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Cellulari "camaleontici" e biosensori per fare impresa

Due nuove imprese nate dall'incubatore Technoseed. MoBe propone un nuovo modo di usare i palmari, AllTek Innovaction si dedica alla sintesi dei metodi di misura
Il cellulare? Come tu lo vuoi. “Domestico” fra le quattro mura di casa, dove è in grado di controllare le luci, la lavatrice e l’impianto di riscaldamento, “turistico” all’aeroporto, dove sa dirti quando arriverà l’aereo che stai aspettando o quando partirà il volo che devi prendere. In una parola, “camaleontico”, o, meglio ancora, mobile. Perché proprio questo aggettivo è alla base della filosofia (e del nome) di MoBe, l’azienda nata come spin off dell’Università di Udine che ha messo a punto l’architettura innovativa omonima che consente di far fare ai cellulari (e ai palmari) le operazioni appena descritte, ma anche molte altre a seconda del luogo in cui si trova l’utente. Servizi giusti al posto giusto: che sia il salotto di casa o l’auto o il supermarket, telefonini e palmari interagiranno in modo intelligente con l’ambiente che li circonda.
Sta qui il “mobil being”, l’“essere mobili” ispirato dal “Being digital” del guru del Mit Nicholas Negroponte, da cui nasce l’acronimo MoBe. Accolto nell’incubatore Techno Seed, lo spin off fondato da ricercatori, assegnisti e docenti dei dipartimenti di Matematica, Informatica e Ingegneria elettrica, gestionale e meccanica dell’ateneo friulano, si è trasformato nel tempo in impresa, approdando anche alle finali di Start Cup Udine 2006: divenuta srl nel settembre 2006, a gennaio scorso ha avviato la sua attività al Parco scientifico e tecnologico udinese. Come spiegano i sette soci di MoBe Paolo Coppola, Vincenzo Della Mea, Luca Di Gaspero, Stefano Mizzaro, Ivan Scagnetti, Luca Vassena e Paolo Zandegiacomo Riziò, l’obiettivo è quello di «guardare oltre» l’attuale visione dei dispositivi mobili, ricordando che i cellulari che oggi, spesso, usiamo solo per telefonare o ricevere sms, sono in realtà dei veri computer portatili, più potenti di un calcolatore da scrivania di cinque anni fa.
Oltre all’architettura informatica MoBe, l’altro fiore all’occhiello dell’impresa è MobInfo, un servizio che permette di inviare messaggi o immagini a persone che si trovano nello stesso luogo. Per esempio, in una fiera, dove i visitatori che si registrano al servizio, mentre passeggiano fra gli stand, possono ricevere sul loro telefonino informazioni, biglietti da visita digitali o indicazioni inviate dagli espositori o dagli organizzatori. Uno dei progetti più recenti sviluppati dall’impresa è poi MoBeVajont. Grazie a questo sistema (supportato dall’Imont e realizzato assieme al Comune di Erto in collaborazione con il Parco delle Dolomiti friulane) basta avvicinarsi alla chiesetta vicina alla diga del Vajont per ricevere un’applicazione per il telefonino, che poi può essere usato per leggere i codici grafici bidimensionali posizionati in sei punti d’interesse, ottenendo così gratuitamente informazioni audio, ma anche immagini e messaggini che riguardano la diga e altri luoghi di rilievo. Non male per un’idea nata quasi per caso, dalle chiacchiere fra colleghi, e sviluppata grazie al primo finanziamento ottenuto dalla Crs di Gemona.
Da una sintonia nata fra i banchi universitari e rafforzata nei laboratori accademici fra chimici e ingegneri che lavoravano fianco a fianco nel campo dei sensori, è sorta anche AllTek Innovation, che dal 2006 è entrata a far parte delle aziende incubate da Techno Seed. Costituita nel 2004, quando si è insediata alla Bic di Gorizia, la società è stata fondata da Barbara Piuzzi e Alessandro Cont, ingegneri elettronici, e Annamaria Borri, esperta in chimica farmacologica. Un mix di competenze diverse che si è rivelato fondamentale per l’attività dell’azienda, che, con il supporto di una rete di “senior scientist” industriali e universitari, si dedica alla sintesi di metodi di misura, all’identificazione dei modelli e all’analisi metrologica. AllTek Innovation è in grado di creare sensori biofotonici, biosensori e “nasi elettronici”. Sistemi diversi per le più svariate applicazioni: dalla diagnostica industriale a quella ambientale, fino a quella medica. Fra i progetti più importanti sviluppati dall’azienda va ricordata la messa a punto di un sistema in grado di misurare tempi di ritardo infinitesimi, dell’ordine del picosecondo, che può essere messo a frutto nell’ambito della ricerca scientifica ed industriale. L’impresa punta a fare da tramite preferenziale fra il mondo della ricerca e quello della produzione: fra i suoi committenti, oltre a numerose aziende private, anche Area Science Park e il Sincrotrone di Trieste.
Camilla De Mori