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Alla ricerca della valutazione perduta

Sembrava non fosse mai andata così bene: nel 2007 l’Università di Udine è riuscita a piazzarsi al primo posto in Italia con tre delle sue 10 facoltà nella classifica del Censis. Per Lingue e Medicina si è trattata di una riconferma, mentre per Scienze della formazione una nuova conquista. Non solo, anche le restanti facoltà sono risultate fra le prime dieci. Poche settimane dopo e un’altra classifica, questa volta stilata dal Il Sole 24 ore, rivela che l’ateneo friulano perde posizioni, arretrando al 24° posto in Italia rispetto al 16° dell’anno precedente. Parametri. Una contraddizione? Niente affatto. Semplicemente i risultati possono cambiare se si modificano i criteri presi in considerazione. Ce ne sono alcuni di tipo qualitativo (il Censis, solo per fare un esempio, rileva la capacità di portare a termine il ciclo di studi nei tempi prestabili), altri di tipo quantitativo (Il Sole24 ore, per fare un altro esempio, calcola il rapporto tra studenti in corso e docenti di ruolo). Efficienza e meritrocrazia. Succede anche con le classifiche ministeriali. La Commissione tecnica per la Finanza pubblica del ministero dell’Economia e delle Finanze ha elaborato e pubblicato la scorsa estate due “classifiche” che hanno fatto molto parlare di sé, anche perché sono state inserite dai ministri Mussi e Padoa Schioppa nel “Patto per l’Università e la Ricerca” e nel “Libro verde della finanza pubblica”, due documenti da cui dipenderanno le sorti finanziarie di molte realtà italiane. La prima classifica riguarda il livello di sottofinanziamento agli atenei nel 2006. Il risultato per Udine è clamoroso. Si trova al quarto posto in Italia fra gli atenei sotto finanziati. La distanza dal Fondo di finanziamento ordinario assegnato (pari a 70 milioni 640 mila) e quello “teorico”, ovvero quello che l’ateneo meriterebbe di ricevere sulla base dei parametri di qualità stilati dal ministero (numero di studenti iscritti, crediti formativi acquisti, numero di laureati, risultati della ricerca), è pari al 21,9%. Uno “scippo” di quasi 16 milioni di euro. Classifiche ministeriali. Ma è sufficiente scorrere la classifica riportata alla pagina successiva dei documenti ministeriali per trovare però un’altra classifica, con ben altri risultati. In questo caso il ministero ha calcolato la quota di Fondo di funzionamento utilizzata per le spese di personale, che, per legge, non può superare il 90%. Udine arriva a 90,9%. Neanche un decimale in più, ma quanto basta per finire fra i 19 atenei giudicati “non virtuosi”. Cosa succederebbe però se l’ateneo ricevesse la quota di finanziamenti che davvero gli spetta? Fatti due conti, la spesa per il personale scenderebbe a quota 74,7% del Fondo ordinario. Carte in regola. Il rettore Furio Honsell non ci sta a venire “strigliato” da Roma: “Nelle condizione in cui operiamo –afferma – siamo fin troppo bravi. Abbiamo assunto 44 precari e 40 ricercatori, perché è su di loro che si fonda l’innovazione e l’eccellenza. Spero che per il Governo essere virtuosi non significhi far fuggire all’estero le menti migliori e lasciare le persone nella precarietà”. Indispensabile, poi, come sottolinea il direttore amministrativo, Daniele Livon, modificare l’approccio metodologico anche in merito alla tempistica di erogazione dei fondi: “Difficile fare programmazione e garantire progetti a medio e lungo termine – evidenzia – se i fondi sono ripartiti a fine anno. Il 2008. La Crui auspica che la legge finanziaria del 2008 avvii davvero quell’ormai ineludibile azione strutturale che sia in grado di dare nuovo slancio al sistema universitario, assicurando rigore e trasparenza alle modalità di destinazione e di gestione delle risorse e favorendo il ricambio generazionale e l’ingresso di giovani ricercatori. Il Patto dice anche che l’Agenzia nazionale di valutazione stabilirà i parametri di efficienza per premiare i virtuosi. In attesa che nel 2008, come prospettato da Mussi e Padoa Schioppa, vengano divisi fra i più meritevoli circa 350 milioni (su circa 7 miliardi di euro all’anno), ovvero il 5% del Fondo ordinario, il dubbio è lecito: non è che al ministero si scorderanno che Udine è sotto finanziata e in Friuli arriveranno solo le briciole? E quale sarà il criterio con cui le varie classifiche saranno prese in considerazione? L’auspicio, all’ateneo di Udine, è che il merito non sia premiato solo a parole.   Le novità della Finanziaria Nella nuova Finanziaria trova conferma il Patto per l’università e la ricerca sottoscritto tra Mussi e Padoa-Schioppa la scorsa estate e portato all’attenzione della Crui a settembre. Nello stato di previsione del Ministero dell’università e della Ricerca è stato istituito un fondo con una dotazione finanziaria di 550 milioni di euro per il 2008, 550 milioni per il 2009 e altrettanti per il 2010. Un “piatto” di circa un miliardo e 650 milioni di euro che dovrebbe essere spartito fra le università che dovranno adottare un piano programmatico, entro gennaio 2008, volto a sviluppare l’efficienza del sistema universitario e a sostenere la qualità degli studi e delle ricerche. per elevare la qualità e l’efficienza. Una cifra che va ad aggiungersi ai 400 milioni di euro di aumento previsti dal disegno di legge della nuova Finanziaria per i settori dell’Università e della Ricerca (320 milioni per l’università, 80 per la ricerca). In particolare, i 320 milioni per l’università, saranno utilizzati, dopo aver detratto 20 milioni destinati ad adeguare i fondi già esistenti per le borse di studio, ad incremento del Fondo di finanziamento ordinario delle Università(FFO) per 300 milioni. “E’ la prima volta - sottolinea il rettore Honsell - che il ministro dell’università presenta la Finanziaria alla Crui insieme al ministro dell’Ecobomia. E’ un’innovazione positiva”. L’attuale tetto per la spesa del personale (90% del Fondo) viene rivisto in maniera più restrittiva, computando ad esempio anche i costi degli aumenti contrattuali. Chi dovesse sforare il tetto, sarebbe costretto a ridurre al 35% il turnover dei dipendenti, mentre chi, oltre a sforare il tetto, avesse anche gli ultimi due bilanci in rosso, dovrebbe ridurre il turnover al 20% e dovrebbe presentare ai due ministeri un piano di risanamento, pena il commissariamento. Potrebbe infine esserci anche la possibilità per gli atenei di aumentare le tasse agli studenti fino al 25% del Ffo, mentre oggi il limite è del 16%. Il 50% dei nuovi introiti, però, dovrebbe essere destinato a servizi agli studenti.
Simonetta Di Zanutto