Vite senza segreti, concluso il sequenziamento del genoma
Su “Nature” i primi risultati del progetto Vigna. Protagonisti i ricercatori friulani dell’Istituto di genomica applicata. La seconda fase porterà alla brevettazione di nuove varietà di viti resistenti alle malattie
Produrre e immettere sui mercati del mondo, dopo averle brevettate, varietà di vite più forti e resistenti alle malattie, che, dunque, necessiteranno anche in misura più limitata di trattamenti chimici. È l’obiettivo ultimo, ma ormai sempre più a portata di mano, dell’incessante lavoro dei genetisti dell’Ateneo friulano. Il gruppo udinese con competenze multidisciplinari, costituito da Michele Morgante per la parte della genomica, Alberto Policriti per la bioinformatica e da Gabriele Di Gaspero e Raffaele Testolin per la genetica vegetale, e che fa capo all’Istituto di Genomica Applicata (Iga) con sede al Parco scientifico e tecnologico di Udine, ha portato a termine, con i colleghi italiani e francesi impegnati nel progetto “Vigna”, il sequenziamento del genoma della vite. Ora sarà avviata la seconda fase di ricerca che, attraverso l’analisi funzionale sistematica dei geni, «consentirà - annuncia Morgante, direttore dell’Iga – di riconoscere quelli più importanti per la viticoltura e, di conseguenza, intervenire per migliorare le viti».
Dna della vite. Al progetto “Vigna” partecipano dodici fra atenei ed enti di ricerca italiani e il Centro di ricerca agricola del ministero per le Politiche agricole e forestali. Alla collaborazione scientifica italo-francese che fa capo al progetto era stato affidato il sequenziamento completo del genoma della vite, ossia la decodifica di 500 milioni di basi del Dna della vite.
Risultati su “Nature”. I primi risultati di questo lavoro sono stati pubblicati su “Nature”, rivista inglese tra le più prestigiose e autorevoli del mondo. Un riconoscimento allo straordinario lavoro svolto che si unisce alla soddisfazione dei ricercatori italiani «che per la prima volta – dice Morgante – hanno partecipato attivamente al sequenziamento di un genoma di grandi dimensioni: il genoma della vite, appunto».
Protagonisti. «Di tutti i genomi finora sequenziati, che sono circa 200 – ricorda Raffaele Testolin, docente dell’ateneo di Udine e presidente dell’Iga -, sono pochi quelli al cui sequenziamento hanno partecipato istituzioni scientifiche italiane, e in tutti i casi il contributo è stato poco più che simbolico. Lo stesso genoma umano, il cui progetto di sequenziamento fu lanciato da Renato Dulbecco, ha visto la comunità scientifica italiana tristemente assente, al palo per assenza di finanziamenti». Dunque per la prima volta un’iniziativa di ricerca italiana, e con essa l’università di Udine, sono entratenel giro della “big science” da protagonista.
Un anno di lavoro. Il progetto di sequenziamento “Vigna” è iniziato alla fine del 2005, mentre il sequenziamento a Udine è partito nell’estate del 2006, dopo la creazione dell’Iga. «La decodifica del genoma di una pianta – ricorda Morgante - è solo un punto di partenza per una serie di progetti applicativi che coinvolgono studi di grande valore scientifico e culturale sui segreti dell’evoluzione degli organismi viventi, sui geni che caratterizzano il mondo vegetale rispetto a quello di altri esseri viventi, sui geni tipici delle specie agrarie che hanno fatto la storia dell’uomo e la vite è senza dubbio una di queste».
Ricerca per il territorio. Grazie alla ricerca perseguita dal progetto “Vigna”, si potranno, ad esempio, ottenere la caratterizzazione dei vitigni autoctoni o varietà resistenti agli agenti patogeni utilizzando tecniche di miglioramento genetico per incrocio e selezione, rese molto più efficaci dalle conoscenze molecolari acquisite. «Fondamentale – conclude Testolin – la collaborazione di una molteplicità di soggetti: dall’università di Udine con Friuli innovazione all’Amministrazione regionale, alle Banche di Credito cooperativo, le tre Fondazioni bancarie Crup, Carigo e Crt, i Vivai cooperativi di Rauscedo, Eurotech, i vignaioli Ornella Vernica, Pierluigi Zamò, Livio e Marco Felluga, il Consorzio Collio».
Silvia Pusiol