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Di Bert: “Valorizzerò il ruolo dell’università”

Il neo-eletto presidente dell’Assindustria di Gorizia spiega i suoi obiettivi. Anche per favorire i rapporti fra imprese e ricerca accademica.
Gianfranco Di Bert
Gianfranco Di Bert, 68 anni, imprenditore gradiscano con interessi in vari settori produttivi, è stato eletto alla presidenza dell’Assindustria di Gorizia per il quadriennio 2008-2011, ricevendo il testimone da Gianfranco Gutty. Si tratta di un avvicendamento ultimato in tempi rapidi che riporta nuovamente Di Bert alla guida dei vertici dell’associazione, dopo che aveva già ricoperto questo ruolo nel quadriennio 1999-2003. Presidente Di Bert, come aveva lasciato l’Assindu­stria di Gorizia quattro anni fa e come la ritrova ora? “Certamente cresciuta, ma quello che più mi conforta è che ho trovato in tutti gli associati la voglia di crescere e migliorare ulteriormente, il che rappresenta un indubbio segnale di vitalità che fa ben sperare per il lavoro da svolgere nel mio quadriennio di mandato”. Con quali criteri ha scelto i componenti della squadra di lavoro che dovrà affiancarla in questo quadriennio? “La precisa indicazione è quella di puntare su un ringiovanimento delle cariche sociali; è giunta l’ora di lanciare nuove forze e nuove esperienze imprenditoriali: i miei due vice presidenti, ad esempio, stanno largamente al di sotto dei 50 anni d’età, ma anche gli altri componenti il Direttivo riflettono questa scelta anagrafica”. Assindustria è un osservatorio privilegiato sul mondo del lavoro e dell’economia in provincia di Gorizia. Dopo un 2006 in ripresa, che ha dimostrato un’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti, com’è stato l’andamento nel 2007? “È ancora un po’ presto per avere i dati precisi. Da primavera in avanti giungeranno i dati ufficiali ISTAT e Unioncamere; mi sembra però di poter dire che l’andamento moderatamente positivo del 2006 si sia mantenuto anche successivamente. La disoccupazione è bassa, l’occupazione in aumento, la cassa integrazione su valori che possiamo considerare tutto sommato fisiologici”. Quali sono secondo lei le principali criticità da affrontare? Quali invece i punti di forza sui quali puntare l’attenzione? “Nei prossimi anni si giocheranno partite importanti, soprattutto legate al ruolo infrastrutturale di questa provincia: dovremo esserne parte attiva al fine di ottenere positive ricadute. Le criticità sono rappresentate dall’esigenza di completare questi percorsi in tempi compatibili con quelli delle imprese”. Quali gli scenari che si aprono per il futuro, tenuto conto dell’estensione dell’area dell’euro con cui le imprese locali dovranno confrontarsi? Quali le sfide che si aprono nei rapporti con i mercati esteri? L’euro forte sta creando alcuni problemi all’export, anche se bisogna dire che, dall’altro lato, ci sta aiutando a contrastare l’inflazione e il rincaro della bolletta energetica. Peraltro va evidenziato che nei prodotti di alta fascia o che incorporano molta tecnologia la concorrenza sui prezzi è ancora abbastanza ridotta. Come aumentare l’attrattività del territorio isontino e invogliare gli imprenditori a investire qui? “L’attrattività del territorio deve essere mantenuta. Non si può più adoperare, se non in rarissimi casi, la leva dei contributi e delle agevolazioni finanziarie; bisogna invece sfruttare le vocazioni del territorio e la disponibilità a fare sistema assieme agli interlocutori istituzionali: Regione, Camera di Commercio, Consorzi per lo sviluppo industriale. Le sinergie di questi enti hanno già portato a risultati importanti, basti citare il caso della slovena Seaways, una delle più importanti aziende europee di progettazione e realizzazione yacht, che ha scelto di insediarsi nel comune di Monfalcone, proprio perché lì e solo lì esiste un complesso di fattori corrispondenti alle proprie esigenze produttive”. Il governatore di Bankitalia Mario Draghi ha affermato che “la povertà delle conoscenze è l’anticamera della povertà economica”. È d’accordo? “Come non si può essere d’accordo? Un’economia ormai matura come quella europea, ed italiana in particolare, può e deve competere solo con la tecnologia, altrimenti diventa automaticamente perdente su un mercato sempre più globale e sempre più caratterizzato dall’ingresso di competitori che sfruttano i bassi costi del lavoro, della fiscalità e della scarsa protezione sociale”. In un’ottica di sviluppo del territorio isontino, quali possono essere le nuove strade di collaborazione da intraprendere con l’università? “Da ex presidente del Consorzio per l’Università di Gorizia, credo di poter riaffermare tutto l’impegno a valorizzare il ruolo degli atenei. Come presidente di Assindustria continuerò a mantenere alto il livello di collaborazione, già sperimentato in varie occasioni; spero altresì di riuscire ad attivare nuovi percorsi comuni, anche coinvolgendo le altre associazioni di categoria, per non perdere il ricco patrimonio di menti ed esperienze che sono presenti in Gorizia”. Lei che tipo di studente era? “Troppo presto ho lasciato l’università, per dedicarmi alla famiglia e al lavoro. Ne ho comunque tratto giovamento perché la scuola e gli insegnanti di quegli anni mi hanno permesso di acquisire una forma mentis che si è poi rivelata utilissima nell’inserimento nella società e nel mondo del lavoro”. Quale consiglio si sente di dare ai giovani che intraprendono la carriera universitaria e che si affacciano al mondo del lavoro? “Considerato che la competizione oggi è mondiale, non più limitata territorialmente, consiglio di non sottovalutare e di non trascurare alcuna opportunità per acquisire esperienze utili ad integrare il corso degli studi”.
Francesca Pelessoni