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Il robot che fa il gorilla per testare la lavatrice

Visto ad InnovAction. E realizzato da un team del dipartimento di Ingegneria elettronica dell’ateneo friulano e dalla Electrolux.
Robo-dino fa il pasticcione, ma non lo è affatto. Anzi,  è così intelligente da riuscire a scimmiottare le centinaia di mosse sbagliate che può fare (e sicuramente fa) un bipede umano dotato di intelletto e libero arbitrio alle prese con i tasti e le manopole di un elettrodomestico al momento fatidico del bucato. E per giunta, mentre sbaglia apposta, fa anche il supervisore iperefficiente, verificando che la lavabiancheria reagisca in modo corretto. Controllore inflessibile e sofisticato, capace di fare “il gorilla” per mettere alla prova gli elettrodomestici, Robo-dino è il piccolo robot progettato dal dipartimento di Ingegneria elettronica, gestionale e meccanica dell’ateneo di Udine e realizzato grazie ad un connubio operativo virtuoso con un grande gruppo industriale come Electrolux, che è stato presentato ad Innovaction. E non c’è da stupirsi che alla fiera dell’innovazione abbia attirato persino l’attenzione del ministro Padoa Schioppa. Perchè questo robot è, sì, un “gioiellino” elettronico che aziona in modo automatico e intelligente, senza bisogno dell’intervento dell’uomo, una lavatrice Electrolux, ma riesce anche a sembrare incredibilmente umano quando impersona la massaia (o il massaio) pasticciona. Uno degli obiettivi di Robo-dino è proprio rispondere alla domanda: cosa succede quando un cliente si mettere a premere i tasti a casaccio, facendo quello che nel gergo dei militari americani si definisce “gorilla test”? Una funzione importantissima per migliorare, attraverso i controlli, la qualità dell’elettrodomestico. Anche se – aggiungiamo noi -  vederlo all’opera potrebbe essere molto didattico pure per certi single imbranati che lavando la biancheria riescono a tirare davvero fuori il “gorilla” che c’è in loro. Per testare gli elettrodomestici Robo-dino sfoggia una doppia identità (ammesso che si possa dirlo anche di un software sensibilissimo). Quando si mette nei panni dell’utente passa la vita a pigiare tasti e ruotare manopole, sia con criterio (e quindi facendo il “bravo consumatore” perfettino, quello che non ha mai steso un bucato uniformemente tinto di color rosellino o azzurrino), sia senza alcuna regola, scimmiottando l’utente imbranato e pasticcione. Ma, nel contempo, il robot progettato dall’Ateneo e realizzato in tandem con Electrolux, mette al lavoro processori e circuiti per fare la “macchina” efficiente e inflessibile, assicurandosi, attraverso i suoi sofisticati sensori, che la lavabiancheria reagisca correttamente. Non bastasse, Robo-dino si autoprogramma, riuscendo a scoprire da solo le posizioni e le funzioni dei tasti e delle manopole dei vari modelli di lavatrici. Promosso sotto tutti i profili, questo robot sembra avere proprio la stoffa del protagonista: non solo per i risultati raggiunti, ma anche perché grazie al circuito virtuoso innescato con questo progetto, ha rappresentato l’occasione per la nascita del laboratorio di meccatronica e robotica nell’ambito del dipartimento di Ingegneria dell’innovazione di Pordenone dell’Ateneo friulano. Presto, Robo-dino avrà anche un fratellino: la fase due del progetto prevede, infatti, la collaborazione sincronizzata di due robot che si "parlino" fra loro attraverso il sistema Bluetooth. All'Electrolux, infatti, hanno bisogno di sei braccia (ovvero, sei servomotori) che eseguano tutte le mosse ordinate (e soprattutto disordinate) che i test prevedono. Nella terza fase progettuale, poi, oltre a "dialogare" senza parole fra loro, i due piccoli robot "parleranno" anche con la lavatrice, proprio per capire l'effetto che fanno sulla macchina gli stimoli dei due "scavezzacollo" tutti casa e chip. Se tutto andrà come deve, fanno sapere all'azienda, alla fine i Robo-dino in circolazione saranno 150, tante quante sono le postazioni di prova del laboratorio di affidabilità. Certo, nella speranza che questo piccolo esercito non si ritrovi al mattino davanti alla macchinetta del caffè a raccontarsi come ha passato la nottata.
Camilla De Mori