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Un futuro senza trapianti è possibile: ci lavora l’Istituto di Anatomia

Riparare i tessuti e gli organi danneggiati è possibile. Con le cellule staminali. La ricerca del Policlinico universitario ha compiuto molti progressi per le patologie del cuore, ma sono studiate anche le possibilità legate ai trapianti di fegato e midollo osseo.
Un futuro senza trapianti è possibile: ci lavora l’Istituto di Anatomia Intervista al direttore Beltrami     Attraverso analisi istopatologiche e citologiche giunge alla diagnosi delle malattie, svolge attività di ricerca contro il cancro e collabora attivamente al settore trapiantistico del Policlinico universitario di Udine. E’   l’Istituto di Anatomia e Istologia patologica che, fin dalla sua nascita nel 1998, è diretto dal professor Carlo Alberto Beltrami, che annuncia: “Un futuro senza più trapianti d’organo è immaginabile e sempre più vicino”. Ferrarese, 61 anni, Beltrami ha conseguito nel   1978 l’idoneità nazionale a primario per il Servizio di anatomia patologica ed è diventato professore ordinario di Anatomia patologica nel 1985. Dall’università di Ancona è arrivato a Udine nel 1988, dove è stato nel 1990 direttore sanitario del Policlinico, dal 1992 direttore della Scuola di specialità in oncologia, nel 1994 pre-sidente del Policlinico, dal 1996 direttore della scuola di specialità in Anatomia patologica. Dal 1997 è inoltre direttore della rivista “Advances in clinical pathology”. Professor Beltra mi, davvero possiamo immaginare un futuro senza trapianti? “È un settore su cui si sta lavorando attivamente. L’Istituto studia la capacità rigenerativa degli organi. Nel mondo vi è scarsa disponibilità di organi da trapiantare, mentre la richiesta aumenta continuamente, creando lunghe liste di attesa. Trapiantare organi significa purtroppo prelevarli da individui sani deceduti in modo violento. L’alternativa è quella di creare organi artificiali, oppure di avere a disposizione mezzi che consentano di riparare i tessuti e gli organi danneggiati: noi lavoriamo proprio su questo, ovvero sulla possibilità di avere a disposizione cellule staminali da trapiantare nell’organo malato per ripararlo. Si tratta di cellule non specializzate, in grado di differenziarsi in diversi tessuti arrivando a dare origine anche a organi complessi. Ci occupiamo delle patologie del cuore, ma studiamo anche i problemi e le possibilità legate ai trapianti di fegato e midollo osseo”. A che punto è la ricerca? “Dal punto di vista sperimentale abbiamo fatto notevoli progressi, individuando molti “sottotipi” di cellule staminali. Cerchiamo di capire se esistano cellule capaci di proliferare e di riparare un eventuale danno al cuore. Altrettanto facciamo con il fegato, nel quale stiamo isolando cellule in grado di crescere, e con il midollo osseo. Forse proprio dal midollo osseo, ricchissimo di cellule staminali, potremo ricavare informazioni utili anche per gli altri organi. L’isolamento e la crescita delle cellule staminali d’organo sono problematici, perché esse sono relativamente poche. Tuttavia il loro riconoscimento e la loro selezione sono importanti ai fini di una possibile rigenerazione tissutale”. Il prossimo passo? “Il trasferimento delle sperimentazioni dal laboratorio al letto del malato. Siamo ancora abbastanza lontani dall’ottenere un utilizzo di queste cellule per usi terapeutici, anche se alcune sperimentazioni cliniche sono promettenti” . Quando comincerà la sperimentazione? “Non prima di quattro o cinque anni. Tecnicamente lo potremmo fare anche oggi, come in Germania, dove sono partiti con il trapianto di cellule prelevate dal midollo osseo e iniettate nel cuore di soggetti infartuati. I primi risultati sono incoraggianti, ma non conosciamo il meccanismo esatto secondo cui funzionano queste terapie. Solo la conoscenza del meccanismo d’azione della terapia ci può spingere a proseguire con la sperimentazione. Tra 4-5 anni avremo senza dubbio molte più informazioni”. L'Istituto svolge anche un'intensa attività di diagnostica. “Sì, svolgiamo le analisi per le diagnosi istopatologiche e citologiche di tutte le cliniche del Policlinico universitario e delle Aziende sanitarie 3 e 4. Analizziamo circa 18 mila casi istologici e più di 30 mila casi citologici all’anno. La diagnosi delle malattie prevede spesso l’a-sportazione di un frammento di tessuto tramite biopsia. Le diagnosi istologica e citologica sono quelle che hanno ancor oggi la maggiore attendibilità, con il 99.8% di accuratezza. Per questo quando si ha la necessità di una diagnosi certa e precisa sulla natura di una malattia, è necessario praticare una biopsia, che poi viene inviata all’anatomo-patologo”. La biopsia fa pensare alle malattie tumorali. In realtà che tipo di biopsie analizzate? “Per almeno il 50% si tratta di analisi su biopsie effettuate per patologie infiammatorie, degenerative, reattive in senso generico. Ad esempio, gran parte delle biopsie esaminate riguardano la patologia cutanea o infiammatoria del tratto gastro-enterico. Certamente le indagini per patologie tumorali sono le più impegnative, ma numericamente limitate”. Operate anche in stretta collaborazione con l'attività trapiantistica. “Siamo fortemente coinvolti in questa attività, sia con il centro trapianti d’organo della clinica Chirurgica, sia con la clinica Ematologica per i trapianti di midollo osseo, la cui attività è numericamente la seconda in Italia. Interveniamo prima e dopo i trapianti. Accertiamo che l’organo da trapiantare sia idoneo, esaminiamo le biopsie post-trapianto per monitorare l’andamento dell’organo trapiantato. L’attività è enorme ed è svolta con le tecniche più moderne. L’immunoistochimica, la biologia molecolare, la microscopia elettronica sono strumenti che ci portano a diagnosi quanto più possibile complete e corrette”. La vostra attività di analisi apporta un contributo notevole anche alla ricerca contro il cancro. “Ci occupiamo della caratterizzazione dei tumori, ricercando la presenza di “marcatori”, molecole e sostanze presenti nelle cellule tumorali, che ci consentono di valutarne la natura, l’aggressività, la possibilità di utilizzare terapie mirate. Siamo all’avanguardia nell’applicazione di metodi diagnostici e prognostici dei tumori. Lavoriamo in stretta collaborazione con la Radiologia, la Chirurgia e l’Oncologia in modo che ogni lesione sospetta sia biopsiata e analizzata nel tempo più breve possibile. Dall’analisi della biopsia, forniamo al chirurgo tutti gli elementi per arrivare ad un intervento il più corretto e conservativo possibile. Dalla stessa biopsia e dal pezzo operatorio ricaviamo i dati utili all’oncologo per impostare la corretta terapia, partecipando spesso a protocolli sperimentali e terapie innovative”. E l'attività autoptica? “Sta diminuendo, come in tutto il resto del mondo. L’avvento di nuovi metodi diagnostici, ma anche una serie di ragioni di costume, culturali e religiose, hanno portato a una diminuzione del numero delle autopsie. Da un’autopsia, in realtà, si ricavano il 20-30% di cause di morte che sfuggono alla clinica. Inoltre, l’autopsia ha un altissimo valore educativo, per gli studenti e per i medici”.   Personale al 01.01. 2004 Dirigenti sanitari 8 Comparto (sanitari o ed amministrativo) 32 Totale       40     Attività 2002- 2003 Prestazioni    2002     2003   % Biopsie/citologi e ambulatoriali 40.056  43.174 7,78 Biopsie/citologi e degenti Policlinico universitario 9.577 10.070 5,15 Biopsie/citologi e degenti altre aziende ospedaliere 9.474 9.963 5,16 Totale   59.107 63.207   6,94  
Silvia Pusiol