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Accademia e impresa insieme danno ali al futuro dei giovani

Una volta erano mondi distanti, incapaci di comunicare. Oggi gli scambi sono sempre più frequenti e proficui. Merito anche della partnership fra Università di Udine e Assindustria friulana. Il neo-presidente Adriano Luci racconta quali sono le prospettive di questo cambiamento
Gli industriali sono consapevoli che, per essere competitiva, l’industria friulana deve portare l’innovazione all’interno delle proprie fabbriche e che, in questo contesto, fondamentale diventa il ruolo dell’Università. Per questo motivo, l’Università di Udine e l’Associazione degli industriali della Provincia di Udine da qualche anno sono il motore di una serie di iniziative, utili a rendere le aziende friulane più competitive. Ne è convinto Adriano Luci, che di recente ha preso il posto di Giovanni Fantoni alla guida dell’Assindustria friulana. Un nome scelto sia per sottolineare il ruolo della piccola impresa nell’associazione sia per riconoscere il merito di un impegno profuso nell’arco di un lungo periodo di partecipazione alla vita associativa. Luci, infatti, ha iniziato nel 1988 come componente del Gruppo giovani imprenditori, quindi ha fatto parte del direttivo, di cui è stato presidente dal 1991 al 1995. Nello stesso periodo si è seduto, come consigliere, al tavolo nazionale degli imprenditori giovani. Per quattro anni, Luci ha rivestito la carica di Capogruppo servizi dell’associazione friulana e per altri sei è stato presidente del Comitato piccola industria. Infine, da quando Fantoni è stato nominato presidente – cioè quattro anni fa – ha ricoperto la carica di vicepresidente vicario. Insieme ai fratelli, controlla un gruppo di aziende che si occupano delle realizzazione di materiali per costruzioni e ambiente. Il gruppo Luci annovera una serie d’imprese, sia in Friuli Venezia Giulia sia nel resto dell’Italia e in Albania. Presidente Luci, nel 2003 l’Università di Udine e la ditta Labiotest del Gruppo Luci hanno costituito il laboratorio di Olfattometria dinamica, specializzata nel trattamento degli odori. È stato il primo esempio di collaborazione concreta fra ricerca accademica e industria. Qual è il bilancio di questa iniziativa? “Senz’altro positivo. Questa iniziativa è servita per capire problematiche mondo accademico e metterle in sintonia con tempi e modi del mondo industriale. Dal laboratorio a breve nascerà uno spin off: ciò significa che il rapporto è consolidato e che entrambi vediamo un futuro per questa iniziativa, che sta portando il nome dell’azienda e quello del mondo scientifico friulano in giro per il mondo”. Quindi avevate visto bene…. Quali altri progetti innovativi sono possibili per far crescere le imprese? “Dobbiamo far assaporare alle imprese il mondo della ricerca scientifica, mettere le aziende a conoscenza di quello che l’università e la scienza possono offrire. Un’azienda deve programmarsi il proprio futuro. Non le viene regalato. Ed è proprio la ricerca che consente di guardare un po’ più in là. Invito le aziende ad avere particolare attenzione verso il mondo accademico per immaginare il proprio futuro e trovare soluzioni a problemi che finora non hanno trovato risposta. Da questa collaborazione entrambi possiamo la trovare giusta soddisfazione”. Dopo anni di lontananza, impresa e ricerca ora vanno a braccetto, perlomeno in Friuli. Finita la fase di “rodaggio” di questi ultimi anni, con il cambio al vertice dell’Assindustria udinese, potrebbe nascere una nuova fase, più “matura” di collaborazione? “Per me è facile proseguire su questa strada, perché i miei predecessori hanno fatto buon lavoro. Oggi serve una spinta in più, ancora maggiore energia per attualizzare progetti e pensieri”. L’innovazione è possibile in tutti i settori dell’industria, oppure ce ne sono alcuni che secondo lei sono più favoriti in questo processo? “Dipende da cosa intendiamo per innovare. L’innovazione è prima di tutto e soprattutto un fattore culturale, quindi si può applicare a tutti i settori. Io intendo l’innovazione come un modo per migliorare costantemente quello che ognuno fa quotidianamente. Le aziende già lo fanno, ma analizzare le problematiche di un’azienda dall’esterno fa vedere i problemi da un’angolatura diversa e permette di trovare soluzioni cercate da tanto tempo inutilmente”. Fra le iniziative del passato ci sono il “Progetto Metallurgia”, frutto di un lavoro comune tra Assindustria friulana, Camera di Commercio provinciale, Università di Udine e Consorzio Friuli Innovazione. Ha già in mente altre qualificanti forme di collaborazione tra Assindustria e mondo universitario? “Assindustria è l’elemento che coagula le diverse esigenze delle imprese. Quello che abbiamo fatto fino ad oggi è la base di un bel percorso, di un lavoro concreto e sostanzioso. Penso sia opportuno continuare su questa strada, per cercare il miglioramento nei rapporti, perché alla base dei progetti ci sono le relazioni. L’Assindustria apre la strada, ma poi sono le singole aziende a dover compiere il percorso. È indispensabile che un maggior numero di aziende entrino nel Parco scientifico e tecnologico di Udine, per respirare l’energia frizzante di quel luogo. C’è ancora un grande lavoro da fare da questo punto vista, anche con l’aiuto della Regione, che per fortuna è molto sensibile su questo tema”. Cosa può fare ancora il mondo accademico per l’industria e cosa può fare il mondo imprenditoriale per l’università? “Ci vuole un po’ più di carica imprenditoriale all’interno dell’università e un po’ più di carica scientifica nelle aziende. È necessario travasare esperienze e competenze, all’insegna dell’efficienza. La tempistica non è un fattore secondario, perché il mondo è sempre più veloce, i cambiamenti sempre più ravvicinati, le risposte giuste vanno date nei momenti giusti”. È quella del tempo dunque la barriera che resta da superare fra accademia e impresa? “Penso di sì. Bisogna sincronizzarsi meglio. Il mondo dell’università e della ricerca è ancora molto burorcratizzato, ci sono sistemi e procedure che vanno rispettate, tante volte i tempi non rispondono a quelli necessari all’impresa. Innovazione è anche velocizzare i rapporti e renderli più costruttivi. Il Parco scientifico e tecnologico di Udine deve essere un vero incubatore dove possiamo coinvolgere tanti giovani e immaginare di far crescere imprese”. Quali saranno gli obiettivi del primo anno di presidenza? “Ho focalizzato i miei obiettvi su 4 punti fondamentali: comunicazione, innovazione e ricerca, crescita dimensionale, giovani. L’ultimo punto è indispensabile perché abbiamo bisogno di coltivare la nuova classe dirigente del futuro imprenditoriale. Per questo è fondamentale il rapporto con l’università di Udine, che, anche grazie al rettore Honsell, è diventata ancora più dinamica e pronta a recepire le nostre esigenze”.
Simonetta Di Zanutto