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AGEMONT, L'AGENZIA CHE HA DATO IL VIA LIBERA ALLO SVILUPPO ECONOMICO DELLA MONTAGNA

La società  per azioni della regione Friuli -Venezia Giulia, costituita con legge regionale 36/87 e operativa dal 1989, si propone come l'interlocutore unico delle piccole e medie imprese dei territori montani a cui offrire strumenti finanziari e innovazione tecnologica. Insieme ad Università  e centri di ricerca.   .A spiegarne le motivazioni è il presidente, Dino Cozzi che, a 10 mesi dal suo insediamento, fa anche il punto della situazione. Si parla di Agemont, dott. Cozzi, ma non tutti sanno esattamente di cosa si tratta. "Nel nome c’è già un programma, vale a dire lo sviluppo economico della montagna - delucida - dove per sviluppo si intende un insieme di attività che abbracciano diversi settori non solo di tipo economico, ovvero industria, artigianato, agricoltura ma anche di tipo culturale. Questo è un aspetto molto importante ma superiore alle forze dell’Agemont, per cui abbiamo individuato un compito più specifico, se pur limitato, che fosse coerente con l’obiettivo di identificare uno strumento che consentisse di ottenere tanto se pur con risorse limitate"   Vale a dir e ? "Significa che Agemont si sta concentrando su quello che riteniamo oggi sia la chiave di sviluppo: l’innovazione, l’attività di ricerca che diventa applicazione, tecnolgia, prodotto, servizio. Riteniamo che questo sia, oggi, il nostro compito".   Innovazione oggi più di ieri, perchè? "Perché oggi sono necessari nuovi prodotti ma soprattutto nuovi modi di produrre. Su un mercato saturo, solo un prodotto nuovo riesce a conquistare nuovi spazi e questo è reso possibile dall’innovazione che permette di migliorare il prodotto, di renderlo più funzionale e più appetibile al pubblico. Lo sviluppo passa attraverso l’innovazione, per questo l’Agemont ha preferito orientarsi verso una strategia rivolta al trasferimento delle tecnologie, nel portare l’innovazione nelle aziende e nel favorire la nascita di nuove. Aspetti che riguardano tutta l’industria regionale e non solo l’area della montagna. Per fare questo abbiamo iniziato a dismettere alcune attività che erano proprie della struttura, a favore di altri enti pubblici che già operano in questi settori, per puntare ad una strategia orientata sullo sviluppo e sulla fornitura di servizi alle nostre aziende con l’istituzione, ad esempio,di laboratori che hanno un ambito di intervento non solo locale ma anche nazionale.   A 10 mesi dal suo insediamento, dunque, l'Agemont si ritrova "ripulita"? "In un'accezione ampia, direi di sì. In questo periodo abbiamo raggiunto il compito che ci eravamo prefissati, vale a dire quello di mettere ordine, di focalizzare gli obiettivi, di dare un indirizzo strategico e di razionalizzare gli investimenti.   Ritorniamo allo sviluppo, quali sono le maggiori difficoltà  che si incontrano per l'espansione delle Pmi? "In primis il tipo di cultura e di mentalità imprenditoriale,spesso o rientata alla manifattura. Questo rappresenta un ostacolo all’accoglimento della tecnologia e dell’innovazione a cui si affianca la difficoltà di comprendere questi due aspetti. A volte, infatti, il linguaggio della ricerca è l’opposto di quello usato dagli imprenditori, serve un interprete e l’Agemont cerca di essere proprio il collegamento fra questi due mondi. Altre criticità sono, poi, la mancanza di coordinamento fra gli enti di questa regione che attingono alla medesima fonte (i fondi regionali) per fare innovazione e trasferimento di tecnologia. Spesso l’assenza di coordinamento porta ad ottenere risultati mediocri nonostante il lodevole impegno di tutti i soggetti intervenuti. Qualche esempio concreto su come l’Agemont fa fronte al duplice obiettivo: da un lato la tecnologia come strategia di sviluppo economico e dall’altro l’innovazione come primo strumento per essere competitivi. "Un esempio concreto è il centro di innovazione tecnologica, quello che si può definire l’acceleratore di impresa, volto a sviluppare questi due aspetti nelle aziende. Le realtà, dodici attualmente, che convivono qui da noisono assistite, protette e possono beneficiare di tutti i servizi. Quelli offerti dal supporto dei nostri laboratori, ad esempio, che operano nei settori della compatibilità elettromagnetica, della prototipazione rapida, dell’ingegneria gestionale, dello stampaggio termoplastico e delle tecnologie ottico-fotoniche, in collaborazione con il centro ricerche Fiat e Magneti Marelli. Sono, poi, altri due, i laboratori di prossima costruzione: uno a Maniago per la certificazione dei metalli e l’altro ad Amaro per la certificazione dei prodotti della climatizzazione che rafforzeranno l’agenzia regionale quale centro nevralgico e strategico anche per l’esterno con ricadute positive sul territorio. Quello relativo alla certificazione dei prodotti della climatizzazione credo diventerà un centro catalizzatore per tutta Italia e non solo. Basta tenere conto che in Europa ne esistono solo tre, situati in Germania, in Francia e in Spagna. Su un territorio come l’Italia, che ha il 70% circa della produzione di scambiatori di calore in Europa di cui il 65% nel triveneto, questo è il primo e sarà gestito dall’Agemont con la collaborazione del Coaer-Anima, l’associazione dei produttori e l’Imq di Milano".   E  per concludere come definisce il rapporto con l' Università? "La collaborazione è vivace, stretta, naturale perché l’ateneo è il luogo della ricerca oltre che della formazione e l’Agemont è consapevole che è dalla ricerca che nasce l’innovazione. Auspichiamo che questi rapporti diventino ancora più sinergici e che la collaborazione sia ancora più funzionale anche attraverso la definizione delle competenze che vedono da un lato, idealmente, l’università più vicina alla ricerca e dall’altro l’Agemont più vicina all’industria".
Lara Pironio