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Medicina rigenerativa: nasce un centro specifico

All’Ateneo di Udine esperti di cellule staminali e ingegneria dei tessuti hanno dato vita ad un centro che darà risposte alla scarsità di organi disponibili (e che si candida a sede della prima Banca dei tessuti del Friuli-Venezia Giulia).
Affrontare il problema della scarsità di organi disponibili per il trapianto con l’utilizzo dell’ingegneria tessutale, sviluppare tecniche per ovviare al rigetto, produrre apparecchiature per aiutare i pazienti in attesa di trapianto a superare in buone condizioni il periodo necessario al reperimento d’organo, conoscere i meccanismi che regolano la proliferazione e la differenziazione cellulare. Sono gli obiettivi primi del Centro interdipartimentale di medicina rigenerativa (Cime) istituito dall’ateneo di Udine, alla cui direzione, per i prossimi tre anni, ci sarà Carlo Alberto Beltrami, direttore dell’Istituto di anatomia patologica del Policlinico universitario udinese, che da tempo si occupa dello studio delle cellule staminali al fine di riparare tessuti e organi danneggiati, senza dover ricorrere, in futuro, ai trapianti. A ffiancherà Beltrami il consiglio direttivo, di cui fanno parte i direttori dei dipartimenti di Scienze e tecnologie biomediche, Paolo Viglino, Ricerche mediche e morfologiche, Maurizio Marchini, Patologia e medicina sperimentale e clinica, Alfred Tenore , Scienze chirurgiche, Alfio Ferlito, e i responsabili dei progetti di ricerca. Al Cime, “che - dice Beltrami - favorirà l’inserimento della ricerca friulana nel panorama di uno degli ambiti più attuali e promettenti della ricerca mondiale”, possono aderire docenti e ricercatori di atenei italiani ed esteri, esperti esterni, enti, istituzioni, associazioni e soggetti privati. Accanto al trapianto di organi, “terapia consolidata e - dice Beltrami - spesso l’unica in grado di salvare e migliorare la vita di malati affetti da insufficienza irreversibile d’organo”, per alleviare il problema dell’insufficienza di donatori si è sviluppata la tecnologia dei trapianti di tessuti. “Il numero di pazienti in lista di trapianto - precisa Beltrami - continua ad aumentare. La domanda di organi dal 1998 ad oggi è praticamente raddoppiata a livello nazionale e regionale, e nel mondo il suo aumento annuale è del 15% con la morte di un paziente su 5 in attesa di trapianto. In Italia nel 2001 il numero di donatori disponibili ha soddisfatto meno di un terzo della domanda”. L’attività del Cime consentirà l’utilizzo di cellule coltivate in vitro per la produzione di sostituti funzionali di organi, ma anche lo sviluppo di apparecchiature per il trattamento di patologie acute terminali o da utilizzare in attesa di un organo compatibile. “Una delle finalità del Cime - afferma Beltrami - è lo sviluppo della conoscenza in alcuni settori d’avanguardia della medicina moderna, con finalità di operare il trasferimento delle conoscenze “dal laboratorio al letto del malato”, il che rappresenta una delle maggiori sfide della ricerca attuale ” . Tra le aspirazioni del Cime, anche quella di diventare sede di attivazione di una Banca dei tessuti regionale, che contribuirebbe ad alleviare considerevolmente i problemi relativi alla disponibilità di organi per il trapianto terapeutico. “La Banca dei tessuti - spiega Beltrami - è una struttura del Servizio sanitario regionale che si occupa della disponibilità di organi, tessuti e cellule per i trapianti. Ogni Regione riceve un finanziamento statale per la Banca, e organizza le strutture presso le realtà sanitarie locali a seconda delle loro specificità e professionalità”. Attualmente la Regione FVG investe fondi in varie strutture extra-regionali, tra cui la Banca di epatociti di Ferrara, con cui lavora la clinica Chirurgica del Policlinico universitario udinese. “Come ricaduta dell’attività del Cime - aggiunge Beltrami - ci proponiamo di riuscire a convincere la Regione a credere nelle nostre capacità e a finanziare specifiche Banche d’organo nell’ambito delle attività del Cime stesso”. Anche per l’uso dei tessuti a scopo di trapianto terapeutico rimane il problema della difficoltà a soddisfare la richiesta. Per questo sono state sviluppate tecniche che consentono la proliferazione di cellule in vitro, provenienti dal tessuto stesso la cui funzione si intende sostituire e dal midollo. L’attività del Cime prevede ricadute anche sul piano industriale e occupazionale “con l’apporto - conclude Beltrami - di importanti innovazioni tecnologiche, la partecipazione sempre più massiccia del mondo produttivo e commerciale nell’ambito medico-chirurgico, motore della creazione di industrie del comparto avanzato delle biotecnologie, anche da parte del personale che ha completato la formazione presso il Centro con effetti moltiplicativi sull’occupazione”.