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Al via i trapianti di midollo fra genitori e figli. Intervista al direttore Fanin

La clinica di Ematologia del Policlinico universitario è la seconda in Italia per trapianti da donatore.
Punto di riferimento per le malattie del sangue dell’adulto, seconda clinica in Italia per trapianti da donatore, la clinica di Ematologia del Policlinico universitario da quest’anno ha dato il via ai trapianti da donatore non identico, ovvero tra genitori e figli. Nata nel 1989, la clinica è diretta dal novembre del 2000 da Renato Fanin. Triestino, 48 anni, laureato all’ateneo giuliano nel 1982, Fanin è giunto a Udine nel 1990, dove dirige anche la scuola di specializzazione in Ematologia e il Programma trapianto di cellule staminali emopoietiche. Fanin è membro della Commissione nazionale per i trapianti da donatore volontario e consigliere della Società italiana di Ematologia. Professor Fanin di che cosa si occupa la clinica? “Il nostro gruppo è dedicato alla diagnosi e terapia di leucemie, linfomi, mielomi, e malattie non neoplastiche del sangue, come le anemie e le aplasie. Negli ultimi tre anni ci siamo dedicati particolarmente all’applicazione del trapianto di cellule staminali emopoietiche per la terapia delle patologie del sangue. Per il trapianto c’è una fondamentale collaborazione con la Medicina trasfusionale dell’Azienda ospedaliera S. Maria della Misericordia che si occupa della raccolta e conservazione delle cellule staminali”. Che ruolo avete a livello regionale? “Non esistono altre cliniche di d ermatologia in regione. La clinica è punto di riferimento per le malattie del sangue dell’adulto. Vediamo pazienti dalle 4 province, con una ovvia prevalenza dell’Asl 4 Medio Friuli. Siamo centro di eccellenza anche in Italia: tra le prime cinque cliniche per i trapianti, tra le prime dieci per l’ematologia”. Il trapianto di midollo è uno dei fiori all’occhiello della clinica . “Certamente. Si tratta di una terapia importante e complessa. Abbiamo iniziato a trapiantare nel 1991 con gli autologhi, l’anno dopo con gli allogenici. Per il trapianto c’è bisogno di un donatore, che può essere il paziente stesso (trapianto autologo), oppure, in alcune patologie, si ricorre alle cellule staminali da donatore (trapianto allogenico). La maggior parte dei trapianti allo genici viene oggi eseguito da donatore familiare identico (fratello o sorella); qualora non vi fosse un donatore identico, si ricerca un donatore volontario nell’ambito del registro internazionale”. La clinica è la seconda in Italia per trapianti da donatore. “Complessivamente abbiamo eseguito 840 trapianti. Negli ultimi due anni la media è stata di 10 trapianti al mese. Il centro leader in Italia e in Europa, con 85 trapianti allogenici all’anno, è il dipartimento di Ematologia di Genova. La nostra clinica è stata, per il secondo anno consecutivo nel 2003, il secondo centro, con 48 procedure”. La novità del 2004 è l’avvio del trapianto non identico . “Sì. Nell’ultimo anno siamo partiti con il trapianto non identico, o parzialmente identico (aplo-identico), ossia di figli da genitori e viceversa. Si tratta di trapianti particolarmente complessi e costosi, perché hanno degenze lunghe, ma soprattutto si fondano sulla manipolazione delle cellule staminali, da eseguire in laboratorio per togliere l’innesco di eventuali reazioni di rigetto. Rappresentano una chance di guarigione per pazienti altrimenti incurabili”. Quali le specializzazioni della clinica? “Abbiamo raggiunto posizioni di eccellenza a livello nazionale con le terapie cellulari (trapianti) e le terapie molecolari. Queste ultime consentono di sostituire o associare alla chemioterapia nuovi farmaci in grado di colpire con precisione l’alterazione genetica responsabile della patologia, riducendo così gli effetti collaterali della chemioterapia, incrementandone le potenzialità e migliorandone i risultati”. Quali le carenze? “Ci sono grossi problemi di spazi dedicati e di personale nell’ambito del programma trapianti. In esso il personale coinvolto è numeroso, perché i passaggi sono molti, dalla degenza alla raccolta delle cellule staminali, dalla loro manipolazione alla tipizzazione del donatore, al follow up dei pazienti. In tutto sono coinvolte 15 persone di cui 6 strutturati, 3 specializzandi, e 5 borsisti Ail: 8 persone su 15 non sono strutturate, pur lavorando quotidianamente al programma”. L’attività di ricerca a cosa è dedicata? “Alle leucemie acute e croniche, al mieloma multiplo e al trapianto di cellule staminali emopoietiche. Nell’ultimo triennio l’attività scientifica ha prodotto 37 pubblicazioni su riviste internazionali. Inoltre, abbiamo avuto finanziamenti Miur per la ricerca sulla farmacoresistenza ai farmaci antiblastici e sulla ricostituzione immunologia nel trapianto. Nel 2000 e 2001 oltre al finanziamento per l’unità di ricerca abbiamo ottenuto anche il coordinamento nazionale”. Quanti casi segue la clinica all’anno? “Eseguiamo circa mille ricoveri all’anno. La leggera contrazione dell’ultimo anno è dovuta all’aumento del peso medio dei ricoveri (drg), ossia della complessità dei casi, che ha allungato i tempi di degenza. Abbiamo perseguito l’alta specialità. L’attività ambulatoriale è molto consistente, con circa 12 mila visite e circa 120 consulenze al mese. Da tre mesi è attiva una consulenza dedicata con l’ospedale di San Daniele”. Un impegno assistenziale notevole e gravoso. “Il nostro corrispettivo assistenziale è sicuramente sproporzionato al nostro ruolo di insegnamento nel corso di laurea, seppur non certamente all’attività scientifica e di ricerca. Questo crea notevoli disagi al Policlinico universitario, perché la sproporzione assistenziale dell’ematologia assorbe circa un quinto di tutto il budget”. Esiste una soluzione? “Ad esempio quella di svincolare dal budget del Policlinico il programma trapianto. La Regione potrebbe farsene carico. Tanto più che la conferenza Stato- Regioni ha approvato e fatto suo con un decreto legge il regolamento per l’utilizzo delle cellule staminali emopoietiche. Il nostro programma trapianto è già stato riconosciuto, e questo potrebbe essere la partenza per dedicare dei fondi a questo tipo di procedura”. Un contributo fondamentale alla vita della clinica si deve all’Associazione italiana leucemie, associazione malattie del sangue del Friuli Venezia Giulia (Ail). “Questa clinica non esisterebbe né sopravviverebbe senza l’Ail, cui dobbiamo tre ristrutturazioni (1993 unità di trapianto e climatizzazione delle degenze, 2001 day hospital e ambulatori nuovi, 2004 ristrutturazione completa del quarto piano e creazione di laboratori, studi, e day hospital). Stiamo ristrutturando, grazie alla donazione Carlo Melzi, il quinto piano, dove troveranno posto 11 letti di trapianto e terapia cellulare. La ristrutturazione complessiva, cui hanno totalmente concorso l’Ail di Udine e Pordenone e la Federazione delle Bcc, ha un valore di quasi 800 mila euro. Fondi totalmente privati: un dono prezioso dei malati di questa regione”. Attività assistenziale triennio 2001-2003     2001  2002 2003 Ricoveri  Ordinari 554   483   462 Day  Hospital                     436    491 483 Totale            990     974     945 Ambulatori Esterni 10.815 10.763  9.859 Consulenze    1.334  1.404  1.557 Totale  12.149 12.367 11.416 Drg medio* Ricoveri ordinari                  3.65    4.88    7.26 Ricoveri day hospital     1.35    1.35    2.31 Peso medio, complessità media della casistica  
Silvia Pusiol