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Da Pozzo: "Ateneo, luogo di gemmazione di idee, anche per l'impresa"

Una volta gli scienziati parlavano "in modo incomprensibile" e gli imprenditori si limitavano a "borbottare". Oggi dialogano. Lo spiega il presidente della Camera di Commericio di Udine
La scienza, la ricerca, la qualità delle risorse umane stanno alla base della società del domani. Una società basata sulla conoscenza, una società innovativa, creativa e tecnologicamente avanzata. Il processo, già avviato, per raggiungere il nuovo traguardo vede, fra gli attori principali, l’università e le imprese. Due realtà,  – anzi due sistemi - oggi in stretto rapporto fra loro, che dialogano e si confrontano, ma devono anche imparare a lavorano insieme. “Perché – spiega Giovanni Da Pozzo, presidente della Camera di Commercio di Udine da qualche mese – per sostenere l’innovazione, occorre innovare il modo di trasferire la tecnologia e il know how, in tutti i settori”. Cinquantadue anni, tolmezzino, è laureato in economia e commercio. Impegnato da sempre nell’attività commerciale di famiglia, ha ricoperto numerosi incarichi in importanti strutture locali e nazionali, dalla Confcommercio ai Confidi. Attualmente, oltre a presiedere la Camera di Commercio di Udine rappresenta il sistema italiano dei Confidi in Europa, presiede Finpromoter, è consigliere di Confcommercio International (Bruxelles) e di Mediocredito Fvg. Convinto sostenitore di una “innovazione trasversale”, che contamini veramente tutti i settori, dalla produzione al commercio, dal turismo all’artigianato, dall’agricoltura alla finanza, Giovanni Da Pozzo il suo rapporto con l’Università non lo ha mai interrotto. “Ho sempre ritenuto l’Università una sorta di luogo di gemmazione di nuove idee, non solo in termini di progetti, ma anche di modalità di lavoro. Per un periodo, questa forte capacità elaborativa è rimasta però come incapsulata, non riusciva a tradursi in benefici concreti per il territorio”. Perché, secondo lei? “Per due ordini di motivi che definirei speculari. Da un lato il mondo della ricerca, della scienza, autoreferenziale, non faceva nessuno sforzo per farsi capire dal mondo dell’impresa, a cominciare dal linguaggio utilizzato, comprensibile solo dagli addetti ai lavori. Dall’altro gli imprenditori, naturalmente diffidenti verso tutto ciò che è intangibile, non chiedevano con chiarezza, borbottavano ma senza cercare un confronto vero. Risultato: polemiche a non finire, diffidenza reciproca, incomunicabilità e tempo perso. Direi che si trattava di due mondi non interconnessi fra loro”. Oggi le cose sono cambiate? “Moltissimo, anche se siamo appena agli inizi. Oggi c’è un dialogo continuo fra università, imprese e istituzioni, uno scambio che trasforma le conoscenze in cambiamenti organizzativi e produttivi. D’altra parte il Friuli Venezia Giulia può vantare la presenza di due università, una scuola superiore, e una rete di oltre un centinaio di centri di ricerca dove operano 8 mila addetti. Disponiamo di un rapporto fra ricercatori e abitanti (8,8 ogni 1000 persone) fra i più alti del mondo e, nell’ambito delle imprese, la crescita più elevata si registra nel terziario avanzato. Nonostante ciò, curiosamente, nell’immaginario collettivo è ancora fortemente radicata l’idea di una regione per certi versi marginale. Per questo credo si debba premere sull’acceleratore e osare”. Concretamente, quali sono le azioni da incentivare? “La collaborazione. Può sembrare una risposta banale, ma non lo è. Un esempio? Confcommercio da anni ha avviato un programma di lavoro con la Facoltà di Economia dell’Università di Udine che ha portato alla realizzazione di un osservatorio sul Commercio, Turismo e Servizi, alla creazione di una banca dati preziosissima per studiare l’evoluzione dei singoli comparti e le tendenze del mercato. Avere a disposizione dati reali e aggiornati significa disporre di uno strumento strategico per programmare. Altrettanto è stato fatto dal Confidi Commercio, una realtà in forte evoluzione, che ritiene determinante l’individuazione di prodotti di finanza innovativa per il sostengo delle piccole e medie imprese”. Anche la Camera di Commercio di Udine ha in corso una serie di progetti con l’Università. “Sì, il rapporto è iniziato con la progettazione comune di una serie di master (turismo, diritto internazionale nell’ambito della logistica e dei trasporti, metallurgia, gestione di grandi eventi), per poi proseguire con l’attivazione del laboratorio di metallurgia, la gestione del servizio di consulenza in tema ambientale sviluppato insieme all’Azienda Speciale Ambiente, la partnership con il Consorzio Friuli Innovazione per il lancio del Parco Scientifico e Tecnologico, la collaborazione con il Catas, il nostro fiore all’occhiello per quanto riguarda le prove sui materiali e la ricerca applicata al design”. Programmi per il futuro? “Incrementare la collaborazione riguardante i percorsi formativi di eccellenza innanzitutto. Investire nella società della conoscenza significa agire sulle generazioni più giovani, attraverso una diffusione più capillare dei saperi scientifici e tecnologici e un’educazione permanente. E poi lavorare insieme per stimolare l’incontro fra domanda e offerta di innovazione, sostenendo progetti comuni di ricerca applicata e di trasferimento tecnologico. Buona ricerca fa buon business, non dimentichiamolo. Il futuro sarà di chi saprà produrre e mettere in pratica conoscenza innovativa”.
Raffaella Mestroni