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Rapporto più stretto tra università e impresa, promuovendo progetti comuni

Il presidente degli industriali di Pordenone, Maurizio Cini, evidenzia prospettive e attese di un settore che punta su formazione e innovazione
Maurizio Cini
Maurizio Cini, amministratore delegato della società Sim2 Multimedia spa, è da pochi mesi il presidente dell’Unione degli Industriali della provincia di Pordenone. Guiderà l’associazione per i prossimi quattro anni, dopo aver raccolto il testimone da Cinzia Palazzetti. Presidente Cini, il settore imprenditoriale del Nordest può essere considerato ancora un’area modello per il nostro Paese? Credo proprio di si. In passato la manifattura pordenonese poteva contare su larga disponibilità di manodopera, forte attaccamento al lavoro, spirito di sacrificio. E su queste caratteristiche sorprese per la sua capacità di affrontare la domanda di volumi sempre maggiori da parte di mercati occidentali. Oggi Pordenone è tra le 15 province più industrializzate d’Italia, a dimostrazione che è un modello di successo. Qui più che in altre province è ancora forte la vocazione industriale e all’export, ancora viva la voglia di scoprirsi imprenditori. Se la sfida con il mercato globale è molto più rischiosa, complessa e selettiva, a Pordenone sono state create le competenze per affrontarla. Qual è attualmente lo “stato di salute” delle imprese in provincia di Pordenone? Gli ultimi dati sono confortanti: produzione e vendite sia in Italia sia all’estero sono in lieve e continuo miglioramento e si prevede comunque una buona tenuta anche nei mesi prossimi. L’occupazione è leggermente diminuita, ma le nostre performance sono tra le migliori in Italia. Certo c’è preoccupazione per il rallentamento dell’economia mondiale e un timore generale a causa della pressione fiscale e dell’inflazione nei settori energetico ed alimentare. Le imprese chiedono interventi governativi che pongano al centro dell’attenzione l’economia e il rilancio della competitività, per poter crescere e attrarre maggiori capitali. Grazie all’impegno e al forte senso di responsabilità degli imprenditori le nostre aziende sono sane e motivate ed in grado di affrontare le difficoltà di periodo. Quali le criticità da affrontare? Quali le sfide? Ogni sfida comporta opportunità e minacce. Se le aziende sanno valorizzare le proprie eccellenze e puntare su valori intangibili, quali formazione del capitale umano, innovazione, attenzione all’ambiente, marchi e brevetti, potranno competere sul mercato globale e assicurarsi la loro fetta di mercato. Se a questo saranno affiancate anche adeguate politiche internazionali, allora potremo contrastare la concorrenza mondiale e trarre profitto. Com’è cambiato il tessuto imprenditoriale locale negli ultimi anni? Sta cambiando, ed è cambiato: le aziende vengono da un periodo di forte riorganizzazione, abbiamo puntato su formazione ed innovazione. Ma siamo appena all’inizio! Di conseguenza, come sono mutate le esigenze di personale qualificato da parte delle aziende? l neodiplomato o neolaureato è effettivamente qualificato quando non ha avuto solo una preparazione teorica; è sempre più richiesto che scuola e impresa incomincino a rapportarsi a partire dalle scuole superiori per scegliere piani di studio vicini alle inclinazioni degli studenti, ma anche alle necessità del tessuto imprenditoriale locale. Le aziende si mettono, assai di più che nel passato, a disposizione degli istituti aprendo le loro porte e avviando stage e  tirocini. L’università di Udine durante lo scorso anno accademico ha stipulato 110 tirocini per 76 aziende ospitanti della provincia di Pordenone e sono 428 le aziende della Destra Tagliamento convenzionate con l’ateneo. Quali altre strade deve percorrere l’università per relazionarsi in maniera sempre più stretta all’impresa, con l’obiettivo di formare laureati in ambiti coerenti con le richieste del sistema produttivo? La collaborazione degli ultimi anni ha dato buoni risultati. È fondamentale che il rapporto tra mondo dell’istruzione e quello produttivo si stringa maggiormente con nuovi progetti comuni, affiancando imprenditori, docenti, laureandi e ricercatori. Quale ruolo potrà avere in questo contesto il Polo tecnologico di Pordenone? Il Polo tecnologico rappresenta lo strumento di sostegno alla ricerca e all’innovazione per le imprese e per un intero territorio, conducendo iniziative specifiche nel settore delle nuove tecnologie e facilitando il raccordo con il sistema di ricerca regionale. Università, polo, imprese, distretti: è solo una rete coesa e coerente che può portare ai migliori risultati. È fondamentale che il Polo sviluppi una propria capacità di aggregazione e di indirizzo sia sui grandi temi dell’ambiente sia soprattutto della nuova impresa, creando nuovi imprenditori ed avvicinando l’innovazione alla manifattura. In maggio Emma Marcegaglia sale alla guida di Confindustria, prima donna a ricoprire questo ruolo. Qual è il suo parere su questa nomina? Cosa si aspetta dal nuovo presidente? Certamente la continuazione e l’impulso a quanto avviato dal presidente Montezemolo ed una maggiore attenzione alle necessità della base delle piccole e medie imprese. Un collegamento di Confindustria con i grandi paesi industriali europei in modo da affiancare l’Italia ai progetti europei, penso alla Germania, alla Spagna in particolare. In un anno il sito www.unicurricula.it , lanciato dal Consorzio Universitario di Pordenone, ha registrato 35 mila visite, 1.300 profili e 280 aziende registrate. Quali opportunità per le aziende possono offrire questi tipi di iniziative? Iniziative come queste sono fondamentali. Bisogna implementare sistemi di comunicazione facile e immediata tra diplomati/laureati e aziende, attraverso il coordinamento di stage e tirocini e l’utilizzo di strumenti informatici di supporto. Quale ricordo ha della sua esperienza di studente? Purtroppo è passato del tempo, certamente le cose che ricordo con maggiore piacere sono quelle legate ad alcuni insegnanti che hanno saputo stimolare interesse, competizione. Su quali aspetti secondo lei devono puntare i giovani per un approccio positivo allo studio, prima, e quindi al mondo del lavoro? Per i giovani sono fondamentali stimolo, motivazione e competizione. Competizione sana, sportiva ed intelligente. La competizione li aiuta a generare impegno, conoscenze e skill indispensabili a fare scelte di vita importanti: a poter scegliere senza ansia se fare il dipendente o l’imprenditore avendo sempre certezza e sicurezza delle proprie capacità. Cosa si aspetta dal nuovo Governo?  Un modello di governance più efficiente, meno costoso, più rapido negli indirizzi e nelle attuazioni. Che sviluppi e promuova la nostra capacità nel mondo e la nostra reputazione. Che sviluppi le infrastrutture efficaci ed efficienti e che metta la crescita economica come centrale e indispensabile allo sviluppo della qualità della vita. Meno sprechi, riduzione del debito pubblico, miglioramento dei servizi al cittadino. Un auspicio per il futuro della nostra regione? Negli ultimi anni in Friuli Venezia Giulia forze politiche contrapposte, categorie economiche, organizzazioni sindacali, istituti bancari hanno saputo operare su alcuni obiettivi comuni, con buoni risultati. La percezione della classe dirigente locale di ogni ambito sociale è infatti risultata positiva, come dimostra lo studio che abbiamo presentato ad inizio anno, in occasione dell’Assemblea Generale di Unione Industriali Pordenone. L’auspicio è che su queste ottime basi, costruite con impegno dai principali attori della nostra regione, si continui un percorso comune di crescita e valorizzazione del territorio a beneficio di tutti.
Francesca Pelessoni