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Policlinico, le sfide per il 2003. Intervista col presidente Fabrizio Bresadola

Il 2003 per il Policlinico universitario si profila come l'anno della svolta. Sono molte, infatti, le scommesse su cui puntare. È in ballo la riorganizzazione dell'assetto sanitario udinese mediante la collaborazione con il Santa Maria della Misericordia e la trasformazione del Policlinico in Azienda con personalità giuridica. E nonostante vi siano ancora delle criticità sul tappeto, il Policlinico si prepara ad affrontare la sfida con ottimismo. Insieme al suo presidente, il professor Fabrizio Bresadola, che guida la struttura universitaria dal 7 ottobre 2002, abbiamo voluto fare il punto della situazione. Professor Bresadola, quali sono i principali obiettivi che dovranno essere perseguiti nel corso del 2003? "Innanzitutto vorremmo che il Policlinico si consolidasse su due poli: Gemona e il comprensorio ospedaliero di Udine. La clinica di Oculistica, infatti, da viale Venezia si sposterà al Petracco, il dipartimento di Medicina legale, ora nell'ex ospedale militare di via Diaz, sarà probabilmente trasferito dove adesso si trova la direzione infermieristica, mentre il laboratorio di Analisi dal Gervasutta passerà in gran parte al padiglione Scrosoppi. La concentrazione dei servizi in due sole strutture permetterà di lavorare meglio sotto il profilo diagnostico e chirurgico e i pazienti ne beneficeranno. Inoltre, punteremo molto sulla ricerca, perché solo così l'assistenza può migliorare. Un altro importate traguardo da raggiungere sarà la realizzazione dei dipartimenti orizzontali interaziendali con l'ospedale. Si tratta di una formula ormai obbligata che consente l'ottimizzazione di risorse umane ed economiche. Tale scelta, inoltre, ha uno scopo culturale: le esperienze altrui sono importanti per ampliare le proprie conoscenze e migliorare la sanità". " Lei ha appena introdotto il cosiddetto accordo anti-doppioni tra Policlinico e nosocomio, ci può dire quali sono, a suo avviso, i pro e i contro di tale decisione? "Se si fa un accordo si spera sempre di guadagnarci. Dal momento che la torta economica regionale è sempre la stessa, la presenza a Udine di due realtà sanitarie separate costringe a distribuire due porzioni finanziarie che saranno sempre insufficienti. Se si uniscono personale e attrezzature, invece, con le stesse risorse possiamo migliorare l'assistenza". Il 2003 è anche l'anno che dovrebbe sancire la trasformazione del Policlinico in Azienda ospedaliera universitaria. Quali sono i passi compiuti in questa direzione? Il 2003, in realtà, è un anno che dal punto di vista politico ritarda i progetti. È fondamentale un colloquio con la Regione, ora il problema è con chi: la vecchia Giunta o quella che deriverà dalle prossime elezioni elettorali? Non essendo chiaro il nostro interlocutore non possiamo andare avanti. È indispensabile, infatti, capire il quadro politico regionale: l'aziendalizzazione del Policlinico, anche se l'accordo dello scorso 14 ottobre ne prevedeva la sua concretizzazione entro il 31 marzo 2003, va rimandata a mio avviso a dopo le elezioni di giugno. Probabilmente se ne potrà parlare in autunno. Cosa comporta, esattamente, questo cambiamento? A capo del Policlinico universitario ora è il magnifico rettore. Trasformandosi in azienda avrà, invece, una sua personalità giuridica con un suo direttore generale, che ne sarà il responsabile. La struttura sanitaria diverrà indipendente dall'Ateneo e possederà maggiori responsabilità amministrative, giuridiche, nonché organizzative. Tuttavia, ritengo che l'azienda universitaria che ne nascerà, dovrà sempre confrontarsi con la facoltà di Medicina, della quale il Policlinico è espressione. Per il paziente, invece, non cambierà nulla. Quali sono le maggiori criticità del Policlinico? I due problemi principali da risolvere sono l'insufficienza dei contributi regionali e la carenza di infermieri. Il bilancio del Policlinico si basa sul finanziamento storico, riferito al 2000, in una fase di crescita del polo sanitario dell'Ateneo, così come lo è ancora adesso. Le risorse della Regione per il 2003 ammontano a 45 milioni 138 mila euro, che rappresentano la quota storica e un piccolo incremento finalizzato all'attivazione di Malattie infettive e al potenziamento dell'Ematologia. Altri 4 milioni di euro sono destinati agli investimenti. Ma ci sono anche ristrutturazioni da fare, come quelle relative alla palazzina dell'Ass 4 nella quale sono ubicati gli uffici amministrativi che sarà ceduta al Policlinico. Quanto alla scarsità degli infermieri, questa è dovuta al fatto che la loro progressione di carriera è limitata e lo stesso vale per l'aspetto economico. In ogni modo è previsto un ampliamento di organico per l'attivazione di Malattie infettive e per sanare altre situazioni, se permesso dalla attuale Finanziaria". Quali, invece, i punti di forza? "La stessa facoltà di Medicina. Quella di Udine, infatti, dalla quale ha avuto origine il Policlinico, non è nata come gemmazione di quella di Padova o Trieste. È stata creata chiamando professionisti da diverse parti d'Italia e ognuno ha portato qui il proprio prezioso contributo culturale: in altre parole, una fusione di cervelli. Si è trattato di un gruppo giovane di persone motivate dalla voglia di fare e costruire. E i sondaggi in questi anni hanno confermato la validità dei risultati ottenuti dalla facoltà, che è risultata ai primi posti se non addirittura al primo.  
Laura Pigani