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Bartolini e Lenarduzzi dottori honoris causa

Il cantore disincantato del Friuli che fu e il pioniere dell’integrazione europea dell’istruzione, dell’università e delle lingue. Due “maestri” di cultura e di vita. A Elio Bartolini e Domenico Lenarduzzi, “portatori di valori universali e ideali forti, perse guiti con rigore e impegno”, come li ha descritti il rettore Furio Honsell, l’Università di Udine ha conferito le prime lauree ad honorem in Scienze della formazione primaria nel corso di una partecipatissima cerimonia nel Salone del Parlamento del Castello di Udine. A Bartolini per gli importanti risultati raggiunti in campo letterario e cinematografico, a Lenarduzzi per i meriti acquisiti e le alte capacità dimostrate in quarant’anni di servizio nelle istituzioni comunitarie nei campi della formazione e dell’istruzione. “Dei modelli straordinari di quest’epoca e di questo Friuli – ha detto Honsell – soprattutto per gli studenti e i laureati della facoltà che prepara i futuri insegnanti di scuola”. Il ruolo della verità e quello dello scrittore è stato al centro del messaggio finale della lectio di Bartolini, intitolata De vita propria: propositi e impertinenze. Lo scrittore deve “amare la verità – ha detto – e sapersi ritagliare nel gran libro dell’esistenza almeno una pagina di generosità, di dedizione e, sempre amando la verità, servirla a costo di molte rinunce, di non poche incomprensioni, talora di autentiche persecuzioni”. “Bartolini ha avuto subito i lettori giusti – ha spiegato nella laudatio Antonio Daniele, docente di Storia della lingua italiana e Filologia italiana – primo fra tutti Eugenio Montale che ha visto immediatamente le grandi qualità di invenzione narrativa”. L’inserzione “del materno friulano” rimane in lui un fatto marginale nei romanzi e nei racconti mentre viene assolutamente privilegiato come lingua della poesia. L’ultima fase della sua narrativa è dedicata, invece, al “versante personale e intimistico”, come lo ha definito Daniele, che ha anche ricordato come la collaborazione di Bartolini con Antonioni abbia “portato ad esiti cinematograficamente cospicui e nuovi sul piano della struttura e grammatica cinematografica”. La “Formazione degli insegnanti nell’Unione europea” è stato il tema tratto da Domenico Lenarduzzi, l’“inventore” di programmi come Erasmus, Lingua, Socrates e Gioventù per l’Europa, che hanno fatto permesso a milioni di giovani di trascorrere un periodo della loro formazione in una università di un altro Paese comunitario. In Europa, “da qui al 2015 – ha detto – si dovranno assumere oltre un milione e 300 mila insegnanti” e quindi l’Unione “rischia di trovarsi ad affrontare un’importante carenza d’insegnanti e di formatori qualificati”. Infine l’appello. “Di fronte alle sfide che comportano l’emergenza di una società della conoscenza e il ruolo essenziale degli insegnanti per preparare i nostri giovani ad essere cittadini attivi e partecipi, la società, le autorità politiche, economiche, sociali ed educative devono prendersi le proprie responsabilità e ridare ai nostri insegnanti, preparati e convinti della loro missione, lo statuto che essi meritano”. Il preside della facoltà di Scienze della formazione, Franco Fabbro, ha tracciato, nella laudatio, la storia di Lenarduzzi, “autentico protagonista nella crescita della nuova Europa”. “La crescita culturale delle nuove generazioni – spiega Fabbro – la loro maturazione personale e collettiva in una nuova patria europea, che non deve cancellare quella delle radici e dei padri, l’educazione permanente della gioventù, il loro superare con la conoscenza e l’istruzione ogni confine materiale e spirituale, in un’apertura senza riserve alle antiche e moderne, nobili e riscoperte civiltà europee e dell’intero mondo, sono state, nei progetti di Lenarduzzi le linee ispiratrici e le idee guida per un’Europa di vera cooperazione, di solidarietà sociale, di sviluppo soprattutto civile, di nuovi rapporti tra antichi popoli e nazioni”.