Rassegna stampa | qui.uniud | Uniud
Copertina numero 27
27
NUMERO 27
mar - apr 2008
Copertina numero 26
26
NUMERO 26
gen-feb 2008
Copertina numero 25
25
NUMERO 25
nov - dic 2007
Copertina numero 24
24
NUMERO 24
sett - ott 2007
Copertina numero 23
23
NUMERO 23
mag - giu 2007
Copertina numero 22
22
NUMERO 22
mar - apr 2007
Copertina numero 21
21
NUMERO 21
gen - feb 2007
Copertina numero 20
20
NUMERO 20
nov - dic 2006
Copertina numero 19
19
NUMERO 19
lug - ott 2006
Copertina numero 18
18
NUMERO 18
mag-giu 2006
Archivio di tutte le riviste Archivio di tutte le riviste
Ricerca nell'archivio Cerca

ufficio.stampa@amm.uniud.it

Tagliamento, stop alle esondazioni

È l’ultimo fiume alpino che presenta fenomeni naturali, come isole ghiaiose e zone vegetate, scomparsi nella maggior parte dei fiume europei. Elementi del paesaggio che ne fanno un ecosistema fluviale quasi unico. Ma che dipendono anche dal fatto che il fiume viene inondato quasi del tutto in media due volte all’anno. Provocando spesso esondazioni che causano danni ai centri abitati friulani da Venzone a Latisana (tra le alluvioni più note quella del 1966). Per tutti questi motivi, il Tagliamento è uno dei fiume più studiati. La ricerca udinese. Ora il fiume è l’oggetto delle ricerche di due gruppi di lavoro di ingegneri dell’università di Udine: il primo, coordinato dal professor Alfredo Soldati del dipartimento di Energetica e macchine, si è occupato di capire cosa avviene dalla sorgente del fiume a Venzone, il secondo, il cui responsabile scientifico è il professor Marco Petti del dipartimento di Georisorse e territorio, studierà cosa succede da Venzone alla foce. Il primo progetto è stato appena terminato, il secondo sta per partire. Ma entrambi si fondano sull’esperienza che i ricercatori dell’ateneo friulano hanno maturato da sette anni ad oggi. E hanno un obiettivo finale comune: cercare di risolvere il problema delle esondazioni del fiume. Come prevedere le piene . I l gruppo di lavoro di Soldati ha utilizzato un sistema “a reti neurali”, ovvero modelli di calcolo che simulano il funzionamento del cervello e che finora non erano stati utilizzati per questo tipo di ricerche. Il risultato? La possibilità di prevedere le piene del Tagliamento all'altezza di Venzone con tre ore di anticipo e con un margine di errore inferiore al 10%. Un risultato, che si ottiene combinando fra loro i dati dei 5 pluviometri posti in montagna insieme a quelli del livello di acqua presente a Venzone. Pronti i risultati. I ricercatori udinesi hanno utilizzato questa tecnica con successo per la prima volta nel ’99 per il fiume Arno, proseguendo poi gli studi anche per il Tagliamento. "Il modello funziona – spiega Soldati – e si può utilizzare anche per prevedere le magre di un fiume e quindi limitare i danni dell’inquinamento e per realizzare quella che viene definita la gestione integrata del fiume".