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Per tre giorni Udine capitale mondiale della fisica

Lo scorso gennaio summit internazionale con tre giganti della scienza contemporanea: i Nobel Kroto, Leggett e Osheroff.
Il Nobel Douglas Osheroff e il rettore Furio Honsell
Summit internazionale della Fisica con tre giganti della scienza contemporanea all’Università di Udine. I premi Nobel Harold Kroto, Anthony Leggett e Douglas Osheroff, assieme a un centinaio fra i più noti esperti di fisica fondamentale al mondo, si sono confrontati sull’evoluzione dell’universo, sui fondamenti della meccanica quantistica e sulle frontiere dell’astrofisica e della cosmologia. Sede del confronto è stata la conferenza “Frontiers of fundamental and computational physics” (Le frontiere della fisica fondamentale e computazionale) organizzata, dal 7 al 9 gennaio scorso, dall’Ateneo friulano e dal Centro internazionale di fisica teorica (Ictp) di Miramare (Trieste).
Henry Kroto, premio Nobel per la Chimica 1996, ha tenuto la relazione inaugurale dedicata all’architettura nei nanospazi. Vent’anni fa lo scienziato britannico, cercando di sintetizzare in un laboratorio terrestre nuove strutture molecolari simili a quelle trovate nei segnali provenienti dallo spazio interstellare e non ancora identificate, scoprì nuove semplici nanostrutture (ossia strutture regolari grandi circa un milionesimo di millimetro, la dimensione tipica delle molecole), la cui stabilità era possibile solo per determinati piccoli numeri “magici” di atomi. La struttura più stabile era un nuovo un agglomerato ad altissima simmetria con 60 atomi di carbonio, il fullerene C60. Da allora le nanoscienze e le nanotecnologie sono diventati fra i settori di ricerca più promettenti per le loro possibili applicazioni : dall’industria all’elettronica, all’ambiente alla medicina.
La seconda giornata è stata caratterizzata dall’intervento del premio Nobel per la Fisica 1996, Douglas Osheroff. Il fisico americano ha scoperto la superfluidità dell’elio-3, liquido quantico con caratteristiche non riconducibili alla fisica classica: è privo di viscosità e attraversa fori infinitesimali. Enorme l’impatto della scoperta: modifica la ricerca nella fisica delle basse temperature; migliora la comprensione dell’idrodinamica dei sistemi ordinati complessi, della teoria microscopica degli elettroni nei metalli e dei fenomeni analizzabili con la risonanza magnetica nucleare.
L’ultima giornata del simposio è iniziata con un seminario del Nobel per la Fisica 2003, Anthony Leggett, sulla completezza della fisica quantistica: può essere la teoria finale del tutto o c’è qualcosa oltre? «Einstein – ha detto il fisico anglo-americano – era convinto che la teoria quantistica non fosse completa, che esistesse qualche variabile nascosta ancora da scoprire. Le interpretazioni più ortodosse individuano invece nel modello quantistico la verità ultima». Leggett ha vinto il Nobel per i suoi studi pionieristici sulla superfluidità e sulla superconduttività.
La conferenza si è conclusa con una tavola rotonda alla quale hanno partecipato un centinaio di studenti delle scuole superiori friulane e pordenonesi. I Nobel Leggett e Osheroff; i direttori dell’Ictp, Katepalli Sreenivasan, del Birla Science Center di Hyderabad (India), Burra Gautam Sidharth, del dipartimento di Fisica dell’Università di Udine, Marisa Michelini, e il presidente del corso di laurea in Fisica computazionale dell’Ateneo friulano, Alessandro De Angelis, hanno risposto alle molte domande dei ragazzi riguardanti, in particolare, i fondamenti della meccanica quantistica, la superconduttività, e il rapporto tra scienza, società e religione. «La conferenza – ha detto il rettore dell’Università di Udine, Furio Honsell, che ha moderato il dibattito – è stata una grande opportunità per diffondere la scienza». Nel corso della conferenza sono stati anche presentati i risultati di ricerche di fisica e astrofisica fondamentale svolte da gruppi di ricerca dell’Ateneo friulano.
Stefano Govetto