Idrogeno, Udine in prima linea per realizzare il futuro dell’energia
L’Ateneo friulano partecipa a due progetti finanziati dal Ministero. Per “creare” pile speciali e caldaie che erogheranno anche energia elettrica.
“Batterie all’idrogeno” per alimentare pc portatili e telefonini, come pure per far funzionare l’aria condizionata dell’auto anche se il motore è spento. E poi “caldaie” che oltre all’acqua calda producano anche energia elettrica. Sono alcuni degli effetti che la “rivoluzione” dell’idrogeno, un vettore di energia “pulita” molto versatile, potrà avere anche nella vita quotidiana. E che coinvolgono anche i ricercatori dell’ateneo friulano, in prima linea nei due progetti appena finanziati dal ministero con il Fondo integrativo speciale per la ricerca per complessivi 22 milioni di euro, dei quali un milione 50 mila all’Ateneo friulano, e coordinati dal Centro ricerche Fiat e dal Cnr su matrici di microcombustori a idrogeno e sviluppo di nuovi materiali per celle a combustibile.
Forte della ventennale esperienza in materia, ai due progetti, coordinati rispettivamente da Giuliano Dolcetti e Alessandro Trovarelli, sta già lavorando un pool di 6 ricercatori e dottorandi a cui si aggiungeranno almeno altri 4 assegnisti di ricerca.
Il primo progetto prevede lo sviluppo di microcombustori ad idrogeno, ovvero di micro-dispositivi che permettono di bruciare l’idrogeno con elevata efficienza e ridottissimo impatto ambientale. Questi microcombustori di nuova generazione serviranno a realizzare motori miniaturizzati ad idrogeno che avranno applicazioni sia civili che industriali che andranno a sostituire le tradizionali batterie. Qualche esempio? Si potranno usare per i computer portatili, per le radio e per i
telefonini. “La novità sottolinea Trovarelli - consiste proprio nella possibilità di realizzare la combustione dell’idrogeno in dispositivi miniaturizzati.
Gli studi sono agli inizi, bisognerà attendere ancora molti anni prima di ottenere qualche risultato commercializzabile”.
Ma l’idrogeno offre anche altre possibilità. Ad esempio quella di gestire le unità di
potenza ausiliare, come quelle “di servizio” di un’automobile (radio, aria condizionata, accendisigari) in maniera indipendente rispetto all’unità principale, il
motore. Il gruppo udinese studierà lo sviluppo di catalizzari per la combustione dell’idrogeno che rendano la reazione più veloce e più pulita.
Il secondo progetto si occupa invece delle celle a combustibile, quei dispositivi in grado di convertire l’energia da chimica ad elettrica con elevata efficienza e basso
impatto ambientale. Le celle non sono una novità. La loro invenzione risale addirittura al 1.800 e sono state utilizzate per la conquista dello spazio. Ma le loro applicazioni possono essere svariate. Purché si riesca ad abbassare i costi di produzione. La tecnologia è quasi pronta. L’auto ad idrogeno, ad esempio, funziona ma non è ancora commercializzata.
Le celle a combustibile potranno essere usate anche nel settore della distribuzione dell’energia decentralizzata. In futuro, infatti, la caldaia di casa potrebbe essere utilizzata non soltanto per produrre acqua calda, ma anche energia. Decentralizzare l’energia servirà a superare gravi emergenze, come quella dei black out.Tutto ciò sarebbe già possibile, tanto più che la caldaia continuerebbe ad essere alimentata con il metano e quindi l’utente non si accorgerebbe del cambiamento.
Oggi, però, una caldaia di questo tipo costa fino a 5 volte di più rispetto ad una tradizionale. Il gruppo udinese si sta occupando proprio di studiare nuovi materiali meno costosi, fra i quali l’ossido di cerio, che già si trova all’interno delle marmitte catalitiche, e che servirebbe per ricoprire i due poli (anodo e catodo) delle celle a combustibile. Intanto è vicina l’uscita sul mercato delle celle a combustibile che funzionano con il metanolo. A cosa serviranno? Per ricaricare il pc portatile, ad esempio, non sarà necessario attaccare la batteria alla presa di corrente, ma la ricarica si effettuerà con una semplice ricarica di metanolo.
Simonetta Di Zanutto