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Avvistato in Friuli il cane che viene dal grande freddo

Scoop fotografico. I ricercatori dell’università di Udine hanno immortalato per la prima volta in Italia un nuovo mammifero: il cane procione. Gli anni passati erano stati “scoperti” anche linci e orsi.
Una decina di linci e altrettanti orsi, forse il lupo, dopo che sembravano estinti da oltre 20 anni, hanno trovato casa nei boschi della Carnia. Ma le specie non sono state “reintrodotte” (ovvero introdotte artificialmente) bensì hanno ripreso possesso spontaneamente del territorio friulano. Che si dimostra un habitat ideale per numerose specie di animali. Tanto da aver conquistato anche un “ospite” inaspettato: il cane procione, un nuovo mammifero di cui finora in Italia non era mai stata documentata la presenza e che la scorsa estate è stato invece fotografato nella riserva di caccia di Socchieve, in Carnia. Protagonisti di quest’ultimo scoop fotografico, che va ad aggiungersi a quelli che vedevano protagonisti linci e orsi, sono gli esperti del dipartimento di Scienze animali dell’ateneo friulano, coordinati dal ricercatore Stefano Filacorda. Aiutati dai cacciatori della zona, hanno immortalato una coppia di cani procione con la tecnica fototrappole con sensore ad infrarosso . “È il primo dato certo della presenza di questa specie in Italia - spiega Filacorda, responsabile della ricerca condotta in collaborazione con il Distretto venatorio n.2 della Carnia – dove finora era stato segnalata solo in Alto Adige, senza però conferma oggettiva. Avevamo già attribuito a questa specie tracce sulla neve e alcuni campioni di pelo raccolti nei siti di monitoraggio della lince e dell’orso lo scorso inverno. Ora le fotografie hanno fornito la prova ufficiale”. Gli avvistamenti ed i risultati ottenuti su lince ed orso sono invece dovuti al monitoraggio sui grandi carnivori previsto dal progetto Interreg, realizzato dall’ateneo friulano in collaborazione con la Regione, il parco delle Prealpi Giulie, il Parco Natura Viva di Bussolengo (Verona) e il parco zoo Punta Verde di Lignano per studiare la riconolizzazione delle Alpi da parte di questi animali. Il dipartimento di Scienze animali, inoltre, è diventato un punto di riferimento a livello internazionale per lo studio dei grandi predatori, visto che ha a disposizione anche la possibilità di effettuare direttamente esami e comparazioni del Dna. Il cane procione. Fa parte della famiglia dei canidi ed è un “cugino” della volpe con struttura robusta e zampe corte, anche se la tipica mascherina facciale nera che lo caratterizza lo rende molto simile al procione americano. Il cane procione pesa circa 6 chili (il peso varia dai 4-6 chili in estate fino ai 10 chili in inverno prima del “letargo”) e, nonostante sia originario dell’estremo Oriente, le massicce introduzioni realizzate in Russia come animale da pelliccia ne hanno favorito la diffusione verso ovest; ora è distribuito stabilmente sia nell’Europa nord-orientale che occidentale. Il cane procione (Nyctereutes procyonoides) si distingue dal procione per le zampe (il primo ha 4 dita, il secondo cinque), e per la coda (nel primo è striata, nel secondo di colore uniforme). È probabile che le specie avvistate in Friuli provengano dalla vicina Corinzia (Carinzia) e potrebbero essersi stabiliti in Carnia già da molto tempo, tanto da essere giunti ormai alla seconda generazione. Ora è necessario che l’Istituto per la fauna selvatica e il ministero dell’Ambiente decidano se classificarlo come specie “aliena” (e quindi cacciabile o comunque controllabile dal punto di vista numerico) o se integrarlo nella fauna italiana e considerarlo specie protetta. Linci e orsi. I ricercatori già dal 2004 hanno documentano la presenza di una decina di linci e di altrettanti orsi sul territorio delle Alpi Giulie, le Alpi Carniche, le Valli del Natisone e del Torre. Fino a quel momento, in Italia si era segnalata solo un’altra istantanea di lince in libertà, nel 1989 a Pontebba. Ma lo studio non finisce con lo scatto delle fotografie: 4 linci e 4 orsi saranno catturati e dotati di radiocollare per seguire i loro spostamenti. È questo uno dei principali obiettivi del progetto tranfrontaliero “Gestione sostenibile transfrontaliera delle risorse faunistiche”, finanziato nell’ambito dell’Interreg III A Italia e Slovenia di cui beneficiario è la Direzione centrale risorse agricole, naturali, forestali e della montagna della Regione Friuli Venezia Giulia, e che comprende anche un filone che riguarda i grandi carnivori, in particolare lince e orso. Il progetto prevede, oltre ad un sistema informativo per la raccolta dei dati, censimenti e monitoraggi (anche con l’aiuto del Corpo forestale regionale e dei Servizi di vigilanza provinciale) sulla specie che sta ripopolando la zona al confine tra Friuli e Slovenia: percorsi specifici tracciati sul territorio serviranno a trovare impronte e altri segni della presenza degli animali, come resti di prede, graffi su alberi e arbusti; stazioni-esca, con erba gatta ed altre sostanze per la lince e pesce e mais per l’orso, oppure strisce di velcro o filo spinato saranno utili per catturare il pelo dell’animale; “trappole fotografiche” a infrarossi forniranno l’immagine dell’animale. E infine orsi e linci saranno muniti di radiocollare. Gli orsi saranno catturati in questi mesi con un laccio inoffensivo per gli animali e immobilizzati con una sorta di fucile “lancia-siringhe”, in modo da sottoporre l’animale ad una completa visita veterinaria con prelievo di sangue. Per le linci si useranno gabbie metalliche, dove saranno attirate attraverso i “feromoni”, ovvero gli odori che servono da richiamo per la specie. Sciacallo dorato. Da una decina di anni ha attraversato il confine sloveno ed è stato avvistato in Friuli. Proviene dall’Asia e dall’Africa, ma attualmente ha ottenuto lo status di specie protetta in Italia. Lo sciacallo è un canide esile dalle lunghe zampe, onnivoro e dai denti canini molto sviluppati così come i denti ferini, utilizzati per triturare la carne. Possiede una muscolatura fine da corridore con lunghe zampe, la coda folta e le orecchie erette. Il lupo. È l’unico a mancare all’appello. C’è stata una segnalazione dell’avvistamento del lupo nel territorio del parco delle Prealpi Giulie che confermano le previsioni degli studiosi di una espansione della specie a nord ovest. Ora manca soltanto la prova fotografica.