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Una rivoluzione chiamata “cogenerazione”. A Udine due nuove centrali entro il 2008

Il progetto coinvolge Comune, Ospedale, Università e Amga. Insieme per realizzare una rete di impianti per produrre calore, elettricità e condizionamento estivo. Risparmiando.
Una riduzione di emissione di anidride carbonica pari a 16 mila tonnellate all’anno. Un risparmio energetico pari a 8 mila tonnellate all’anno di petrolio equivalente. Dati che parlano da soli. E che rappresentano soltanto alcuni dei più importanti vantaggi del sistema di cogenerazione diffusa a servizio della zona nord-ovest di Udine. Il sistema, che permette la produzione combinata di elettricità e calore, è attualmente allo studio dell’università di Udine nell’ambito di applicazione del piano energetico comunale del capoluogo friulano. Quanto si risparmia. La realizzazione del progetto permetterà di compiere un decisivo passo in avanti nell’ottemperamento degli accordi di Kyoto. Un impianto convenzionale di produzione di energia elettrica, infatti, ha una efficienza di circa il 35%, mentre il restante 65% viene disperso sotto forma di calore. Con un impianto di cogenerazione, invece, il calore prodotto dalla combustione non viene disperso, ma recuperato per altri usi. In questo modo, quindi, le emissioni di Co2 per abitante residente nel comune di Udine sono stimabili in 0,17 tonnellate all’anno, per una percentuale pari al 20% della diminuzione totale da raggiungere entro il 2012 per gli abitanti del Friuli - Venezia Giulia, stimata in 0,82 tonnellate all’anno. Come funziona. Il sistema di cogenerazione diffusa, il cui studio tecnico-scientifico è stato a ìffidato dal comune di Udine allo staff di Gioacchino Nardin, e Roberto Cappelletto, docenti rispettivamente di Impianti industriali e Finanza aziendale all’ateneo di Udine, consentirà di ridurre gli elevati costi dovuti ai consumi elettrici e di metano, riducendo i consumi e migliorando i rendimenti energetici. Il sistema produrrà calore ed energia elettrica in autonomia, senza prelevarla dalla rete elettrica nazionale, riducendo i consumi e l’inquinamento, migliorando i rendimenti energetici, con minor rischio di incendi ed esplosioni. «In sostanza – dice Nardin – anziché utilizzare tante caldaie a metano ed energia elettrica prelevata dalla rete nazionale, si produrrà energia elettrica e calore con poche macchine ad elevato rendimento energetico. Un’idea che, in tempi di crisi, è interessante e innovativa per la città, garantendo risparmi e diminuzione di emissioni inquinanti». La rete di Udine. Obiettivo del progetto è la realizzazione di una rete di impianti interconnessi per la produzione di calore, elettricità e condizionamento estivo che colleghi l’ospedale S. Maria della Misericordia di Udine, i tre poli universitari dei Rizzi, di piazzale Kolbe e dell’ex Cotonificio, la sede dell’Amga, il Palamostre e l’istituto Tomadini, ma anche, in prospettiva, i cittadini dell’area nord-ovest di Udine, «che – spiega Nardin – saranno invitati ad allacciarsi alla rete attraverso strategie e incentivazioni che il Comune sarà chiamato a realizzare». Un progetto in due fasi. L’intervento, inoltre, ha una potenzialità virtuosa successiva, in quanto permette l’ampliamento del sistema per conurbazioni limitrofe, inclusi poli energetici importanti, quali in centro commerciale della Fiera di Udine e l’area ex Bertoli. L’intervento consiste nella realizzazione di due centrali cogenerative a motori endotermici della potenza elettrica di 12 megawatt elettrici e di circa 30 megawatt termici, e di una rete di collegamento sotterranea, simile alle attuali reti fognarie o elettriche, lunga circa 7 chilometri. La prima riguarda la realizzazione del cogeneratore dell’ospedale, pronto entro il 2007. La seconda centrale cogenerativa e la rete di collegamento saranno ultimate, invece, entro il 2008. Costo dell’operazione, ancora in fase di valutazione, circa 15 milioni di euro. «Il percorso messo in atto dal Comune – afferma Silvano Ongaro, responsabile dell’Ufficio ambiente del comune di Udine-, è forse l’unico esempio in Italia dove attori come il Comune, Università, Amga e Ospedale hanno saputo integrarsi mettendo in comune le loro migliori risorse ai fini del raggiungimento di un obiettivo ad alta valenza economica energetica ed ambientale». La novità del progetto.   «Nei paesi industrializzati – sostiene Nardin – è necessario operare in modo sistemico, mettendo in comune i propri fabbisogni energetici ed applicando le tecnologie più moderne. Per questo bisogna lavorare in termini di integrazione sistemica anche a livello di operatori privati e pubblici, mettendo insieme le energie più vitali dell’università e delle amministrazioni pubbliche. È necessario non solo adottare sistemi tecnici virtuosi sulla base delle più moderne tecnologie innovative, ma anche ricercare la formazione di sistemi amministrativi tra l’università, con le sue competenze scientifiche, il Comune, che è l’ente locale, l’Amga, che è l’ente distributore dell’energia, l’ospedale, che è il polo energetico più importante, al fine di mettere in comune competenze e strutture tecniche e burocratiche per perseguire celermente obiettivi di alto interesse sociale. Su questa linea si sta muovendo in modalità strategica l’università di Udine, su spinta del suo rettore». Il progetto per la cogenerazione diffusa, proposto con forza dalla sezione impianti industriali dell’ateneo di Udine, ha una valenza tecnico-scientifica di alto profilo, «tant’è – conclude Nardin – che nel dottorato di Energetica opera un gruppo di giovani dottorandi di ricerca che si misurano nelle tematiche scientifiche delle reti a livello nazionale e internazionale». Z   Consumi di petrolio ed emissioni inquinanti: stato attuale e previsioni con il nuovo impianto di cogenerazione. Unità di misura Stato attuale Previsione con nuovo impianto Riduzione Tonnellate di petrolio equivalente [ tep/anno] 1.405 3.348 8.057 Emissioni (CO2Eq) [ t/anno] 49.47    33.306 16.165