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Fazio e Honsell faccia a faccia

Un inedito bilancio della fortunata trasmissione Che tempo che fa. A confronto il conduttore Fabio Fazio e il rettore Furio Honsell, ospite fisso del talk show.
Si sono conosciuti quattro anni fa sul palco del teatro Giovanni da Udine, in occasione del premio Start Cup, e hanno improvvisato un simpatico duetto. Il primo di quella che è diventata una lunga serie. I dialoghi e gli scambi di opinioni fra Furio Honsell, rettore dell’università di Udine e Fabio Fazio, conduttore della trasmissione Che tempo che fa, in onda da tre stagioni su Rai 3 sono diventati un simpatico appuntamento per molti telespettatori. Dopo i collegamenti dalle sedi Rai di Udine e Trieste, il rettore è stato chiamato in studio come ospite fisso. Al termine della stagione, Fazio e Honsell tracciano un bilancio di questo fortunato esperimento, rispondendo alle stesse domande. Ma non sempre con le stesse risposte. Che tempo che fa si è rivelata una delle trasmissioni di maggior successo di questa stagione. Qual è stato il segreto? Fazio: “Fortuna. Casualità. Combinazioni matematiche. In un momento di televisione molto leggera avere insistito per fare una trasmissione strutturata ha risolto un’esigenza di pubblico che era stata trascurata”. Honsell: “Dimostrare che ci si può divertire ragionando e che il bisogno della gente di ragionare è più diffuso di quanto la tv riesca a soddisfarlo”. Per la prima volta un Rettore in Tv. Perché ha deciso di invitare il rettore Honsell? F.: “Perché ho sempre l’impressione che l’università sia considerata una cosa a parte. Invece è un elemento chimico della vita. Confonderla e infonderla insieme a tutto il resto serve a ricordare che le persone che vivono lì dentro sono le stesse che vivono anche al di fuori da quel contesto specifico”. Che ruolo aveva in mente per lui? F.: “Quello di coscienza, di un osservatore che, attraverso i suoi occhiali, guarda la trasmissione e ha la possibilità di intervenire nelle conversazioni”. Perché ha deciso di accettare la proposta? H.: “Mi è sembrata una straordinaria occasione per promuovere lo spirito dell’università, ovvero la curiosità verso qualunque manifestazione umana e il gusto di proporre e risolvere problemi”. Che ruolo pensava di interpretare? H.: “All’inizio pensavo di mostrare che anche la matematica e l’informatica possono essere materia di talk show, ma poi mi sono trovato sempre di più a giocare il ruolo di coscienza critica”. E’ andata secondo le sue aspettative? F.: “Sì. L’unico rammarico è che avrei voluto parlare molto di più con lui”. H.: “No, è stato un susseguirsi di imprevisti sempre più esaltanti”. Honsell in tre concetti. F.: “Fuori dal comune, di grande gentilezza e con molta voglia di conoscere”. Fazio in tre concetti. H.: “Straordinariamente pronto, generoso e interprete dell’ironia come intelligenza pura. Secondo lei, la gente che idea ha dell’università? F.: “Per alcuni è una cosa lontana, formata da cervelloni. Per altri, al contrario, un cursus honorum che non serve più a niente. Questa società non ha contribuito a promuovere l’università come strumento di promozione sociale, che oggi passa solo attraverso i soldi e per la fama”. H.: “Alcuni la considerano un’istituzione che gode ancora di un’alta considerazione. Altri pensano che sia compito dell’università risolvere tutti i problemi della società e che sia garanzia di successo, il quale dipende invece dal singolo individuo”. E’ più quello che ha preparato o quello che ha improvvisato a Che tempo che fa? F.: “Quello che ho preparato. Ma sono molto preparato all’improvvisazione”. H.: “Metà e metà.” Che cosa le piace della matematica? F.: “Non ci capisco nulla. Mi piace solo il risultato finale”. H.: “I problemi” Che cosa invece non le piace? F.: “Che non è immediatamente comprensibile. Una parola è evocativa, un numero non mi evoca nulla”. H.: “Le soluzioni”. Si può spiegare la matematica in Tv? F.: “Non in modo tecnico. Però può incuriosire. Il professor Honsell quando gioca con i problemi riesce a parlarne”. H.: “Probabilmente no. Ma il gusto per la matematica autentica, quello sì”. Centinaia di telespettatori hanno scritto alla trasmissione per rispondere ai quesiti del rettore o per proporne a loro volta. Cosa significa tutto questo interesse? F.: “Che abbiamo un pubblico che si vuole divertire con noi e accetta questo codice linguistico di divertimento”. H.: “Che c’è un desiderio di interazione”. I quesiti del rettore sono alla portata di tutti? F.: “No, assolutamente di nessuno”. H.: “Possono risolverli tutti coloro che hanno conoscenze non superiori alla terza media, con sufficiente tempo, voglia e spirito critico”. Gli ospiti che le sono piaciuti di più e quelli da cui si aspettava qualcosa di diverso. F.: “Il talk show è un luogo di incontro. E gli incontri hanno una dose di casualità, di sorpresa che come tale può essere o meno di soddisfazione. Ma quello che vale è l’incontro”. H.: “Tutti gli ospiti mi sono piaciuti quando avevano qualcosa di prezioso e speciale da comunicare. I politici mi sono sembrati molto rigidi e in un talk show ha successo solo chi è spontaneo”. L’esperienza sarà ripetuta nella prossima edizione? F.: “Sarà cambiata la formula, ma mi farebbe molto piacere che il rettore Honsell venisse frequentemente a trovarci”. H.: “Sì, ma con qualche innovazione”. Che domanda vorrebbe fare a Honsell? F.: “Cosa può fare per appassionarmi alla matematica?”. Che domanda vorrebbe fare a Fazio? H.: “Questa”.
Simonetta Di Zanutto