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“L’utilizzo della scienza deve essere controllato, ma non impedito”. Parola di Nobel

La voce è chiara e senza incertezze, il passo è deciso. Si schernisce dagli applausi e accoglie i complimenti con una punta di timidezza. Rita Levi-Montalcini attraversa l’aula magna dell’Università di Udine stracolma di oltre 800 professori e studenti, che hanno accolto la professoressa con una standing ovation e un lungo applauso, ripetuti anche alla fine della “lezione”, quando le persone si sono affollate intorno al premio Nobel per chiedere un autografo. A 94 anni compiuti, definisce la sua vita “felice, combattuta, ma serena”. Parla di scienza, di progresso, ma una parte centrale della sua relazione non può che essere dedicata alle donne, quelle africane, per le quali ha deciso di impegnare l’ultima fase della sua vita, in modo da garantire loro un’istruzione. Professoressa, che cosa realmente penalizza la ricerca in Italia? Soltanto la mancanza di finanziamenti o c’è anche qualche altra causa? “Si deve riconoscere che ancora oggi vengono premiati i ricercatori in base agli stanziamenti a pioggia e non in base al valore scientifico. La ricerca italiana soffre sia per lo scarso stanziamento di fondi, sia per il fatto che questi non sono distribuiti in base al merito”. La libertà e l’autonomia della scienza deve essere assoluta? “Oggi si pone il problema di una più obiettiva valutazione della responsabilità della scienza nella crisi della civiltà contemporanea. Una libera revisione delle pre-messe e il rifiuto delle leggi che non si adeguano più alle nuove conoscenze sono alla base stes-sa dell’etica della scienza che esce consolidata da questo continuo processo di autocritica”. Ma esistono dei valori di fronte ai quali lo scienziato è obbligato a fermarsi? “Le recenti scoperte in campo biologico e in particolare in quello dell’ingegneria genetica riportate dai mass media non sufficientemente informati hanno suscitato preoccupazioni e timori fra i non addetti ai lavori. Seppure nella maggioranza dei casi questi timori derivano da una disinformazione, bisogna riconoscere che oggi l’uomo ha acquisito un potere senza precedenti sulle specie viventi, inclusa la specie umana. Si è perciò imposta l’istituzione di commissioni di bioetica formate da esperti provenienti dal settore scientifico, filosofico e religioso, preposti al controllo delle modalità di applicazione delle scoperte in base al principio che non tutto quello che la scienza può fare è lecito fare. L’utilizzo delle scoperte scientifiche deve essere controllato, ma non impedito”. Alla Carta dei Diritti dell’Uomo lei ha aggiunto nel 1998 quella dei “Doveri”: quali sono oggi i   doveri che gli uomini rispettano di meno tra quelli indicati nel documento? “La dichiarazione dei diritti umani ha rappresentato una delle maggiori conquiste civili del ventesimo secolo. Riconoscere e rispettare i diritti dell’uomo equivale ad assumere specifici doveri, come quello di garantire adeguati livelli di vita a tutti i popoli e, quindi, condizioni ambientali accettabili per le generazioni future. Pertanto va considerato, quale obbligo morale, e ancor più come scienziati ed educatori di assolvere a questi doveri, anche a costo di scontrarsi con interessi dettati dalle tradizionali sfere di influenza legate al potere”. Lei ha trascorso molti anni negli Stati Uniti, dove ha svolto numerose attività di ricerca. Poi è tornata in Italia. Possiede, quindi, una duplice esperienza. Che cosa ha in più l’America dell’Italia? “È indubbio che negli Stati Uniti la donna ha raggiunto una parità sociale con gli uomini e gode di una situazione non paragonabile a quella tutt’ora in atto nella maggioranza dei Paesi. Non sono tuttavia in grado di stabilire un parallelo con la situazione della donna in Russia e in Cina. Nel mondo occidentale, malgrado la totale uguaglianza sul piano civile e una posizione privilegiata nell’ambito familiare, le donne sono ancora ben lontane dall’aver raggiunto una parità con gli uomini nelle posizioni di comando sia nel settore politico che in quello culturale. Esiste tuttora un’enorme distanza numerica nelle posizioni ai più alti livelli gerarchici politici e universitari tra gli appartenenti ai due sessi”. Fin da ragazza si è battuta per valorizzare il ruolo delle donne. Una lotta che la vede protagonista anche oggi, nel tentativo di dare un’istruzione alle donne africane. Rispetto a quasi un secolo fa, il ruolo della donna nella società occidentale è radicalmente mutato. Qual è il suo bilancio? “Rispetto agli uomini, le donne hanno dimostrato di saper mettere in pratica iniziative estremamente valide, superando difficoltà burocratiche. In molti casi il successo ottenuto è stato tanto più meritevole in quanto ha richiesto eccezionale coraggio nel contrapporsi a dogmi secolari”.
Simonetta Di Zanutto