Scoperti i geni che danno il colore rosso al vino
La ricerca del dipartimento di Scienze agrarie dell’Università di Udine contribuirà a migliorare la qualità dell’uva. Nasce l’istituto di genomica delle piante al Parco scientifico.
Testolin, Morgante, Policriti, Di Gaspero
Il tipico colore rosso del vino? È dato da due particolari tipi di geni, fino ad oggi sconosciuti. Sono stati scoperti dai ricercatori del dipartimento di Scienze agrarie ed ambientali dell’Università di Udine. Si tratta degli ultimi due geni che mancavano per completare il quadro della sintesi dei pigmenti che danno all’uva i il tipico colore rosso. Il lavoro è apparso sulla prestigiosa rivista elettronica “BMC Genomics” e l’articolo è disponibile on-line all’indirizzo http://www.biomedcentral.com/1471-2164/7/12 . “I pigmenti che determinano la colorazione delle bacche – spiega Gabriele Di Gaspero, ricercatore a capo del gruppo che ha realizzato la scoperta - sono sintetizzati dalla vite attraverso un percorso che coinvolge molti geni e produce alla fine due classi principali di antociani, le sostanze che danno il colore rosso alle bacche dell’uva e quindi ai vini. Questi pigmenti, in funzione della loro abbondanza relativa, determinano le diverse sfumature delle uve, che vanno dal colore rosso a quello blu-violaceo”. Finora non erano noti due enzimi chiave della vite. “Si tratta di due idrossilasi (flavonoide 3’- idrossilasi e flavonoide 3’5’-idrossilasi) – spiega ancora Di Gaspero - , che abbiamo recentemente isolato e descritto lavorando su viti di Cabernet Sauvignon e Merlot”.
Oltre all’importanza scientifica della ricerca, la scoperta avrà anche ricadute pratiche. Queste nuove conoscenze, infatti, serviranno per realizzare una selezione mirata anche per la qualità delle uve, e in particolare, per ottenere varietà pregevoli per l’intensità e la stabilità del colore. I ricercatori dell’ateneo friulano, infatti, stanno realizzando un programma di incroci per la produzione di nuove varietà di uve da vino resistenti alle malattie e adatte alla viticoltura regionale. La scoperta rientra nel lavoro sulla genetica della vite che il dipartimento di Scienze agrarie e ambientali, diretto dal professor Raffaele Testolin, sta portando avanti da alcuni anni. Gli studiosi dell’ateneo friulano, dopo aver completato due anni fa la prima mappatura fisica del genoma della vite, sono ora coinvolti nel progetto italo-francese di sequenziamento del Dna. In particolare, questi due geni sono stati identificati proprio grazie alla collaborazione con l’INRA francese, che ha preparato il materiale per il sequenziamento del genoma della vite. “I francesi – racconta Di Gaspero – ci hanno messo a disposizione una collezione di frammenti del genoma della vite e noi, andando a controllare alcuni di quei pezzi che sospettavano contenessero i geni che ci interessavano, siamo riusciti ad isolarli e studiarli”. La ricerca non si ferma qui. “Ora siamo alla ricerca degli elementi regolatori che controllano la trascrizione di questi geni e la sintesi dei diversi pigmenti” conclude Di Gaspero.
Nell’articolo pubblicato dai ricercatori udinesi viene spiegata anche la complessa organizzazione all’interno del genoma della vite di questi geni, che sono presenti in cromosomi diversi e in più copie, a testimonianza della lunga evoluzione subita da questa specie nel corso dei 65-100 milioni di anni passati dalla sua comparsa sulla terra.
Il lavoro rientra in un ambizioso progetto finanziato dalla Regione, dalle associazioni dei produttori, dai Vivai cooperativi di Rauscedo, dalle banche di Credito cooperativo e dalle Fondazioni bancarie della regione, che mira a produrre nuove varietà di vite attraverso un piano di incroci tradizionali e una sezione assistita dalla genetica molecolare: un approccio moderno alla selezione della vite, con un impegno congiunto di gruppi di ricerca francesi e italiani. L’ateneo friulano, con Michele Morgante per la parte della genomica, Alberto Policriti per la bioinformatica e Gabriele Di Gaspero per la genetica vegetale, gioca un ruolo di primissimo piano. Al Parco scientifico e tecnologico di Udine, è stato appena istituito un istituto di ricerca di genomica delle piante.
Vino biologico:
parte il progetto europeo
Sviluppare un quadro normativo europeo di riferimento per il settore della viticoltura e dell’enologia biologica mediante sperimentazioni ad hoc, dal laboratorio ad aziende pilota, per la produzione di vino biologico di qualità nel rispetto dell’ambiente e delle esigenze del consumatore. È l’obiettivo del progetto comunitario Orwine il cui coordinamento scientifico è stato affidato dipartimento di Scienze degli alimenti dell’università di Udine. L’unità operativa dell’ateneo friulano è stata finanziata dalla Commissione europea con 223 mila euro. La ricerca ha una durata di 38 mesi, terminerà nel marzo 2009 e gode di un finanziamento complessivo di un milione 345 mila euro. Oltre all’università di Udine partecipano all’iniziativa altri dieci partner italiani ed europei. Capofila organizzativo è l’Associazione italiana per l’agricoltura biologica. Il progetto coinvolgerà produttori di vino biologico, distributori, consumatori, esperti e policy makers, che verranno interpellati nelle diverse fasi del lavoro per avere i loro contributi e suggerimenti.
Le attività previste dalla ricerca includono: la raccolta e la valutazione delle tecniche viticole ed enologiche in uso nelle aree di produzione tipiche dei vini in Europa e la valutazione dell’impatto di queste pratiche sull’ambiente e la qualità del prodotto; l’identificazione delle esigenze dei consumatori e delle strategie di marketing per una comunicazione efficace; lo sviluppo di tecniche enologiche innovative per migliorare la qualità del vino biologico, in particolare mediante la riduzione dell’uso dei solfiti; la sperimentazione in azienda delle tecniche più promettenti per valutarne applicabilità ed efficacia; la produzione di un codice di buona pratica vitivinicola per la produzione di vino biologico di qualità e la formulazione di raccomandazioni per la revisione del regolamento europeo 2092/91 (relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli) attraverso il coinvolgimento dei soggetti interessati.