I finlandesi? “Non sono poi così freddi”
Programma Leonardo: l’esperienza all’estero di una studentessa di Lingue. Dall’inserimento iniziale alla “socializzazione”, alla scoperta di altri stili di vita.
Alessia Daneluzzi
Alessia Daneluzzi, 23 anni, originaria di Cinto Caomaggiore, in provincia di Venezia, appassionata viaggiatrice, studia “Lingue per la comunicazione internazionale” all’università di Udine e nel tempo libero adora suonare il pianoforte, scrivere e cucinare per gli amici. Il suo sogno è lavorare nel settore dei servizi, in particolare quello turistico, dove vorrebbe mettere in pratica lo studio delle lingue straniere. Una ragazza dinamica e pimpante, affascinata da ciò che è diverso e pronta al confronto con l’‘altro’, ha scelto per sé un corso di studi che le permettesse di aprirsi nuove strade per il futuro. È con questo spirito e con una gran voglia di mettersi in gioco che Alessia ha deciso di fare uno stage all’estero con il programma Leonardo. La destinazione è stata Savonlinna in Finlandia, dove ha lavorato per l’istituto che coordina le università degli studi sul turismo. Là si è occupata dell’organizzazione del simposio “Visions of Transmodern Tourism” dalla gestione dei contatti al budget, dalla logistica all’accoglienza dei relatori e degli ospiti. Oltre a questo è stata tutor degli studenti Erasmus ospiti nel campus universitario di Savonlinna, compilando anche una breve “guida di sopravvivenza”. Come ha provato Alessia, l’inserimento in un paese straniero non è sempre facile e una buona accoglienza è essenziale. “La mia prima impressione è stata decisamente positiva – ha raccontato Alessia con entusiasmo e con una vena di nostalgia – la tutor ha voluto incontrarmi prima che iniziassi il tirocinio e mi ha introdotto nell’ambiente mettendomi subito a mio agio. Mi sembrava di essere in famiglia… tutti erano interessati a cosa facessi e da dove venissi”. Verrebbe da pensare che sia un insolito trattamento per un popolo nordico che i luoghi comuni dipingono come “freddo” e chiuso: “Il modo di socializzare è diverso dal nostro e in base alle mie esperienze di lavoro in Italia posso dire che i finlandesi si sono dimostrati più “aperti” e più interessati dei miei colleghi italiani”. Il senso del gruppo, il coinvolgimento e l’interesse che i colleghi le dimostravano, sono le caratteristiche che l’hanno colpito di più e di cui ora, ad alcuni mesi dal suo ritorno in patria, sente maggiormente la mancanza. “Mi manca lo stile di vita che avevo, ma anche le uscite, le cene, i concerti, le saune e le regate in barca con i colleghi e con gli studenti”. Ma quello per cui sente nostalgia sono soprattutto i rapporti diretti con quelle persone con cui ha vissuto cinque mesi. “Meno male che c’è internet”.
Marco Bardus