre per la sperimentazione, prototipazione e caratterizzazione dei dispositivi dimostratori dei risultati delle ricerche svolte è dotato di laboratori con attrezzature ad elevato contenuto tecnologico.