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Agraria, il mercato assorbe i laureati triennali

Indagine Almalaurea: solo il 56% dei neo-dottori udinesi si iscrive alla specialistica, a fronte del 70% a livello italiano. Il preside Vianello: “La richiesta nel settore ambientale e agro-alimentare è alta”.
Uno sguardo alla fotografia scattata da Almalaurea, il consorzio che riunisce una quarantina di atenei italiani, ai laureati della facoltà di Agraria dell’università di Udine e ci si accorge che gli studenti dell’ateneo friulano rispecchiano le caratteristiche di quelli nazionali. Siamo in linea con il resto d’Italia sia per quanto concerne  l’età media di laurea, 25,8 anni (contro i 25,7 del dato nazionale), punteggio degli esami (26,2), voto di laurea, poco più di 103, frequenze regolari, che si attestano sull’80,7%. Buono anche l’afflusso degli allievi in stage (94,3%) e l’esperienza lavorativa dei ragazzi (84,1% che supera il dato generale del resto del Belpaese – 78,4%). I neolaureati, inoltre, aspirano a lavorare nell’ambito della ricerca e dello sviluppo e puntano a incrementare la propria professionalità. Forse in virtù della concentrazione nello studio, conta meno per i neodottori della facoltà di Agraria nella ricerca della propria occupazione, lo spazio dedicato al tempo libero. Solo un dato si discosta da quello italiano, il 56% di chi esce dall’ateneo friulano opta per una prosecuzione degli studi, a differenza del 70,1% degli studenti su base nazionale. “Apparentemente ciò potrebbe apparire come negativo, ma è un dato che assolutamente va preso in senso positivo. L’80, 90% dei nostri laureati – avverte il preside della facoltà di Agraria, Angelo Vianello – trova una buona occupazione e il mercato del lavoro riesce ad assorbire i nostri giovani nell’arco di due o tre anni. Ci sono corsi di laurea, come quello in Viticoltura ed enologia in cui la richiesta dei laureati è molto al di sopra di quanti riusciamo a formare. Grandi sono anche le potenzialità per l’agro-alimentare dato il passaggio a questo settore di molte industrie farmaceutiche. Non da ultimo, il mercato chiede nuovi tecnici dell’ambiente in un momento come questo, critico per il recupero degli equilibri”. Quali le prossime mosse? “Abbiamo appena approvato il curriculum in Sistemi forestali e montani nell’ambito di Scienze e tecnologie agrarie – dichiara il preside – ed è questo il primo seme per la formazione degli agronomi di montagna”. Tra i progetti, la partnership con l’Università di Mendoza, l’Istituto agrario di San Michele all’Adige e la scuola superiore Fachhochschule di Geisenhein di Wiesbaden nell’ambito della viticoltura, nuove collaborazioni con il Politecnico di Nuova Gorica e il completamento del Crita, il centro per la ricerca di innovazione tecnologica in agricoltura (legata anche alla facoltà di Medicina veterinaria), finanziata dalla Regione in collaborazione con l’Ersa.
Sara Carnelos