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I mille volti di una collaborazione di successo

Intervista al sindaco di Udine. Che spiega come e perché si è sviluppata la partnership fra Comune e ateneo friulano.
La firma dell'accordo per il teleriscaldamento
Dalle collaborazioni con la biblioteca per gli “Incontri con l’autore” alla sistemazione dell’archivio comunale da parte degli studenti di Conservazione dei beni culturali, dalle strategie di contrasto alla diffusione della zanzara tigre alla collaborazione per l’impianto di teleriscaldamento, fino ai mega-progetti della Scuola Superiore, del Parco scientifico e dell’Azienda ospedaliero-universitaria: i momenti in cui Comune e Università di Udine si trovano seduti allo stesso tavolo per collaborare a progetti che riguardano il futuro della città non si contano più. Una sinergia per certi versi “naturale” per due istituzioni di questo tipo, ma che in questi anni si è sviluppata ancora di più, come spiega il sindaco, Sergio Cecotti. In questi anni ha ripetuto spesso: ciò che è bene per l’università è bene per la città. E sulla base di questa convinzione ha sempre appoggiato le iniziative dell’ateneo. Ha fatto bene o si è pentito? “Nello sviluppo della città soprattutto degli ultimi 10 anni l’università è stata il motore principale. Molto della qualità della città si gioca sulla qualità dell’università. Quando c’è stato qualcosa da agevolare, come la nascita della Scuola superiore, abbiamo cercato di fare la nostra parte. Qualche volta c’è stata qualche difficoltà di spiegare queste decisioni in consiglio comunale, ma nella sostanza tutti i consiglieri comunali si sono resi conto che l’università è il grande fattore di sviluppo che Udine può mettere in campo, almeno in questo momento storico”. Udine è diventata una città universitaria. Quali sono stati i principali vantaggi? “La popolazione è ringiovanita e la componente giovane della città ha introdotto nuovi stili di vita. Vedo solo aspetti positivi in questo”. Ce ne sono anche di negativi? “Svantaggi reali non ce ne sono. Quando i ragazzi si laureano forse fanno un po’ di baccano, ma io non mi sono mai né scandalizzato né preoccupato per questo. Forse farebbero bene a cambiare inno dopo tanti anni. Farei un corso a premi per uno nuovo slogan, un nuovo inno per i neo-dottori”. Alcuni cittadini si lamentano delle conseguenze delle feste di laurea per il centro storico. “Non si può prima volere un centro storico vivace e poi lamentarsi perché lo è”. Altri si lamentano del problema degli affitti per gli universitari. “Io non vedo una tensione nel mercato delle case. Ci sono molte iniziative immobiliari che prendono gli studenti come target. La presenza degli universitari è stata un volano per l’industria delle costruzioni e ha rivitalizzato alcuni quartieri. Non mi sembra un grosso problema. I problemi derivati dalla presenza dell’università a Udine sono talmente risibili rispetto ai vantaggi che non serve nemmeno perder tempo a valutarne la portata”. La città può cogliere ancora altre opportunità dalla presenza dell’ateneo? “Di opportunità ce ne sono ancora. Per un certo periodo le istituzioni e la classe dirigente hanno fatto fatica ad integrare l’università e i suoi professori. Questo processo è stato relativamente lento ma ora mi pare consolidato. Oggi l’università è considerata da tutti un serbatoio di conoscenze e professionalità”. Anche dall’amministrazione comunale? “Certo. Lo dimostra il fatto che abbiamo affidato all’università il piano regolatore. È il primo caso”. Come procede? “Nessun altro poteva dare il contributo fornito dall’università. Basti pensare all’utilizzo di alcuni strumenti “accademici”, come la modellizzazione matematica di alcuni processi o il legame tra organizzazione urbanistica delle strade e tassi di inquinamento previsto. Se faccio fare il piano ad un professionista, per quanto bravo sia, analisi di questo tipo non me le può fare”. Però? “Però anche da parte dell’ateneo manca l’abitudine a incarichi complessi di questo tipo, un’abitudine che può solo crearsi con l’esercizio: per ora manca il guizzo dell’artista, che invece altri studi avrebbero garantito. Ritengo che questo sia un esempio di come l’università debba fare ancora qualche passo per poter cogliere tutte le opportunità offerte dal territorio. Ma mi sembra che si sia attrezzando”. Scuola Superiore, Parco scientifico e tecnologico, Azienda ospedaliero-universitaria. Sono tre grandi progetti che hanno visto un forte impegno dell’università con la partecipazione, seppur con contributi diversi, anche dell’amministrazione comunale. Come valuta queste iniziative? “Mi sembra che la Scuola superiore stia andando molto bene. È partita subito, senza difficoltà, dal punto di vista della sostanza e della solidità scientifica. Alcuni sostengono che non si possono fare scuole di eccellenza ovunque. Lei che ha studiato alla Normale di Pisa, pensa fosse opportuno avere un’istituzione di questo genere anche a Udine? “Non c’è dubbio. Un’università che vuole stare in serie A deve avere una scuola di questo genere”. Il Comune è stato il primissimo sponsor di “Udine Alta Tecnologia”, poi convogliata nel progetto del Parco scientifico e tecnologico. Il suo sviluppo rispecchia le aspettative del Friuli? “Il parco scientifico è partito e sta andando bene, anche se è ancora ai primi passi. Un progetto di grande spessore è quello della genomica. Al suo fianco dovrebbero nascere ancora un paio di grosse iniziative per decollare completamente. Di positivo è che, grazie al Parco, l’innovazione si sta anche espandendo su tutto il territorio, anche fuori dal comune di Udine”. L’unificazione di ospedale e policlinico universitario è l’ultimo grande progetto ad essere partito in città. Il Comune monitora l’attuazione dei programmi e vigila sulla realizzazione della nuova sede ospedaliera. Come sta andando? “Si tratta di una razionalizzazione e credo che, se giocata bene, può essere una grande sfida. È importante che non venga strangolata dal punto di vista finanziario, soprattutto sugli investimenti. È la premessa di una storia di successo ma per avverarsi ha bisogno che la Regione si comporti da “galantuomo” nei rapporti con l’azienda”. Lei e il Rettore Honsell vi siete conosciuti da studenti alla Normale di Pisa. Questa conoscenza ha facilitato i rapporti? “Quando ci si conosce, il primo impatto è semplificato. Probabilmente ci saremmo trovati lo stesso. Sulla sostanza delle questioni, penso che abbiamo le stesse idee. Sapendo chi eravamo a priori il rapporto è stato soltanto più rapido”. Lei è un professore universitario prestato alla politica. Da un po’ di tempo il mondo politico “corteggia” molto il rettore. Cosa gli consiglia? “Io mi sono sempre detto: quando sarò troppo tonto per fare il fisico farò il politico. Spetta a lui stabilire se ha già raggiunto quel livello o meno”.
Simonetta Di Zanutto