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Crabo, mobili "verdi" puntando su innovazione e ricerca

Ridurre gli sprechi attraverso l'ottimizzazione dell'utilizzo delle risorse: la filosofia aziendale ha trovato un partner ideale nell'Ateneo friulano. Già partiti due progetti per diminuire l'impatto ambientale. E in futuro potrebbe nascere un Centro di ricerca nel Parco scientifico di Udine.
Diminuire gli sprechi attraverso un’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse, che è anche l’essenza di ciò che significa sviluppo sostenibile, è possibile. Anche nel settore della produzione dei mobili. Lo dimostra il Gruppo Crabo ( www.crabo.it ), una delle principali realtà produttive regionali nell’ambito della produzione di mobili (ma si occupa anche del settore alberghiero e, in particolare, dell’area ecologia). Per realizzare la sua filosofia aziendale Crabo ha sviluppato tecnologie originali e sistemi logistico-produttivi a basso impatto ambientale: il principale stabilimento di produzione mobili del Gruppo, la Italsvenska di Mariano del Friuli (Gorizia), il principale stabilimento di produzione mobili del Gruppo, è stata prima azienda italiana produttrice di mobili ad essere inserita nel registro europeo Emas. Ma sviluppare tecnologie e sistemi di produzione originali significa investire continuamente in ricerca ed avere una propensione innata alla novità insita nel Dna aziendale. “Per una azienda non di grandi dimensioni che opera in un tessuto economico quale quello regionale – spiega Roberto Lovato, presidente della capogruppo Italsvenska spa - questo va poi integrato con le risorse presenti sul territorio ed operanti nell’ambito della ricerca, al fine di avviare un processo moltiplicatore della conoscenza e dell’innovazione”. Da questo presupposto è nata la collaborazione con l’Università di Udine, oltre che con altri atenei del Triveneto, il Catas e l’Area di Trieste. Recupero energetico. Alla Nuova Romano Bolzicco, una delle due aziende del gruppo che si occupano di ecologia, da 5 anni è operativo un impianto di termovalorizzazione dei rifiuti prodotti nel distretto industriale, denominato "progetto Djoser", che risponde alla necessità di provvedere allo smaltimento di buona parte dei rifiuti industriali della lavorazione del legno nel distretto della sedia (quali morchie di verniciatura, imballaggi e scarti lignei) producendo, nel contempo, energia elettrica e termica. L’impianto è stato sviluppato nell’ambito del progetto “Imhotep”, organizzato in diversi stadi successivi che concorrono a definire un sistema integrato di distretto e ideato da Gioacchino Nardin, docente del dipartimento Energetica e macchine dell’ateneo friulano. L'impianto di termovalorizzazione, che attualmente smaltisce rifiuti nella configurazione di sola produzione di energia elettrica, è stato realizzato con la possibilità di lavorare in modalità cogenerativa spillando vapore che può essere utilizzato per l’alimentazione di una rete di teleriscaldamento per il soddisfacimento del fabbisogno di riscaldamento invernale delle aziende del distretto industriale. Tale rete può essere accoppiata ad un impianto ad assorbimento garantendo anche il fabbisogno di refrigerazione estivo. L’ulteriore evoluzione del sistema Imhotep prevede l’integrazione del nucleo di termovalorizzazione con un impianto centralizzato ad aria compressa ed una serra di floricoltura che prevende dei moduli sperimentali di accrescimento rapido della piante attraverso la concimazione carbonica. A costruzione ultimata, Imhotep si presenterà dunque come un sistema integrato unico nel suo genere, in grado non solo di soddisfare specifiche esigenze e cogliere opportunità del distretto industriale in cui è inserito, ma di promuovere anche l’avanzamento scientifico-tecnologico di tutto il comprensorio. La ricerca continua sul miglioramento di prodotto e processo viene svolta da anni in stretta collaborazione con le Università di Udine e Trieste e con Catas anche dalla Chenna spa ( www.chenna.it ), che produce una serie di materiali interamente riciclati e riciclabili con caratteristiche distintive di resistenza meccanica, isolamento termico e acustico, resistenza agli agenti atmosferici che vengono utilizzati per la produzione di manufatti per il settore del mobile e per particolari tecnici in altri settori. Attraverso queste due aziende il Gruppo di fatto attua relativamente ai propri rifiuti i dettami del cd. “Decreto Ronchi” che relativamente ai rifiuti impone di recuperare in nuova materia ciò che è possibile trasformandolo in nuovi prodotti e, per il residuo non recuperabile in tal modo, recuperare l’energia derivante dalla termovalorizzazione di questi. Negli ultimi cinque anni di attività, questo “modello” ha consentito di recuperare in nuovi manufatti materia plastica per circa 10.300.000 kg., legno per circa 7.300.000 kg., ottenere energia per oltre 8.800.000 kg. di petrolio ed evitare oltre 390.000 metri cubi di discarica. Progetto Biofiltrazione. L’esigenza del Gruppo era quello trovare un sistema di abbattimento dei solventi di verniciatura utilizzati nel settore del mobile (Composti Organici Volatili) al fine di migliorare l’impatto ambientale di tali attività, soprattutto se concentrate sul territorio, come accade nel Triangolo della Sedia o nel distretto del mobile di Brugnera (Pordenone). Tutto ciò tenendo presente i vincoli del basso impatto ambientale, del basso costo di gestione e di investimento e della versatilità di impiego, per fare in modo che il progetto potesse essere adottato senza stravolgimenti di sistema alle realtà produttive del settore, diverse per tecnologie e dimensioni. Dopo una ricerca iniziale condotta dal Gruppo Crabo in collaborazione con il Catas ed un azienda produttrice di impianti che ha portato a dei risultati incoraggianti, da ormai oltre tre anni, è stato avviato il “progetto biofiltrazione” che ha coinvolto l’Università di Udine, oltre al Catas, all’Area di Trieste e la Regione. Il progetto, coordinato da Marcello Civilini, docente del dipartimento di Scienze degli alimenti dell’ateneo friulano, ha applicato a livello di laboratorio e ottimizzato su un impianto pilota la riduzione dei composti organici volatili attraverso il processo di biofiltrazione. Questo ha permesso di abbattere oltre il 60% delle emissioni. Con l’intento di validare le strategie perseguite ed ottimizzare le dinamiche fisico-chimiche e biologiche, nel progetto è stato coinvolto anche Gianluca Tell, ricercatore del dipartimento di Scienze e tecnologie biomediche, che ha messo a punto tecniche biomolecolari per la valutazione della capacità di espressione di geni chiave coinvolti nella degradazione dei composti quantitativamente maggiori tra quelli in esame e Giovanni Cortella, del dipartimento di Energetica e macchine per la regolazione termica dell’impianto pilota, mentre il Catas si occupa di determinare e riprodurre i dati di abbattimento. L’auspicio è la nascita nel Parco scientifico e tecnologico di Udine di un Centro di competenza per lo studio e la ricerca, il monitoraggio ed il controllo delle emissioni dell’industria del legno (Ceil) con l’obiettivo di implementare e divulgare conoscenze acquisite nel settore e far dar riferimento alle singole aziende, valutarne le diverse problematiche ed individuare per tipologia di impresa la migliore tecnologia disponibile.     Il Gruppo Crabo Nel 1961, con il marchio Cormobil, comincia la sua attività il Gruppo Crabo, oggi una solida realtà produttiva che da tempo opera sui mercati di tutto il mondo. Da anni persegue una missione che sposa i valori professionali ed umani delle persone che quotidianamente lavorano con impegno e professionalità all’interno dell’azienda:perseguire una filosofia produttiva rispettosa dell’ambiente,offrendo al cliente un prodotto dall’elevato rapporto qualità/prezzo, pensato e realizzato in modo ecologico. Per realizzare obiettivi così importanti sono stati necessari,da una parte ingenti investimenti, dall’altra piani di sviluppo attenti ad integrare al meglio le potenzialità attuali con quelle future. Buona parte del cammino é stata compiuta. Ogni anno gli uomini del Gruppo Crabo percorrono l ’equivalente di 5 giri del mondo per ricercare nuove e migliori fonti di approvvigionamento di materie prime a prezzi più competitivi per rispondere alla più difficile delle sfide:offrire ai propri clienti il prodotto migliore al costo più basso. Ogni articolo viene realizzato con materiali di qualità, selezionati a più livelli durante tutto il processo produttivo. Ogni prodotto viene testato nel laboratorio interno e per specifiche prove il gruppo si rivolge al Catas, laboratorio di prove tecnologiche sito in S.Giovanni al Natisone (Udine). Per un migliore e più rapido servizio al cliente il Gruppo Crabo ha realizzato un moderno magazzino verticale di 60.000 mq.per fornire in tempi rapidi un ’ampia gamma di articoli. La capacità di carico è di oltre 20 camion al giorno e i colli movimentati giornalmente possono raggiungere le 4500 unità.