Nuovo laboratorio di fisica per gli studenti di Ingegneria
La convenzione tra Consorzio Universitario e Istituto Kennedy eviterà le trasferte a Udine per le esercitazioni
Il motocompressore proveniente dal Palazzo del Lloyd Triestino
Un nuovo laboratorio per le esercitazioni previste dagli insegnamenti di Fisica generale 1 e Fisica 2 del corso di laurea in Ingegneria meccanica, è da quest’anno a disposizione degli studenti dell’Università di Udine a Pordenone nella sede dell’Istituto Kennedy. Grazie a una convenzione stipulata tra il Consorzio Universitario di Pordenone e l’Itis Kennedy, infatti, nell’edificio di via Interna 7 l’ateneo friulano può usufruire di un laboratorio dotato di macchinari acquistati dall’università e dati in comodato d’uso all’istituto, con la possibilità di essere usati anche da parte dei docenti interni. In questo modo gli studenti universitari non dovranno più spostarsi a Udine per svolgere questa essenziale attività di formazione, mentre il Kennedy vede ampliato il set di strumenti a disposizione dei propri docenti. Il Kennedy, inoltre, ha messo a disposizione dell’ateneo una decina di postazioni computer che vengono usate regolarmente dagli studenti universitari anche per l’acquisizione di dati in tempo reale, ulteriore attività prevista all’interno del laboratorio.
«I computer - spiega Vittorino Talamini, responsabile del laboratorio - vengono utilizzati in diversi modi: come cronometro, grazie a un programma realizzato dal dipartimento di Fisica di Udine, come foglio elettronico per elaborare dati sperimentali e come sistema di rilevamento dati on line con sonde e software acquistato appositamente. Il laboratorio inoltre ha in dotazione 8 metri, 8 sonde di rilevamento di posizione on line, 8 attrezzature per lo studio delle oscillazioni armoniche (varie masse e molle con supporti) complete di set di masse campione e 3 bilance elettroniche. Inoltre ci sono 8 pendoli di Kater, o pendoli reversibili. Il tutto è stato pensato per far lavorare in contemporanea 8 gruppi di 3 studenti ciascuno. Gli studenti del primo anno sono stati divisi in 21 gruppi di 3 e ogni gruppo svolge un’esperienza in 2 ore ogni 3 settimane». Per il modulo di Fisica 1 erano previste tre esperienze: analisi statistica dei dati, studio delle oscillazioni di un sistema massa-molla, studio del momento d’inerzia di un corpo rigido. Anche per Fisica 2 è stato previsto un analogo set di esperienze.
«Ringraziamo il Consorzio Universitario per aver preso l’iniziativa di stipulare con l’istituto Kennedy un accordo che mette a disposizione dell’Università di Udine nuovi spazi e servizi – evidenzia il direttore del Centro Polifunzionale, Pier Carlo Craighero – e la Provincia di Pordenone per il sostanzioso contributo che ha coperto la parte economica. Il laboratorio è stato concepito a livello universitario e prevede una partecipazione attiva degli studenti, essi infatti svolgono autonomamente le esperienze e producono una relazione su ogni esperimento effettuato. Un sentito ringraziamento va anche all’Istituto Kennedy per la disponibilità dimostrata e per esserci venuto incontro mettendo a disposizione dell’ateneo le postazioni computer che altrimenti avremmo dovuto acquistare»
Archeologia industriale: restaurato un pezzo storico del Lloyd triestino
Proviene dall’impianto di condizionamento e riscaldamento del Palazzo del Lloyd Triestino di Piazza Unità a Trieste il motocompressore d’epoca che da qualche giorno è visibile sotto il porticato esterno dell’edificio B del polo universitario di Pordenone. Il macchinario da esposizione, risalente all’anno 1950, è stato restaurato dall’Università di Udine e collocato negli spazi gentilmente messi a disposizione dal Consorzio Universitario di Pordenone.
Come spiega il promotore dell’iniziativa Piero Pinamonti, direttore del dipartimento di Energetica e macchine dell’ateneo di Udine e docente di Sistemi per l’energia e l’ambiente nei corsi di Ingegneria della sede pordenonese, «si tratta di un motocompressore da 300 KW, composto da un motore elettrico, da un moltiplicatore di giri meccanico a ingranaggi e da un compressore centrifugo a due stadi. Il macchinario è stato restaurato e assemblato su bancale unico, aprendolo e sezionandolo in alcune parti, ottenendo così un oggetto di eccezionale valenza didattica che consente di osservare sia le particolarità meccaniche e costruttive, sia le soluzioni funzionali adottate. L’interesse del manufatto è quindi notevole e ricopre diversi campi dell’ingegneria in genere e in particolare dell’ingegneria industriale».
Il restauro è stato curato dalla ditta SEA di Remanzacco, che ha già collaborato con l’Università di Udine in altre analoghe iniziative.
Francesca Pelessoni