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L'enoteca? Una scelta giovane

Enoteca mon amour. Ad analizzare questo microcosmo del bere di qualità dal punto di vista del consumatore, un’indagine condotta su un campione di 250 frequentatori di enoteche del Nordest (del Friuli Venezia Giulia, ma anche di Veneto, Trentino Alto Adige e Emilia Romagna) dal prof. Francesco Donati, docente di Economia dell’azienda e di Marketing dell’Ateneo friulano e dalla dott.ssa Sabrina Di Santolo, che sta conducendo un dottorato in Economia e tutela dei sistemi agricoli. E si scopre così che un consumatore su quattro ha iniziato a bere prima dei 16 anni, che l’enoteca, scelta da una persona su due per curiosità o per stare con gli amici, diventa luogo di appuntamento fisso per degustare almeno due o tre calici per volta, preferibilmente di rossi di qualità, con una spesa media che, nella maggior parte dei casi, è compresa fra 2 e 4 euro a bicchiere. I risultati dello studio sono stati al centro del quarto appuntamento - dedicato a “Il Consumatore e la scelta del vino” - de “I giovedì del centro”, organizzati al Centro di Cormòns dal corso di laurea in Viticoltura ed Enologia dell’Università di Udine in collaborazione con l’Associazione Enologi enotecnici italiani- sezione Fvg. A discutere dell’argomento, imprenditori e manager di rilievo nazionale, come Giovanni Poggiali (Fattoria Felsina nel Chianti) e Luigi Soini (Cantina Produttori di Cormòns). L’enoteca è una scelta “giovane” (i tre quarti degli intervistati hanno tra i 19 e i 40 anni) che piace soprattutto ai dipendenti di aziende e ditte – pubbliche e private -, seguiti da studenti, professionisti ed imprenditori. Ma anche l’approccio al nettare di Bacco è alquanto precoce: quasi una persona su quattro (il 23,3%) ha iniziato a bere vino prima dei 16 anni: un approccio più tardivo (oltre i 25 anni) interessa solo il 7,3% degli intervistati. La maggior parte dei giovani beve raramente vino a casa, al massimo una o due volte la settimana: per alzare i lieti calici, preferisce  luoghi di incontro come bar, osterie o enoteche. Un’abitudine praticata con una certa costanza: il 22,7% del campione frequenta le enoteche più volte alla settimana. La “prima volta”? Il 47,3% ha iniziato “per curiosità” ed il 45,3% “per stare con gli amici”. Ma fra i due sessi c’è una differenza abissale: nelle donne l’interesse per il vino non deriva essenzialmente da un coinvolgimento individuale, bensì da un effetto di trascinamento da parte di amici o conoscenti. Il vino come passione personale è pertanto una prerogativa maschile. Piacciono sempre più i vini di qualità, con predilezione per il rosso: il 54,1% del campione ha aumentato il proprio consumo dei vini bianchi, contro il 68,1% dei rossi di qualità. E, al banco, i friulani non sono parchi. In enoteca, due intervistati su tre (il 60%) bevono ogni volta 2-3 bicchieri di vino, mentre il restante 40% è suddiviso equamente fra coloro che si limitano ad un solo bicchiere e coloro che superano i tre bicchieri. Buona parte del campione, poi, ama brindare accompagnando “spesso” il tajut con degli stuzichini. Circa la metà del campione spende in media in enoteca fra 2 e 4 euro a bicchiere, il 40% spende meno di 2 euro e la restante percentuale più di 4 euro.  I consumatori promuovono la preparazione del personale delle enoteche friulane. Secondo il 46% degli intervistati, il livello di preparazione degli addetti risulta soddisfacente. Di più. Quasi due persone su cinque (il 43,3% del campione) dichiarano di ricevere “spesso” buoni consigli dal personale delle enoteche, ribadendo una volta di più l’importante ruolo rivestito dai gestori nell’indirizzare i consumi. Per decidere quale calice degustare, il 70% circa del campione attribuisce elevata importanza alle caratteristiche organolettiche del vino, ma anche al rapporto qualità-prezzo e alla tipicità. La possibilità di abbinare facilmente il vino ad una pietanza e l’etichetta, invece, non incidono molto sulla decisione. Chi arriva in enoteca sceglie con cognizione di causa. Se il significato della sigla Igt risulta sconosciuto a circa metà del campione, Doc. e Docg. sono, invece, termini noti al 70-80% degli intervistati. Oltre la metà degli intervistati conosce il significato del termine “biologico” e lo stesso vale per “autoctono”. Con una buona preparazione di base, i giovani e le persone di mezza età sono anche i più desiderosi di informazioni sul vino, che cercano leggendo articoli o rubriche specializzate: tra “spesso” e “talvolta” rientrano il 74,3% dei giovani, il 75,7% delle persone di media età e solo il 58,5% dei maturi-anziani. Che il vigneto chiamato Friuli sia una ricchezza  da valorizzare per attirare sempre più visitatori è un’opinione così condivisa da sembrare quasi plebiscitaria. Il 90% ritiene che i vini tipici regionali rappresentino un valore per lo sviluppo del turismo La maggior parte degli intervistati, inoltre, pensa che il paesaggio vitivinicolo sia un valore positivo per la collettività. E la presenza di una fornita lista di vini regionali e locali gioca a loro giudizio un ruolo fondamentale sul livello di qualificazione delle enoteche.
Camilla De Mori