Infarto, i rischi ancora sconosciuti
Individuare, in ambito cardiovascolare, i fattori di rischio ancora sconosciuti, e definire le relazioni di tali fattori con le cure per il controllo della pressione arteriosa. Sono gli obiettivi dello “Studio sul ruolo dei fattori di rischio minori nello sviluppo e nella progressione del danno cardiovascolare e renale e su possibili interventi terapeutici” condotto nella Clinica Medica del Policlinico univer-sitario. “Le malattie cardiovascolari - spiega il direttore, Leonardo Sechi - colpiscono circa il 30% della popolazione adulta. La causa prima è l’ipertensione, fattore che maggiormente contribuisce al determinarsi di danni legati all’arterosclerosi, e che si estrinsecano a livello cardiaco, cerebrale, renale, arterioso ed oculare, traducendosi in infarto del miocardio, nell’ictus cerebrale, nell’insufficienza cardiaca, nell’insufficienza renale, nell’arteriopatia obliterante degli arti inferiori, ossia nelle patologie che sono in assoluto le più diffuse e di maggior onere assistenziale nel mondo occidentale”.
Tuttavia, la relazione tra i livelli pressori e le malattie cardiovascolari è spesso indipendente dalla presenza dei comuni fattori di rischio, quali il diabete, il fumo, l’ipercolesterolemia, l’obesità e si calcola che in circa un quarto delle persone che vanno incontro a un evento cardiovascolare prima dei 50 anni non è rilevabile alcuno di questi fattori. Lo studio longitudinale condotto dalla Clinica Medica, giunto, in alcuni pazienti, al decimo anno di follow-up, mira ad individuare in un’ampia
popolazione di pazienti ipertesi i fattori di rischio cardiovascolare ancora sconosciuti, a definirne il ruolo nel predire gli eventi cardiovascolari e l’evoluzione della disfunzione renale e, infine, a valutare l’effetto di eventuali terapie.
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