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Gli archeologi dell'ateneo riportano alla luce i tesori del passato

Dalle terme di Aquileia ai palazzi della Siria, dal santuario di Locri al villaggio della Turchia: ecco tutte le scoperte realizzate nel 2007
Il gruppo di lavoro a Qatna in Siria
Dalle Grandi Terme di Aquileia all’antica capitale siriana di Qatna, dalla città di epoca greca di Locri Epizefirii all’insediamento ittita di Yassy´hüyük sull’altopiano anatolico turco ai siti protostorici del Friuli centrale. Il 2007 è stato un altro anno ricco di ricerche e di scoperte per gli archeologi del dipartimento di Storia e tutela dei beni culturali dell’Università di Udine che hanno aperto un nuovo “fronte” con la campagna di scavi in Calabria. Locri la greca. Nell’ambito della convenzione quinquennale stipulata con la Soprintendenza per i beni archeologici della Calabria è iniziata la missione archeologica sul sito dell’antica città greca di Locri Epizefirii (Rc), fondata sulla costa ionica calabrese nel 700 a.C. La prima campagna di scavo, diretta da Marina Rubinich, è stata dedicata prevalentemente al rilievo completo delle strutture. I lavori si sono svolti nell’area dell’importante santuario di contrada Marasà, forse dedicato ad Afrodite e famoso per il grande tempio in stile ionico costruitovi nel V sec. a.C. Ai margini del santuario è stata scoperta un’officina per la lavorazione del ferro, con un forno per la riduzione del metallo e varie strutture legate alle attività di forgia. Qatna e i suoi palazzi. Il monumentale Palazzo Orientale dell’antica città-capitale di Qatna, ora Tell Mishrifeh, nella Siria centrale, costruito all’inizio del secondo millennio a.C., è stato portato alla luce durante la nona campagna di scavo in Siria condotta dall’Università di Udine in collaborazione con la Direzione generale delle antichità e dei musei di Damasco. Gli archeologi udinesi hanno anche rinvenuto collezioni di ceramica del XIII secolo a.C. e numerosi oggetti come intarsi in avorio e osso, sigilli, cretule con impronte di sigilli, elementi di gioielleria in pietre semi-preziose e oro, armi e ornamenti personali di bronzo. «Queste scoperte – spiega il direttore degli scavi, Daniele Morandi Bonacossi – per la prima volta consentono di comprendere l’impianto urbanistico della città antica nell’età del Tardo Bronzo, dal 1600 al 1200 a.C.». I ricercatori udinesi hanno anche rinvenuto importanti collezioni di ceramica del XIII secolo a.C.. È inoltre proseguita, in collaborazione con la Direzione delle antichità e dei musei di Siria e l’Università di Milano, la ricognizione di superficie del deserto della Palmirena. Il satellite ha già rivelato l’esistenza di oltre 800 siti archeologici. I lavori di scavo e di creazione di un parco archeologico a Tell Mishrifeh e di ricognizione nel deserto della Palmirena sono condotti grazie anche al sostegno della Fondazione Crup e del ministero degli Affari Esteri. Sotto la “collina piatta”. Un villaggio agricolo a ridosso di una cinta muraria a guardia di un insediamento protetto. Al centro di questo, un tempio sacrificale di forma circolare. Si presentava probabilmente così, attorno al 1500-1400 a.C., la collina turca di Yassy´hüyük, 30 chilometri a sud dell’antica capitale ittita Hattusa, nel cuore dell’altipiano anatolico. È quanto ipotizzano gli archeologi dell’Università di Udine dai ritrovamenti avvenuti nel corso della campagna 2007 in Turchia. La missione delle Università di Udine, Trieste e Verona, coordinata dall’ateneo friulano, ha rinvenuto nel sito di Yassy´hüyük (in turco “collina piatta”) una tavoletta cuneiforme in lingua ittita contenente un elenco di feste religiose e la relativa lista delle offerte sacrificali. Dall’indagine geomagnetica sul sito è emersa la presenza di mura lungo il perimetro della collina e, al centro, di un vasto edificio circolare con entrata monumentale. La raccolta di reperti in superficie, infine, ha dimostrato la presenza, fuori le mura, di un ampio villaggio agricolo. Il rinvenimento della tavoletta «potrebbe indicare Yassy´hüyük – spiega il coordinatore della missione, Frederick Mario Fales – come una delle sedi periferiche dove il re di Hattusa si recava a compiere periodici sacrifici alle divinità ittite». La protostoria friulana. I siti protostorici del Medio Friuli sono da alcuni anni oggetto di minuziose campagne archeologiche da parte di un team di ricercatori guidati Paola Càssola grazie anche a un progetto sostenuto da undici Comuni della zona. Nel castelliere di Castions di Strada (Ud) sono emersi oggetti databili all’VIII secolo a.C. che attestano, ed è la prima volta in Friuli Venezia Giulia, un rito di libagione o un banchetto di quell’epoca, nel contesto di un rituale di fondazione. Gli scavi si sono concentrati sugli strati dell’età del ferro e hanno portato alla luce vasi da mensa, coppe su alto piede, una scodella, una tazza e un contenitore. Finanziati da Comune, Regione e Fondazione Crup gli scavi proseguiranno anche nei prossimi anni. Dalla seconda campagna archeologica sul tumulo funerario di Mereto di Tomba, in provincia di Udine, sono emersi indizi di inestimabile valore scientifico sulla tecnica costruttiva, sui materiali usati e sulla frequentazione e uso del sito. «Questi risultati – afferma la coordinatrice dei lavori, Càssola Guida – giustificano una campagna di scavo nel 2008 per cercare la sepoltura primaria», ossia quella del personaggio per il quale il tumulo fu innalzato. «Su una piattaforma di pietre – spiega la direttrice dei lavori, Elisabetta Borgna –, con un diametro di base di circa 25 metri e un’altezza di 6 metri e mezzo, si erge il corpo del tumulo di grandi dimensioni». Aquileia: dopo le Grandi Terme. Una inedita sequenza stratigrafica completa che arriva fino ai giorni nostri e che getta nuova luce su fasi poco o per nulla conosciute della storia di Aquileia: periodi come quello dell’abbandono e del riuso a scopo abitativo dei ruderi delle Terme (a partire dal VI–VII secolo) e le successive spoliazioni e ristrutturazioni dell’area, con nuove case e bonifiche a fini agricoli (X–XVI secolo). È la principale scoperta fatta nel corso della sesta campagna di scavo sul sito delle Grandi Terme di Aquileia grazie a uno scavo nel settore sud-occidentale dell’imponente edificio pubblico costruito nel IV sec. d.C.. La missione fa parte del progetto congiunto Università di Udine-Soprintendenza per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia diretto da Frederick Mario Fales e Franca Maselli Scotti. «Abbiamo anche continuato l’opera di valorizzazione del sito – spiega la direttrice dei lavori, Marina Rubinich – , con opere di consolidamento dei saggi più profondi e con l’asportazione di oltre 900 tonnellate di terra di scarico accumulata negli anni precedenti che ostacolava il prosieguo delle ricerche e impediva la visione complessiva dell’area». Alla campagna 2007, finanziata da Ateneo, Banca FriulAdria e Provincia di Udine, hanno partecipato 41 studenti, tre dei quali con la mansione di responsabili di settore.
Stefano Govetto