Quando il bosco era un affare di Stato
Si fa presto a dire bosco. In realtà, quello che oggi dai non addetti ai lavori viene considerato un patrimonio di importanza quasi esclusivamente naturalistica, un tempo era oggetto di precise azioni di governo, di aspre lotte, tensioni e rivalità. Le tappe del complesso processo di riforma e di ammodernamento di tutto il settore boschivo, avviato dalla Repubblica di Venezia negli anni Novanta del Settecento con l’emanazione di una normativa organica e la costituzione di una “azienda forestale” di tipo moderno, vengono ricostruite nel libro “Forestali, mercanti di legname e boschi pubblici”. Nella prima parte del libro, Furio Bianco focalizza l’attenzione sulla figura del tecnico boschivo Candido Morassi, tra i forestali più attivi e preparati del tempo e sulle questioni forestali nelle Alpi carniche fra 700 e 800. Antonio Lazzaroni approfondisce la storia dei boschi pubblici della Carnia, concentrandosi su un progetto specifico di Candido Morassi: quello che prevedeva l’eliminazione dei faggi e la loro sostituzione con il “bosco negro”, formato da abeti e larici. A Morassi si deve l’elaborazione di una massa di documenti (censimenti, relazioni, prospetti, catartici corredati per la prima volta da una cartografia omogenea) che permettono una ricostruzione precisa dei boschi pubblici e comunali e conducono il lettore nel clima politico e cul-turale di quei decenni, nelle tensioni che contrassegnarono il dispiegarsi di indirizzi diversi nel nuovo governo dei boschi. Il testo è completato da cinque appendici, con la trascrizione dei documenti dell’epoca, oltre che dalla riproduzione a colori di carte topografiche dei luoghi citati.