L’udienza di Havel
Qual è il volto del potere? Come muoversi di fronte alle sue assurde sopraffazioni e violenze? Nell’atto unico L’udienza, scritto nel 1975 quando era in corso la “normalizzazione” politica successiva alla repressione della Primavera di Praga, Václav Havel ci presenta un colloquio reale e grottesco allo stesso tempo. Un drammaturgo perseguitato e costretto a lavorare come scaricatore di barili in un birrificio è ricevuto dal suo capo alcolizzato da cui dipende tutto il suo destino. In questa “udienza” dai risvolti ora sinistri, ora incredibilmente comici, il grande scrittore e uomo politico ceco analizza spietatamente i meccanismi che portano alla repressione delle libertà individuali che trasformano gli uomini in delatori, vittime e carnefici. Il volume della Forum, con testo originale ceco a fronte, propone una nuova traduzione italiana della pièce a cura di Annalisa Cosentino, docente di Lingua e letteratura ceca all’Università di Udine.
VÁCLAV HAVEL
“L’UDIENZA” PAGG. 80 FORUM, UDINE 2007
Laurea ad honorem
«L’attacco alla libertà di uno è un attacco alla libertà di tutti. Fino a quando la società sarà divisa nell’indifferenza, e gli uni osserveranno in silenzio la persecuzione degli altri, nessuno si affrancherà dalla manipolazione generale». È il monito che il drammaturgo ed ex presidente della Repubblica Ceca Václav Havel ha lanciato da Cividale del Friuli dove l’Università di Udine gli ha conferito la laurea honoris causa in “Traduzione e mediazione culturale. Lingue dell’Europa centrale e orientale”. Havel non era presente alla cerimonia per motivi di salute, ma ha fatto pervenire un videomessaggio registrato. Intellettuale, statista e autorità morale indiscussa per il suo impegno in difesa della dignità e della libertà dell’uomo, Havel «ha posto – spiega la motivazione della laurea – il suo coerente impegno di intellettuale al servizio della politica, contribuendo in modo risolutivo ai processi di liberalizzazione instauratisi nell’Est europeo». La laudatio è stata pronunciata da Annalisa Cosentino, professore di Lingua e letteratura ceca. Havel fu tra i fondatori e il principale portavoce del movimento Charta 77 che chiedeva il rispetto dei diritti umani e civili nella Cecoslovacchia comunista. «Charta 77 – ha spiegato nel videomessaggio – fu il tentativo di ridestare le menti, di disporre lo spirito umano, la coscienza umana, la solidarietà umana contro apparati onnipotenti. Era un programma di trasformazione pacifica e divenne un’autentica fonte di ispirazione». Un modello per il presente e il futuro dell’Europa. «In un grande organismo sovrastatale come l’Unione europea – spiega Havel nella lectio magistralis dedicata a “Charta 77 e l’Europa” –, che deve funzionare come strumento di solidarietà, occorre che il fondamento civico sia ancora più profondo e solido. Quindi, la vitalità dell’Unione europea dipende soprattutto dalla misura in cui i suoi cittadini faranno proprio lo spirito di appartenenza civica europea». Con la laurea ad Havel «celebriamo – ha detto il rettore Furio Honsell – una straordinaria figura di drammaturgo, di statista, di operatore di pace, di dignità umana e un grande artefice dell’Europa».