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Dipartimento di Neuorologia: sistema nervoso sotto controllo

E’ l’unico riferimento in provincia di Udine per le patologie dovute a lesioni cerebrali.
Nella fase antecedente all’unificazione delle strutture del Policlinico universitario e dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia nell’Azienda unica ospedaliero-universitaria di Udine, la clinica Neurologica è stata, nel 2005, la terza, dopo l’Urologia e l’Oncologia, a diventare Dipartimento interaziendale di Neurologia in unione con la Struttura Operativa Complessa dell’Ospedale S. Maria della Misericordia. Nell’attuale fase di avvio della nuova realtà sanitaria udinese, il Dipartimento di Neurologia, dunque, può essere considerato un modello. Il bilancio dell’unione, tracciato dal direttore Paolo Bergonzi, è del tutto positivo, dal punto di vista della didattica, della ricerca e dell’assistenza. Nato nel 1938 a Parma, dove si è laureato nel 1963, Bergonzi è specialista e docente in Clinica delle malattie nervose e mentali. Ha lavorato nelle Università di Perugia e Cattolica del Sacro Cuore di Roma, a Cagliari e poi a Udine. Qui è stato direttore della Clinica Neurologica del Policlinico universitario sin dalla sua nascita, nel 1992; l’anno scorso la nomina a Direttore del Dipartimento interaziendale di Neurologia. Bergonzi ha svolto attività di ricerca in ambito clinico e di neurofisiologia clinica, in riferimento soprattutto alla patologia del sonno e alla patologia epilettica. È inoltre Direttore, all’Ateneo friulano, della Scuola di specializzazione in Neurologia e Presidente del Corso di laurea in Tecniche di neurofisiopatologia. Professor Bergonzi, cosa si intende per neurologia? “La neurologia è quella branca della medicina interna che si occupa dei processi patologici a carico del sistema nervoso centrale e periferico, quindi a carico dell’encefalo, del midollo e delle fibre nervose periferiche. Quando queste componenti vanno incontro ad affezioni, lesioni, patologie, la neurologia si occupa della sintomatologia che ne deriva nonché del percorso diagnostico e della terapia. Bisogna quindi tenere ben distinti gli aspetti che riguardano la neurologia da quelli che riguardano la psichiatria, che si occupa dei disturbi del comportamento, e tradizionalmente di disturbi del comportamento ai quali non fa riscontro una lesione organica evidenziabile”. Il confine con la psichiatria può essere labile? “Gli ambiti di sovrapposizione sono numerosi. Quando un paziente presenta disturbi del comportamento, non sappiamo a priori se questo dipende da una alterazione psicologico-emotiva o da un danno organico, da una lesione cerebrale. In partenza, dunque, ci sono manifestazioni patologiche che possono afferire sia all’ambito neurologico, sia all’ambito psichiatrico. Il processo diagnostico, poi, chiarisce l’ambito di appartenenza ai fini dell’intervento terapeutico e del giudizio prognostico”. Cosa caratterizza la neurologia? “La caratteristica fondamentale dipende dal fatto che una lesione a carico del sistema nervoso modifica direttamente il comportamento, ossia dà immediatamente un’alterazione o del comportamento sociale, nel rapporto con gli altri, o del comportamento interiore, ovvero degli aspetti psichici e cognitivi, oppure di funzioni somatiche, per esempio una paralisi o una perdita dell’equilibrio. Queste conseguenze dirette sulla operatività comportamentale, in senso molto ampio, non le troviamo in altre branche della medicina interna. Alcune patologie, eventualmente, possono scatenare un’alterazione comportamentale mediata, come, ad esempio, una depressione in conseguenza di una neoplasia. L’altra caratteristica fondamentale è costituita dalla pluri-potenzialità del cervello, dotato di specifiche e diverse funzioni che hanno localizzazioni differenti all’interno dello stesso organo; una neoplasia frontale ha una sintomatologia del tutto diversa rispetto a una neoplasia occipitale; questo polimorfismo semeiologico non è presente nella patologia degli altri organi”. Dunque siete in rapporto anche con altre specialità? “Collaboriamo con molte altre branche della medicina, perché il rapporto tra il sistema nervoso e gli altri organi è stretto. Ad esempio, un tumore può manifestarsi, prima che come danno d’organo, a livello neurologico, ad esempio con sofferenza delle fibre nervose periferiche; questa può costituire la spia di una neoplasia localizzata in una struttura viscerale, non nervosa. Ma accade anche che esistano malattie che hanno motivazioni e sintomi coinvolgenti contemporaneamente strutture viscerali e sistema nervoso”. Quali casi trattate? “Il dipartimento è l’unico riferimento neurologico in ambito provinciale, per cui vediamo qualunque tipo di paziente con patologia neurologica. La ricchezza dei tipi di patologia è molto ampia. Questo è il presupposto per formare bravi medici e bravi specialisti, perché qui la possibilità di esperienza clinica è grandissima”. Quali le patologie più diffuse? “Il nostro reparto ricalca la situazione presente in ambito nazionale. Dunque, patologie vascolari, che trattiamo nella Stroke Unit; demenze, che trattiamo a livello ambulatoriale e di day hospital; malattie degenerative, come il Parkinson, l’Alzheimer, la sclerosi laterale amiotrofica; malattie immuno-mediate, come la sclerosi a placche; sindromi con disturbo acuto della coscienza, come le epilessie e le sincopi. Per tutte queste categorie seguiamo centinaia di pazienti”. Si nota una distribuzione di determinate patologie per fasce d’età? “Certamente. Per esempio, la patologia circolatoria colpisce più frequentemente le persone avanti negli anni. Può colpire anche individui di media o giovane età, ma questo spesso accade in conseguenza a malformazioni vascolari. Le patologie degenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson, colpiscono fasce di età avanzate: queste ultime sono ora molto diffuse, in relazione al fenomeno dell’ incremento dell’età nella popolazione. Le malattie immuno-mediate, come la sclerosi multipla, invece, sono malattie ad insorgenza preferenzialmente più precoce. Altre patologie hanno picchi diversi, ad esempio le sindromi epilettiche hanno due picchi, uno in età infanto-giovanile ed un altro nell’età senile”. Come ha fatto fronte il Dipartimento di Neurologia alla vocazione, prettamente universitaria, per la ricerca? “Anche la divisione ospedaliera faceva ricerca, quindi entrambe le strutture hanno continuato nei propri filoni, mentre in alcuni casi si è proceduto insieme. Gli ambiti sono fondamentalmente di tipo clinico e neurofisiologico, in particolare si sono studiate patologie del sonno e patologie epilettiche. Siamo inoltre entrati, insieme ad altre strutture del Triveneto, in programmi di sperimentazione sull’uso di farmaci antiepilettici recenti. Anche nei trials di farmaci per terapie litiche endovascolari nelle malattie ischemiche, Udine si colloca in buona posizione nella valutazione nazionale”. Un bilancio sulla fusione delle due cliniche, universitaria e ospedaliera. “La fusione ospedaliero-universitaria ha dato vantaggi rilevanti ai fini della didattica, dal punto di vista delle possibilità di esperienza clinica. Lo stesso possiamo dire per quanto riguarda la ricerca,  perché sia quella clinica sia quella neurofisiologica si basano sull’osservazione delle patologie, quindi dei pazienti, e quanti più sono i pazienti tanto più possono avere dimensione gli ambiti della ricerca. Infine, a livello assistenziale, è stato possibile unire strutture ed esperienze diverse, che si sono vicendevolmente rafforzate e arricchite”.       Stroke unit fiore all’occhiello Una Stroke Unit per i ricoveri in assistenza semi-intensiva e un centro dedicato alla neuro-riabilitazione, dotato di un laboratorio capace di quantificare i livelli di recupero e disporre, conseguentemente, le terapie. Sono due dei fiori all’occhiello del Dipartimento di Neurologia del polo sanitario udinese. Nella Stroke Unit, collocata a Udine, «vengono ricoverati – precisa il direttore del Dipartimento, Paolo Bergonzi - gli episodi acuti che dipendono da un’alterazione acuta del circolo cerebrale, le emorragie e le ischemie cerebrali». Nel centro si esegue anche terapia trombolitica. «Se un paziente con ostruzione arteriosa nel distretto cerebrale – spiega Bergonzi – arriva entro un termine di tempo che permette di fare un intervento di disostruzione, qui è possibile eseguirlo». Inoltre, nell’ambito dei protocolli di sperimentazione di nuovi farmaci «Udine – aggiunge Bergonzi - si colloca molto bene nella classifica nazionale». La riabilitazione avviene, invece, nel reparto distaccato a Gemona. Qui i pazienti trascorrono la fase di riabilitazione del deficit motorio, cognitivo o del disturbo del linguaggio. In particolare, a Gemona esiste un laboratorio in grado di analizzare, in modo informatizzato, il cammino. Grazie al confronto con i parametri di deambulazione normale, «è possibile – afferma Bergonzi – valutare quantitativamente e in modo preciso le alterazioni e i settori nei quali intervenire per correggerle». Il laboratorio offre possibilità di studi e valutazioni su casistiche specifiche di patologie. «In questo modo, si avranno – conclude Bergonzi – conoscenze ed osservazioni  sempre più sicure e si potranno mettere a punto strategie riabilitative mirate».
Silvia Pusiol