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Allarme infortuni: sono le prima causa di morte dei bambini

I risultati di uno studio promosso dalla Commissione europea e realizzato dalla cattedra di Igiene ed epidemiologia.
Fabio Barbone, D’Anna Little e Francesca Valent
In Italia, come in Europa, gli infortuni sono la prima causa di morte in età pediatrica. Il tasso medio di mortalità per infortuni nel nostro Paese nel periodo 1998-2003, pari a 17,95 morti per 100.000 persone tra 0 e 19 anni, non raggiunge i livelli registrati in altri Stati membri dell’Unione europea, ma rimane pur sempre rilevante. Il tasso medio dell’Unione è 10,93, mentre quello più basso è della Svezia con 5,77. Nel 2001 nel nostro Paese hanno perso la vita per infortuni 2030 bambini e ragazzi tra 0 e 19 anni. Se il tasso di mortalità per infortunio fosse stato ridotto a quello della Svezia, nello stesso anno si sarebbero potute salvare 1213 vite. È quanto emerge da uno studio triennale condotto dalla cattedra di Igiene ed epidemiologia della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Udine. Sono considerati infortuni eventi come annegamenti, avvelenamenti, cadute, colpi, incidenti stradali, urti e ustioni. La ricerca dell’Ateneo friulano rientra nel progetto “Child safety action plan” (Csap), promosso dalla Commissione europea (http://www.eurosafe.eu.com), al quale hanno partecipato 18 nazioni dell’Unione. Obiettivo del progetto è quello di sviluppare un “pacchetto” di strumenti e di processi standardizzati per promuovere la realizzazione di piani nazionali di azione per la sicurezza del bambino nei paesi partner. L’Italia, spiega lo studio dell’Ateneo friulano, ha svolto un lavoro ragionevole nella prevenzione degli infortuni in età pediatrica per quanto riguarda la sicurezza in moto e motorino. Ma altre aree della sicurezza stradale quali la tutela dei pedoni, dei passeggeri e dei ciclisti, e gli annegamenti, le cadute, gli avvelenamenti e la sicurezza domestica in generale non hanno ricevuto la stessa attenzione. Il nostro Paese, suggerisce l’indagine, dovrebbe adottare misure preventive efficaci mediante un approccio combinato di educazione, ingegneria e applicazione di standard e regolamenti. Lo studio è stato svolto da un gruppo di ricerca coordinato da Fabio Barbone, professore di Igiene generale e applicata, e dalle dottoresse D’Anna Little e Francesca Valent. «Il nostro Paese – spiega Barbone – ha una discreta dotazione di infrastrutture e potenzialità per la prevenzione degli infortuni pediatrici ma, anche a causa dell’autonomia delle Regioni, le strategie di prevenzione sono piuttosto frammentate. è quindi auspicabile una leadership centrale più forte per garantire un approccio coordinato al problema». Sulla base dei risultati dello studio, il gruppo di ricerca dell’Università di Udine ha elaborato un “Piano d’azione per la tutela della sicurezza dei bambini”. Il documento è già stato inviato al Centro per il controllo delle malattie (Ccm) del ministero della Salute in vista della preparazione del Piano nazionale di prevenzione 2008-2010. Il “Piano d’azione” invita il ministero a perseguire dieci obiettivi: istituire un’agenzia governativa per coordinare le attività di prevenzione; attivare una rete nazionale di professionisti che promuova la causa della sicurezza dei bambini; rafforzare ed estendere i sistemi di raccolta dati sugli infortuni; creare un archivio nazionale degli infortuni; costituire una rete di organizzazioni di professionisti della sicurezza dei bambini specializzati nella sicurezza dei prodotti e nelle modifiche dell’ambiente; sviluppare un piano legislativo e regolatorio; identificare un’entità governativa che coordini le attività legislative in materia di sicurezza dei prodotti per i bambini; migliorare l’applicazione locale delle leggi sull’uso dei dispositivi di sicurezza dei bambini; stabilire uno strumento per divulgare e comunicare l’attività di prevenzione degli infortuni; promuovere l’informazione e l’educazione alla cultura della salute e della sicurezza verso tutti i soggetti interessati, insegnanti, genitori e bambini. «La tutela della sicurezza dei bambini – sottolinea Barbone – dovrà essere una priorità. Per i prossimi dieci anni immaginiamo un sistema di tutela della sicurezza dei bambini italiani ben integrato, uniforme a livello nazionale e con una particolare attenzione alle realtà regionali». Le fasi del “Child safety action plan” sono state tre. Nella prima i paesi partner hanno adottato un insieme comune di indicatori infortunistici del bambino. Nella seconda, ogni paese ha divulgato degli esempi di buona pratica di interventi mirati alla prevenzione degli infortuni in età pediatrica. La terza fase si è concentrata sullo sviluppo di specifici piani d’azione per la sicurezza del bambino. Oltre all’Italia al progetto hanno partecipato Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda del Nord, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Scozia, Spagna, Svezia e Ungheria. Tasso standardizzato medio di mortalità per infortunio per 100.000 persone (0-19 anni) nel periodo 1998-2003   Svezia 5,77 Paesi Bassi 6,56 Norvegia 8,06 Danimarca 9,26 Ungheria 10,14 Unione europea 10,93 Scozia 10,95 Germania 11,85 Repubblica Ceca 12,32 Spagna 14,19 Irlanda del Nord 14,30 Polonia 15,76 Austria 17,52 Italia 17,95 Francia 18,23 Portogallo 22,16 Belgio 25,63 Estonia 26,12 Grecia 28,29 Fonte: elaborazione dal database di mortalità dell’Organizzazione mondiale della sanità      
Stefano Govetto