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L’Università di Udine compie 30 anni e lancia nuove sfide

Trent’anni fa è nata l’Università di Udine, l’unico ateneo italiano ad essere stato istituito con una legge di iniziativa popolare. Oggi la nuova battaglia è quella di vedersi riconosciuti i finanziamenti statali in base al merito. Da strumento di riscatto post-terremoto a polo di sviluppo aperto al territorio.
Palazzo Florio, sede centrale dell'Ateneo friulano
L’8 agosto 1977 e il 6 marzo 1978 sono diventate due giornate storiche per l’Università di Udine. La prima è la data in cui venne emanata la Legge 546 (quella della ricostruzione post-terremoto) che, all’articolo 26, istituì l’Ateneo friulano. La seconda è la giornata in cui fu emanato il Decreto del Presidente della Repubblica n. 102 dal titolo “Norme sull’Università statale di Udine e sulla istituzione e il potenziamento di strutture per la ricerca scientifica e tecnologica, di alta cultura ed universitarie in Trieste”, successivamente pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 102 del 13 aprile 1978. Si tratta dell’atto istitutivo dell’Università di Udine. Dopo la legge dell’8 agosto 1977 sulla ricostruzione, infatti, il Dpr n. 102 fu il passaggio ulteriore di avvio dell’Università di Udine, la cui attività accademica iniziò nel novembre 1978. Le prime 5 facoltà. Il Dpr 102 istituì le prime cinque facoltà: Lingue e letterature straniere, Ingegneria, Scienze matematiche fisiche e naturali, Agraria e Lettere e filosofia. Esse comprendevano complessivamente otto corsi di laurea: Lingue e letterature straniere; Ingegneria civile per la difesa del suolo e la pianificazione territoriale; Ingegneria delle tecnologie industriali a indirizzo economico-organizzativo; Scienze dell’informazione; Scienze agrarie; Scienze della preparazione alimentare; Scienze della produzione animale; Conservazione dei beni culturali, con i tre indirizzi archivistici e librari, architettonici archeologici e dell’ambiente, mobili e artistici. Quest’ultimo, in particolare, era il primo corso di questo genere attivato in Italia, mentre per quanto riguarda l’informatica, Udine era il quinto polo italiano. Unica in Italia. Due date storiche anche perché l’Università degli Studi di Udine ha una caratteristica che la rende unica nel panorama universitario italiano: è stata istituita per volontà popolare. Nel 1976, dopo il sisma che colpì il Friuli, la popolazione e le istituzioni locali si sono mobilitate e hanno raccolto 125 mila firme (per una legge di iniziativa popolare ne bastano 50 mila) per chiedere la nascita di un’università in Friuli. E così, da strumento di riscatto e di rinascita dalle macerie del terremoto, l’università divenne polo di sviluppo capace di mettere il Friuli nelle condizioni di affrontare le sfide economiche e sociali e di formare da sé la propria classe dirigente. “L’intero Friuli – scriveva Tarcisio Petracco, presidente del Comitato per l’università friulana - resterà una componente di secondo ordine nella comunità nazionale se non otterrà in questa ultima occasione la sua università mentre altrove l’incremento della popolazione universitaria continua”. La terza missione. Trent’anni fa sembrava un sogno avere un’università che raggiungesse almeno i 5 mila iscritti. Oggi l’Ateneo friulano conta 17 mila studenti, occupa circa 1.500 dipendenti e ha laureato oltre 23 mila giovani. Le sue dieci facoltà sono quasi tutte classificate fra le prime dieci in Italia «e la sua forza - sottolinea il prorettore Maria Amalia D’Aronco - è stata quella di aver previsto sin nel proprio Statuto il compito di promuovere il territorio». Un compito, questo, oggi identificato come la “terza missione” dell’Università di Udine, che si aggiunge alle due tradizionali missioni di tutte le università italiane, di didattica e ricerca. «Una specificità – continua D’Aronco - che caratterizzò l’Ateneo friulano sin dalla sua nascita, e che si è dimostrata vincente per il suo sviluppo». Incontri, scambi e contaminazioni sono anche la chiave di lettura per comprendere il ruolo che un Ateneo, come quello del Friuli, svolge all’interno di una regione da sempre crocevia di mondi e culture diverse. In questo ambito, l’Università degli Studi di Udine svolge un ruolo determinante per la crescita culturale, sociale ed economica del Friuli. Imprese private, amministrazioni pubbliche, scuole ed enti rappresentano da tempo gli interlocutori quotidiani dell’Ateneo udinese, nel quadro di un ampio sistema di interazione tra Università e territorio. Anticipatrice delle sfide. L’Università di Udine, inoltre, «ha sempre anticipato tutte le sfide – conclude il prorettore -, accogliendo, tra i primi Atenei in Italia, il processo di Riforma con l’applicazione del “3+2” e riuscendo a mantenere l’alta qualità dei corsi di studio, come dimostrano i dati occupazionali dei laureati a Udine, che superano la media italiana. In quest’ottica, già dal prossimo anno accademico verrà applicata la nuova fase di riforma didattica». Lo sviluppo di un territorio è strettamente legato alla sua capacità di rapportarsi al cambiamento e all’innovazione. Collocata in un tradizionale punto di passaggio, incontro e contaminazione fra culture diverse, Udine è oggi capoluogo e centro di riferimento di una vasta provincia, particolarmente attiva per gli insediamenti industriali ad alta tecnologia nei settori della metallurgia, delle Ict, del legno-arredo e dell’agroalimentare. L’Università di Udine si pone al servizio della società e del mondo produttivo ed economico, puntando, in particolare, sul trasferimento di innovazione e specializzazione. Il grande impegno in questa direzione è testimoniato anche dalla presenza di varie strutture ad alta specializzazione, quali l’Azienda agraria, il Centro internazionale sul plurilinguismo, Friuli Formazione, Cirmont (Centro internazionale di ricerca per la montagna) e Friuli Innovazione, che dal 2004 gestisce il Parco scientifico e tecnologico di Udine. La nuova lotta. Ma il compleanno dell’ateneo friulano non rappresenta soltanto un momento di ricordi e di festeggiamenti, ma un’occasione fondamentale per guardare avanti. L’università deve proseguire i rapporti virtuosi innescati fra mondo della ricerca e mondo dell’impresa e potenziare la collaborazione con Comune, Provincia e Regione per contare su trasferimenti da parte delle istituzioni locali. Ma il Friuli ha di fronte una nuova sfida, non meno importante di quella di 30 anni fa. L’università di Udine è sotto finanziata di circa 20 milioni di euro, perché le risorse statali non vengono distribuite in base al merito, ma sulla base dei finanziamenti storici. Il nuovo rettore, con la collaborazione dei parlamentari friulani e di tutte le istituzioni e associazioni locali deve riuscire a far capire al nuovo Governo che devono essere premiate le università virtuose, come quella di Udine.
Simonetta Di Zanutto