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Terremoti, quanto rischiano i comuni friulani?

Una mappa stabilirà le modalità di costruzione degli edifici in Friuli-Venezia Giulia sulla base del rischio sismico. Il progetto, coordinato dall’ateneo udinese, finirà nel 2006. Già terminata la Carta del rischio sismico.
    Tra tutte le forze naturali che costituiscono una minaccia per il genere umano i terremoti sono una delle più temibili, visto che colpiscono senza preavviso. Se prevenire i terremoti è praticamente impossibile, quello che si può fare è valutare il rischio del territorio per poterlo ridurre, in modo che, in caso di evento sismico, i danni siano i più limitati possibili. Il Friuli è diventato esperto in questo settore. In particolare, al dipartimento di Georisorse e territorio dell’università di Udine esiste un gruppo di ricercatori, coordinati dal professor Marcello Riuscetti, che da quasi 40 anni lavora in questo settore. Con progetti significativi. Nel 2006 sarà terminata la riclassificazione sismica del Friuli - Venezia Giulia, ovvero una mappa che attribuirà ad ogni parte del territorio regionale un livello di “pericolosità sismica”. Sulla base di questi dati ogni comune dovrà applicare normative tecniche specifiche nella costruzione degli edifici. Ma come si arriverà a questo risultato? "Sarà realizzata una tipicizzazione delle aree in base alle diverse condizioni geologiche – spiega Riuscetti - per classificare il livello di pericolosità dei diversi territori. Sono stati individuati 8 comuni (da Forni di Sotto fino a San Vito al Tagliamento, da Polcenigo fino a Treppo Grande, con un paio di comuni nel Cividalese) che, per le loro caratteristiche, diventeranno una sorta di “modello” estendibile ad altre zone che presentano caratteristiche simili". Il progetto, finanziato dalla Regione, coinvolge, oltre all’ateneo friulano, l’università di Trieste e l’Istituto nazionale di Oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs), e utilizzerà i dati della Carta del rischio sismico, terminata nel 2002 dallo stesso gruppo di lavoro e finanziata dalla Regione con circa 600 mila euro. La Carta è frutto di un’ambiziosa ricerca (unica in Italia nel suo genere) il cui obiettivo finale è quello di valutare gli investimenti necessari nei comuni del Friuli-Venezia Giulia per garantire a tutti i cittadini della regione la stessa sicurezza in caso di terremoto. In tre anni di ricerche è stato possibile individuare le condizioni di rischio sismico di tutto il territorio regionale. Dopo il terremoto del 1976 i circa 70-80 comuni coinvolti nella ricostruzione si trovano in condizioni di sostanziale sicurezza. La Carta, però, evidenzia che esistono zone con una condizione di pericolo simile a quella del Gemonese, ma con un rischio iù alto perché gli edifici non sono antisismici: il Friuli ccidentale, dove non esiste classificazione antisismica a che ha subito un terremoto nel 1936, e il Friuli orientale, he risente anche della sismicità della Slovenia. I arametri utilizzati sono diversi e hanno dimostrato, ad sempio, come la probabilità di un terremoto dannoso sa più alta a Udine che a Trieste, dove però il rischio è iù alto, visto che, rispetto al capoluogo friulano, quello iuliano possiede un numero più elevato di beni esposti a danno, in quanto la città è più grande e le costruzioni ono più obsolete. Se si calcola il rischio per abitante, nvece, emerge che quelli più a rischio sono i cittadini di ignano, perché nella cittadina balneare gli abitanti sono ochi rispetto al numero degli edifici. "È evidente che si tratta di dati che richiedono una lettura precisa e intelligente – ricorda Riuscetti – il problema quindi è quello di incrociare bene i risultati ottenuti". L’esperienza dei ricercatori friulani è stata utilizzata anche nel vicino Veneto. Si è appena concluso un progetto nazionale finanziato dal dipartimento nazionale di Protezione civile e coordinato da Riuscetti, in cui sono state coinvolte anche unità di ricerca dell’università di Udine (oltre a Padova, al Cnr di Roma, all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Milano). Hanno studiato gli “Scenari di rischio sismico”del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto per fornire alla Protezione civile dati aggiornati di danneggiamento provocato da terremoto. "In particolare – spiega Riuscetti - siamo andati a vedere cosa sarebbe successo in caso di terremoto nelle province di Belluno, Treviso, Pordenone, Padova e Vicenza , e fino all’estremo dettaglio nella città di Vittorio Veneto , di cui sono stati analizzati i danni in termini di vittime, edifici crollati e danneggiati, strade interrotte".