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L'università sotto esame

Gli esami non finiscono mai. Nemmeno per le università, che ogni anno, in vista dell’apertura delle immatricolazioni e della conseguente presentazione della nuova offerta didattica, sono “valutate”. Sotto ogni aspetto. Produttività, rapporti internazionali, studenti in corso e fuori corso, laureati che trovano lavorano e giovani che abbandonano gli studi: parametri diversi e difficilmente paragonabili, che vanno a costruire “classifiche” tenute sempre più d’occhio dalle aspiranti matricole. Ha cominciato l’indagine Almalaurea (un consorzio formato da una trentina di atenei), dedicandosi alla performance dei laureati degli atenei italiani indagando la capacità dei neo-dottori di trovare lavoro e, implicitamente, delle università di fornire la laurea “giusta”. Ha continuato l’Istat, cercando di capire non soltanto quanti laureati trovano lavoro come Almalaurea, ma quanti hanno un’occupazione “stabile” (qualunque cosa questo termine significhi) dopo 3 anni dal sospirato titolo. Ma non è finita qui. I principali quotidiani nazionali e alcuni mensili dedicati ai giovani e al mondo universitario hanno realizzato vere e proprie “guide” per i giovani che, accanto alla presentazione delle università, hanno inserito varie “classifiche”. Utilizzando parametri diversi, hanno dato i voti alle università sotto osservazione.   L’ultima indagine Almalaurea mette in evidenza come migliori ancora la condizione occupazione dei laureati all’Università di Udine, in controtendenza con la media italiana, dove invece si assiste ad abbassamento della percentuale di neo-dottori che trovano lavoro: ben il 72,5% dei laureati a Udine nel 2003 ha trovato lavoro già ad un anno dalla laurea, a fronte del 55% del resto degli atenei italiani. Il rilevamento ha interessato circa 56 mila laureati in tutta Italia, dei quali circa un migliaio hanno conseguito il titolo all’università di Udine, con un tasso di risposta che si aggira intorno all’82%. Aumenta quindi la condizione occupazionale dei dottori a Udine, sia rispetto agli anni precedenti, visto che nel 2002 la percentuale era del 70,4% e nel 2001 del 70,8%, e sia rispetto alla media italiana, che invece continua ad abbassarsi, passando dal 61,1% del 2002 al 56,6% del 2002 fino, appunto al 55% del 2003. Di conseguenza, diminuisce la percentuale di coloro che stanno cercando un lavoro (15,6% a Udine a fronte del 24,4% in Italia) e anche di quelli che non lavorano ma non stanno nemmeno cercando un lavoro (11,9% a Udine a fronte del 20,3% in Italia). Ad un anno dal sospirato titolo trova lavoro l’89,6% dei laureati in Ingegneria (era l’82,2% l’anno prima), il 74,9% di quelli in Economia (era il 68,7%), il 73,3% dei laureati in Agraria (era il 57,9%), il 68,4% di quelli in Scienze (erano il 66,7%), il 64,6% di quelli in Lingue, il 62,5% in Medicina veterinaria. Sotto la media nazionale i laureati in Lettere (trova lavoro il 52,6% ad un anno dalla laurea, anche se poi si rifanno dopo tre anni (lavora il 69%) e dopo cinque (quando lavora 81,8%). Dalla prima rilevazione per Giurisprudenza, emerge che ad un anno dalla laurea lavora il 50%.   L’università di Udine entra nella “top ten” degli atenei italiani, piazzandosi al settimo posto su 77, nella classifica 2004 dei laureati che a tre anni dalla laurea hanno un lavoro continuativo. Il risultato emerge dall’ultima analisi dell’Istat che, su un campione di 26 mila unità, utilizza un parametro che vuole cercare di capire quanti neo-dottori si sono effettivamente inseriti nel mercato del lavoro in maniera stabile. L’ateneo friulano, dunque, si colloca al settimo posto in Italia: il 69,2% dei suoi laureati nel 2001 ha un’occupazione stabile a 3 anni di distanza, ben al di sopra della media italiana ferma al 56,4%. Un risultato ancora più importante se si pensa che le prime 5 posizioni sono occupate dalla Bocconi di Milano (al 1° posto in Italia) e dai Politecnici di Milano, Torino e Bari. Seguono gli atenei di Trento e Bergamo, a confermare che le medio-piccole università primeggiano a livello di qualità. Le aree di studio che hanno chance migliori sul mercato del lavoro? Il primo posto se lo aggiudica il settore dell’Ingegneria e dell’architettura: hanno un lavoro continuativo l’88,2% dei dottori laureati a Udine, mentre la media italiana si ferma al 75%. A seguire l’ambito economico-sociale con oltre l’80% degli occupati, contro soltanto il 63% a livello nazionale. Non se la passano male nemmeno i laureati del settore scientifico (il 70% di Udine lavora, a fronte del 60% italiano) e di quello umanistico (59,8% a Udine, 49,6% in Italia). Il settore medico, invece, non presenta dottori già occupati, in quanto la stragrande maggioranza dopo la laurea prosegue gli studi con la specializzazione. Anche per i laureati in Giurisprudenza la situazione è particolare, dato che il loro percorso formativo spesso prosegue con la pratica professionale.   La guida realizzata dal Censis per conto de La Repubblica (un tomo di quasi 500 pagine) è quasi una piccola enciclopedia, pubblicata a puntate e poi rilegata e allegata sul noto quotidiano del Gruppo Espresso. Le facoltà di Lingue e Medicina sono state inserite per il quarto anno consecutivo al primo posto di tutti gli atenei italiani. Accanto a questi eccellenti risultati, sono da ricordare poi quelli di Economia (sesto posto assoluto) e Scienze (quinto posto fra i piccoli atenei). Ingegneria è all’ottavo posto su 38, Agraria è all’11° posto su 22, Lettere al 16° su 43. Infine, nella speciale classifica delle piccole università, l’ateneo friulano è al nono posto su 17.   La classifica del Sole 24 ore prende invece come fonte il Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario. “Questi risultati emergono da una graduatoria che non pretende di essere esaustiva – si legge sul Sole 24 ore on-line nell’introduzione alla classifica -, ma che ha lo scopo di confrontare le università su alcuni aspetti cruciali legati ai risultati ottenuti dagli studenti”. Complessivamente, l’università di Udine si è piazzata al 39° posto, totalizzando 483,8 punti, sulla base della rielaborazione del Sole 24 ore del lunedì dei cinque indicatori di funzionalità del Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario.   La pagella di Campus, infine, si pone l’obiettivo di offrire “un nuovo rating per le università italiane”. I voti delle singole voci vanno dal 5 al 10, mentre il giudizio finale è una media delle valutazioni che privilegia gli indici che meglio esprimono il comfort per chi studia. Qualche esempio? Il voto “Didattica” premia gli atenei con un adeguato rapporto fra numero di corsi, docenti e studenti (Udine ottiene 8,20), quello “Strutture” dà il polso della situazione dei posti in aula, in biblioteca e al computer (l’ateneo friulano si becca 7,43) o quello “Rapporti internazionali” che conta i contatti e gli scambi con altre nazioni (Udine ottiene 8,96). Complessivamente, nella classifica delle università con un numero di studenti fra i 10 e i 35 mila, l’università di Udine ottiene un ottimo 5° posto su 33 atenei italiani.