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E i canadesi pensarono in friulano

Il Canada visto dal Friuli. In che modo gli italiani, e i friulani, hanno contribuito a fare grande il Canada? Lo spiega in un convegno il Centro di Cultura Canadese dell’Università di Udine
Nonostante il disappunto delle autoritá consolari e delle organizzazioni fasciste in Canada, i fondatori della Famée Furlane di Toronto scrissero a chiare lettere nello statuto che l’associazione sarebbe stata “apolitica”. Era il 1933. Fu un atto di coraggio: in quegli anni dichiararsi apolitici significava entrare automaticamente in rotta di collisione con il regime che non tollerava certe forme di disimpegno. Ma fu anche rivendicazione di autonomia: nel momento in cui tutte le istituzioni italiane (in Italia e all’estero) si andavano progressivamente adeguando alle logiche fasciste, i friulani di Toronto dicevano no. Potevano farlo per l’autorevolezza che si erano conquistata e che aveva procurato ad essi la stima e il rispetto dei canadesi e degli altri emigrati italiani. Erano gli anni in cui Toronto si avviava a   diventare una metropoli. C’era bisogno di cervelli che ne pianificassero il futuro e di braccia che lo costruissero: i friulani hanno dato gli uni e le altre. Erano arrivati sui Grandi Laghi a ondate successive nell’arco di oltre un secolo. Erano manovali, muratori, carpentieri; sono diventati prima “builder” poi “contractor”, infine, con l’aiuto dei figli, hanno trasformato l’azienda familiare in grande impresa edile. Come i Bratty di San Giorgio della Richinvelda, per esempio (ma lí si chiamavano Bratti), o i Del Zotto di Cordenons che a Toronto hanno costruito interi quartieri e condomini di lusso. Protagonisti di sviluppo . Ma non solo imprenditori edili: Fred Zorzi, origini di Codroipo, é stato uno dei piú noti avvocati di Toronto; sua sorella, Olga Zorzi Pugliese, ha diretto a lungo e con autorevolezza il Dipartimento di Italianistica della University of Toronto, il piú prestigioso e frequentato centro di studi italiani fuori dall’Italia (per alcuni anni vi sono stati tenuti anche corsi di Lingua e Cultura friulana); Elio Costa, pordenonese, ieri tra coloro che teorizzarono il multiculturalismo canadese, oggi tiene affollate lezioni su Dante alla York University. E ancora: Julian Fantino di Treppo Grande, capo della polizia di Toronto, una delle piú importanti del Nordamerica; Sergio Marchi, origini di Domanins, ambasciatore canadese al Wto; Donald Ziraldo da Fagagna, uno tra i piú famosi produttori di vino del Canada, inserito dal “National Post” nella lista dei 25 piú grandi imprenditori del Novecento. Ed é vivo ancora il ricordo di Peter Bosa da Bertiolo, uno dei primi italocanadesi ad essere stato nominato senatore. Pochi nomi da un elenco davvero lungo che dimostra quanto il Canada debba al Friuli e ai friulani. Il punto é questo, perché i friulani in Canada sono stati protagonisti di sviluppo. E non solo. Ponte tra le due solitudini. Non si tratta di contare i grattacieli tirati su o i chilometri di tunnel della metropolitana scavati dai friulani: é ordinaria contabilitá, che va comunque ripartita tra tutti gli italiani. Quello che il 3 5 Canada deve in particolare a chi é arrivato dal Friuli é la cultura della solidarietá, che qui si é manifestata soprattutto attraverso i Fogolars e la Famée. Non si é trattato di una solidarietá dalla matrice nostalgica – i compaesani o i corregionali che si riunivano per ricordare – ma concreta perché nasceva dalla necessitá di far fronte comune ai problemi della vita di ogni giorno. I friulani lo hanno fatto trovando i motivi della loro unione solidale in un rapporto realistico e privo di malinconie con la Piccola Patria e con la sua cultura. É stato questo pragmatismo che ha aperto ad essi le porte del Canada. Ma é stato il particolare rapporto tra loro e il Friuli che ha prima incuriosito poi affascinato i canadesi impegnati a individuare le radici storiche e culturali del proprio giovane Paese. Sul quale incombono ancora “le due solitudini”, quella anglofona e quella francofona, ma gli italiani hanno avuto il merito di aver lanciato un ponte tra di esse e di averle costrette a dialogare. In questa delicata operazione i friulani hanno avuto un ruolo tutt’altro che secondario perché oltre al valore della solidarietá hanno trasmesso ad anglo canadesi e franco canadesi quello della tolleranza, tipico di una terra, il Friuli, dove per secoli si sono incontrate la cultura latina, quella tedesca e quella slava. "I'll have some museto, please". Il resto é venuto di conseguenza. In ogni ristorante canadese di Toronto, di Montreal o di Vancouver la polenta accompagna quasi sempre lo stufato di alce o di bufalo, e la chiamano proprio “polenta”, i canadesi; il radicchio (ma lo chiamano “radichio”, con una c sola) non manca mai nei ristoranti e nei supermercati, e non c’é bisogno di andare al ristorante “Fogolar” della Famée Furlane di Toronto per mangiare dell’ottimo musetto (“museto”, con una sola t). Poi, l’anno scorso, la grande mostra dei mosaici della scuola di Spilimbergo (l’ha organizzata un altro friulo-canadese, Primo Di Luca da Codroipo) ha fatto scoprire ai canadesi che con piccole pietre colorate si possono raccontare sto-rie fantastiche. É stato un successo che é andato al di lá di ogni aspettativa. Alla serata dedicata alle applicazioni del mosaico nell’edilizia le sale del Royal Ontario Museum di Toronto erano gremite di ingegneri e architetti incuriositi, ma soprattutto affascinati. Alcuni addirittura sbigottiti. Quanto è vicino il Canada. Il Friuli ricambia il rispetto del Canada verso i friulani con una massiccia strategia dell’attenzione. La affida ai propri imprenditori, ormai di casa sui Grandi Laghi (un nome per tutti: la Danieli) e in particolare alla propria universitá che ha messo a disposizione dei giovani canadesi di origini friulane master di specializ-zazione, progetti e iniziative di sviluppo. Si tratta di porte aperte a tutti i figli dei friulani che sono per il mondo. Ma per il Canada l’Universitá di Udine ha fatto di piú: ha creato un Centro di Cultura Canadese, che é tra i piú dinamici d’Italia. Da una decina d’anni il Centro organizza convegni internazionali di grande interesse, come il prossimo, che si terrá dal 20 al 22 maggio a Udine, e che ha per tema ”L’identitá culturale italo canadese contemporanea”. Gli atti dei convegni hanno stimolanti chiavi di lettura: spiegano il Canada visto dall’Italia e dal Friuli e in che modo gli italiani, e i friulani, hanno contribuito a fare grande il Canada. Ma quegli atti contengono anche una sorprendente rivelazione: il Canada é molto piú vicino di quanto si immagini. Oggi Toronto é una cittá della Piccola Patria: quasi centomila sono i friulani che vi abitano, tra prima, seconda e terza generazione. E hanno lasciato il segno. Chi scrive ha vissuto a Toronto per molti anni, ed é rientrato a Udine da pochi mesi. Salutando alcuni amici canadesi prima di partire si é sentito dire: “Have a nice journey   . Mandi”.
Antonio Maglio