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Archeologia, castelliere del 1700 avanti Cristo

Le nuove ricerche sulla protostoria in Friuli hanno scoperto a Gradisca di Sedegliano uno dei più antichi insediamenti della pianura padana.
Una tomba a fossa con lo scheletro di un giovane di 16-18 anni, supino, in perfetto stato di conservazione, inserito nella cinta difensiva a terrapieno, è stato l’ultimo ritrovamento dello scavo archeologico realizzato nell’abitato fortificato (“castelliere”) di Gradisca di Sedegliano, a pochi chilometri da Udine, dall’ateneo friulano nell’ambito di un progetto finanziato dalla Regione. La sepoltura è andata ad aggiungersi a quella di altri quattro inumati, deposti uno sull’altro nella stessa sepoltura, due scoperti l’anno scorso, due nella campagna del 2004, tutti inglobati nelle falde di terra dell’opera difensiva di modeste proporzioni che cingeva il villaggio nella fase d’impianto. Il castelliere di Sedegliano, innalzato non in un luogo elevato ma in una zona di pianura, è dotato di un possente terrapieno quadrangolare, perfettamente conservato, che racchiude un’area di circa 4,5 ettari: già nei precedenti sondaggi (nel 2000 e nel 2004) aveva fornito considerevoli indizi della sua importanza. Fin dai primi saggi di scavo nel 2000, la struttura arginata era stata ritenuta di fondazione molto antica: tra il Bronzo Medio e il Bronzo Recente, ossia intorno al 1500-1400 a.C.; si è potuto poi constatare che nei secoli successivi l’opera difensiva era stata sottoposta a vari rifacimenti e potenziamenti, con tecniche costruttive sofisticate, come l’uso di “cassoni” lignei riempiti di terra e ghiaia, ben noti in Europa centro-orientale. Tra i risultati più significativi dell’indagine, c’è anche la scoperta di un primo scheletro di un inumato, privo di corredo, deposto in una fossa rettangolare scavata al margine del terrapieno più antico: questo ritrovamento ha fatto del castelliere di Gradisca un unicum nel quadro della protostoria friulana. Le analisi preliminari condotte sui resti ossei da Alessandro Canci, il paleoantropologo che da anni collabora col gruppo di ricerca udinese, hanno permesso di stabilire che si tratta di un individuo di sesso maschile, molto robusto e di statura per quei tempi eccezionale (tra 1,73 e 1,76 metri), deceduto tra i 45 e i 55 anni. Un’altra tomba, gravemente danneggiata dai lavori di primo ’900, era stata individuata nel 2004 all’interno del nucleo antico dell’aggere: le poche ossa recuperate erano sembrate, ad un primo esame, pertinenti ad un giovane maschio o ad una donna: entrambe le sepolture si trovano in posizione particolare e inconsueta, cui senza dubbio va attribuito un significato simbolico. La scoperta di un’unità cimiteriale nella fortificazione ha costituito un evento notevole nella storia della ricerca protostorica in Friuli. Prima d’ora non era stata mai trovata alcuna tomba riferibile ad un castelliere dell’età del bronzo.  Nel 2005, sono arrivati i risultati dell’analisi al carbonio14 effettuata nei laboratori della Beta Analytic di Miami mediante acceleratore di particelle su un frammento di falange prelevato dalla prima sepoltura del 2004: il test ha indicato per la morte dell’individuo sepolto una cronologia che si aggira intorno al 1700 a.C., tra la fine dell'antica età del bronzo e l’inizio della media. Si tratta di una data di due-tre secoli precedente a quella ipotizzata: il nuovo inquadramento cronologico allinea la fondazione del castelliere di Sedegliano e, in genere, dei primi abitati fortificati del Friuli a quella dei più antichi insediamenti della pianura padana (le ben note terramare), del Carso triestino e dell’Istria, territori che sembrava avessero ospitato villaggi stabili e duraturi più precocemente rispetto alla nostra regione. Molto resta ancora da fare. Le ricerche sulle strutture protostoriche del Friuli analizzeranno la sequenza delle fasi costruttive, i materiali usati nei diversi restauri o rifacimenti, le tecniche impiegate, l’andamento dei fossati, interno ed esterno, che integravano il complesso sistema difensivo. E forniranno sicuramente altre sorprese in futuro. L’auspicio è quello di arrivare alla musealizzazione dell’area per una possibile fruizione da parte del pubblico.     Dieci comuni per uno scavo Lo scavo di Sedegliano viene organizzato dalla cattedra di Preistoria e protostoria del dipartimento di Storia e tutela dei beni culturali dell’università di Udine. Le indagini, condotte operativamente da Susi Corazza con un folto gruppo di studenti del corso in Conservazione dei beni culturali, nel 2005 hanno sono state sostenute dalla Fondazione Crup, dal Comune di Sedegliano e dal ministero dell’Università e della Ricerca, in costante collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia. È stata firmata una convenzione di durata triennale tra dieci Comuni della media pianura friulana (Aiello, Basiliano, Castions di Strada, Coseano, Flaibano, Lestizza, Mereto di Tomba, Pozzuolo del Friuli, Rive d’Arcano, Sedegliano), per tutelare le strutture protostoriche emergenti nel territorio (tumuli funerari e castellieri arginati) e assicurare continuità allo studio delle età del bronzo e del ferro nel Friuli. È stato poi stipulato tra l’Ateneo udinese, la Soprintendenza e i Comuni (capofila Sedegliano) un accordo di cooperazione scientifica e tecnico-didattica con lo scopo di incentivare le ricerche sul terreno nell’ambito della protostoria del Medio Friuli, facilitare la tutela dei resti antichi e stimolarne la fruizione, sviluppare l’attività didattica nelle scuole e promuovere la divulgazione dei risultati.