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Non tutte le piante di tabacco finiscono "in fumo"

Visto a InnovAction. Tabacco virtuoso sotto le mani dei ricercatori dell'Ateneo. Al via quest'anno la produzione di 14 vaccini anti-linfoma
Stand alla fiera InnovAction
Anche il tabacco, messo all’indice quando si parla di “bionde” alla nicotina, diventa virtuoso sotto le mani dei ricercatori dell’Università di Udine. Dalle piante di Nicotiana tabacum L, specie coltivata normalmente – anche nella nostra regione - per finire “in fumo”, fra una boccata e l’altra di sigaretta, un gruppo interdisciplinare di esperti e docenti del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’ateneo friulano e dell’azienda biotech Transactiva srl, ricaverà vaccini su misura per combattere i linfomi non-Hodgkin, tumori spesso incurabili del sistema linfatico la cui incidenza nell’ultimo decennio è salita dai 6 ai 14 nuovi casi all’anno per 100mila abitanti. Rispetto alle cure tradizionali, che colpiscono “nel mucchio” le cellule in divisione del malato, che siano “buone” o “cattive”, causando rilevanti effetti collaterali, il vaccino studiato dai ricercatori friulani distrugge solo le cellule tumorali. Il segreto di questa buona mira è un marchio indelebile impresso sul “nemico”. Proprio così. Tutti i linfociti B, dalla cui trasformazione maligna nascono i linfomi non-Hodgkin, hanno sulla superficie una proteina Ig, che per ciascuno ha una versione unica e irripetibile. Quindi, quando un linfocita, in seguito a trasformazione maligna, si divide in modo incontrollato, i cloni tumorali che si formano portano tutti lo stesso “marchio”, la stessa versione della proteina, che diventa un marcatore del linfoma. E il progetto di vaccini anti-tumorali prevede proprio la produzione di questo marcatore in pianta, associato ad un elemento di innesco della risposta immunitaria del paziente. Così il malato trattato produce anticorpi contro il marcatore tumorale di superficie e le cellule maligne vengono distrutte selettivamente. Risultato? Nessun effetto collaterale avverso, un periodo più breve da passare in ospedale, una qualità di vita superiore, anche psicologicamente. In più ogni vaccino è personalizzato, tagliato su misura per ogni paziente sul suo irripetibile marcatore tumorale. Per questo la produzione del farmaco paziente-specifico è particolarmente costosa, perché va ripercorsa da capo per ogni caso: ma la base, ovvero la costruzione dei vettori molecolari, resta patrimonio del produttore. L’idea di trattare i malati di linfoma non-Hodgkin con vaccini disegnati sul marcatore tumorale di superficie c’era già, ma, come ricorda il responsabile del programma di produzione di vaccini anti-tumorali Stefano Marchetti, docente di Tecnologie ricombinanti dell’ateneo friulano, «la vaccinoterapia non è mai entrata nella pratica clinica corrente perché con i tradizionali sistemi di sintesi è possibile ottenere vaccini paziente-specifici solo con costi elevati e in tempi relativamente lunghi. Per risolvere questo problema il dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università di Udine e Transactiva srl collaborano da due anni per mettere a punto una piattaforma di produzione di vaccini affidabile ed economicamente sostenibili». Un processo che ha visto come valido alleato la Fondazione Crup, che ha offerto, ricorda Marchetti «un sostegno particolarmente importante con cui copriremo i costi necessari alla definizione della piattaforma di processo e all’esecuzione di prove sul modello animale, finalizzate a dimostrare l’efficacia farmacologica e la tollerabilità dei vaccini derivati da piante di tabacco convertite in fabbriche cellulari. L’estrazione dalla pianta avviene con un procedimento cromatografico seriale messo a punto da Transactiva srl». Il “come” è, ovviamente, top secret: è già stato redatto e depositato un primo brevetto su una “sequenza artificiale di Dna" che consente di aumentare di 12 volte la produzione di vaccino per unità di biomassa e si sta lavorando ad un secondo, su un altro aspetto chiave. Non solo. «I vettori molecolari usati per l’espressione in pianta di vaccini paziente-specifici saranno coperti da copyright», spiega Marchetti. In vetrina anche ad Innovaction fra le punte di diamante della ricerca applicata made in Università, il progetto marcia a ritmo serrato. «La fase di messa a punto della piattaforma tecnologica - spiega Marchetti –  terminerà quest’anno con la produzione di 14 vaccini, di cui quattro dedicati alla sperimentazione sul modello animale e dieci alla prototipazione di processo». Il passo successivo è la sperimentazione clinica: «Per attivarla – prosegue – sarà necessario redigere un dossier con tutti i dati scientifici e le informazioni tecniche necessarie a dimostrare l’efficacia farmacologica, la tollerabilità e la buona prassi della fabbricazione di vaccini. E trovare risorse finanziarie a coprire i costi diretti e indiretti delle prove cliniche. A produrre i vaccini sarà Transactiva srl, spin-off accademico dell’ateneo di Udine».
Camilla De Mori