Gli eredi di Indiana Jones tornano al lavoro in Siria
Ripartiranno in agosto alla volta della Siria, gli “Indiana Jones” dell’Università di Udine. Si tratta di una decina di studenti del corso di laurea in Conservazione dei beni culturali che, fino alla fine di ottobre, saranno impegnati nella quinta campagna di scavo sul sito di Tell Mishrife, l’antica Qatna, 18 chilometri a nord-est della città di Homs, nella Siria centrale. Obiettivo, riportare alla luce, dopo le straordinarie scoperte dello scorso ottobre (una statua regale in basalto del XVIII-XVII sec. a.C., un archivio di tavolette cuneiformi, una collezione di intagli in osso e avorio di sontuosi mobili del palazzo del XV sec. a.C.) altre testimonianze della civiltà che 4 mila anni fa abitava la capitale Qatna. “Gli scavi spiega Daniele Morandi Bonacossi, direttore dei lavori sono un’occasione fondamentale per conoscere la storia del Vicino Oriente tra il III e il I millennio a.C.: un arco di 2 mila anni cruciali per la storia della Siria e di tutta l’area circostante. Il nostro lavoro consente di ricostruire la vita degli abitanti del luogo e le relazioni diplomatiche militari internazionali di allora”.
Nel II millennio a.C. il dominio di Qatna reggeva le sorti di un vasto regno che dominava l’intera Siria centrale e regolava il traffico delle vie carovaniere che, attraverso il deserto siro-arabico, univano la Mesopotamia al Levante. Lungo queste rotte si trasportavano stoffe, legnami pregiati, cavalli di razza, rame e stagno e si muovevano ambasciatori ed eserciti. Nel palazzo imperiale di Qatna si sviluppavano fitte relazioni diplomatiche tra i più potenti sovrani dell’epoca: i re della Mesopotamia, i re ittiti dell’Anatolia, i faraoni egizi.
La prima campagna archeologica a Tell Mishrife è partita nel 1999 grazie una joint venture italo-siro-tedesca. Allo scavo, promosso dalle autorità siriane e da Frederick Mario Fales, dell’Ateneo friulano e filologo della missione, partecipano équipe dell’Università di Udine (direttore Daniele Morandi Bonacossi, vice direttore Marta Luciani), della Direzione generale delle antichità e dei musei della Siria e dell’Università di Tübingen. Dal 2000 l’attività dell’Ateneo friulano è affiancata da quella dell’Università di Verona. “Il lavoro spiega Morandi Bonacossi si caratterizza per un approccio scientifico interdisciplinare, mirante a ricostruire la storia, le relazioni culturali e il contesto ambientale dell’importante metropoli dell’antica Siria”. Gli scavi condotti dall’Università di Udine si sono concentrati su tre aree dell’acropoli di Qatna: sulla sommità della collina centrale, su una terrazza a nord di essa, su una proiezione dell’acropoli verso nord.
Quattro gli obiettivi della campagna 2003. Terminare lo scavo del palazzo reale del II millennio a.C., portandone alla luce la parte est. Raggiungere il suolo vergine nel grande sondaggio stratigrafico sulla sommità dell’acropoli, in modo da ottenere una sequenza stratigrafica e di materiali completa, che copra l’intera storia del sito dalla sua fondazione nel III millennio a.C. al suo abbandono nel VII sec. a.C., raccogliendo informazioni sulla natura e funzione dell’edificio monumentale già individuato nel corso della campagna del 2002. “La speranza dice Morandi Bonacossi è anche di riuscire a stabilire se si tratti di un tempio o meno”. Ancora, proseguire lo scavo dell’edificio palatino del XVI-XV sec. a.C., dove l’anno scorso è stato rinvenuto l’archivio di tavolette cuneiformi di tipo amministrativo, andando alla ricerca di nuovi documenti sull’amministrazione del palazzo, e di oggetti di lusso. Infine, proseguire le indagini geoarcheologiche, paleobotaniche, palinologiche (studio dei pollini antichi), antropologiche e archeozoologiche per ricostruire l’ambiente naturale e la sua evoluzione in epoca olocenica.
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