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Archeologia, ecco la mappa degli scavi dell'università friulana

Dal Friuli al Medio Oriente. L'ateneo udinese sta setacciando mezzo mondo alla ricerca delle testimonianze del passato. Con un centinaio di studenti.
Stanno setacciando il Friuli e sono impegnati in Siria di uno dei più grandi scavi del Medio Oriente, a Tell Mishrife, nel sito dell’antica capitale Qatna. Il futuro li vedrà impegnati, tra le tante imprese, in una nuova sfida archeologica su una ventina di siti nella provincia turca dello Yozgat. Gli archeologi dell’università di Udine, aiutati da oltre un centinaio di studenti, lavorano sul campo da anni, impegnati in indagini su siti di epoca protostorica, romana, medievale. Il Friuli protostorico. Chiarire la funzione di ponte culturale svolta dal territorio friulano, sia in senso ovest-est, tra l’ambito veneto-padano, il Carso, l’Istria, la penisola balcanica, sia in senso nord-sud, tra i territori alpini e l’Oltralpe e le coste dell’alto Adriatico, e inoltre di lumeggiare il carattere e l’entità dei rapporti che in alcune fasi della protostoria hanno legato la regione con àmbiti lontani come il Mediterraneo orientale o l’Italia tirrenica. È questo l’intento del progetto dell’ateneo di Udine, organizzato nell’ambito dell’accordo di collaborazione scientifica con la Soprintendenza per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, con il sostegno finanziario della Regione e della Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone e in stretta collaborazione con le amministrazioni comunali coinvolte. Gli scavi, le ricognizioni e le successive attività di laboratorio, a cui hanno preso parte gli studenti del corso di laurea in Conservazione dei beni culturali, hanno l’obiettivo di allargare e approfondire le conoscenze sul Friuli protostorico per arrivare ad un definizione organica dello sviluppo storico-culturale della regione nelle età del bronzo e del ferro (dalla metà del III millennio a.C. fino all’avvento dei Romani). Otto castellieri. Nella fase attuale il progetto interessa alcuni tra i più importanti castellieri della provincia di Udine: Gradisca di Sedegliano, Galleriano, Pozzuolo, Variano, Savalons, Bonzicco, Novacco, Castions di Strada. Inoltre è in programma una campagna sistematica di prospezioni sulle tombe a tumulo dell’alta pianura. Ad oggi, tra i risultati più significativi vi è la scoperta, a Gradisca di Sedegliano, di una tomba dell’età del bronzo medio-recente (1500-1400 a.C. circa), la prima di quest’epoca rinvenuta in Friuli (in questo castelliere è prevista la prosecuzione dello scavo nel corso del 2005). A Novacco (Aiello – Ud), un insediamento ubicato all’estremità orientale dell’importante arteria di traffico che correva lungo la linea delle risorgive, nel 2004 sono stati condotti i primi sondaggi esplorativi che hanno accertato la buona conservazione dei depositi archeologici. A Variano (Brasiliano – Ud) si è concluso un lungo ciclo di esplorazioni (durato dal 1997 al 2004), che hanno dato risultati di grande rilievo, consentendo tra l’altro di mettere in luce cospicui resti di abitazioni in uso tra il Bronzo Finale e la prima età del ferro (1200-700 circa a.C.). Ora prosegue alacremente in laboratorio lo studio degli ingenti materiali rinvenuti, ai fini della pubblicazione. Non vanno dimenticate, infine, le indagini promosse negli anni scorsi sul tumulo di S. Osvaldo (Udine), nel corso delle quali è stato rinvenuto lo scheletro di un pastore guerriero databile intorno al 2000 a.C.. Sul monumento funerario sono state applicate svariate metodologie scientifiche che permetteranno una ricostruzione globale della tomba e dell’ambiente in cui sorgeva. Aquileia e il Friuli di età romana. Dal 2002 gli archeologi dell’ateneo friulano sono tornati a scavare ad Aquileia, nell’ambito di un progetto scientifico congiunto con la Soprintendenza archeologica del Friuli Venezia Giulia, con il sostegno del Comitato promotore costituito dal comune di Aquileia, la provincia di Udine, le Camere di Commercio di Gorizia e Udine e la Banca Popolare FriulAdria. I lavori si concentrano sul sito dell’edificio detto delle Grandi Terme, in località Braida Murada. L’inizio dei lavori ha visto l’ampliamento degli scavi condotti fra il 1922 e il 1987, nell’intento di capire la pianta e la funzione dell’edificio. Le indagini si sono poi svolte su 3.500 metri quadrati e hanno messo in luce ambienti ricchi di mosaici (IV-V sec. d.C.). E’ stata individuata la grande piscina e si sta mettendo in luce un vano riscaldato con pavimento sospeso su piastrini. In questa zona sono emersi i resti delle volte crollate in calcestruzzo, che erano in antico rivestite di mosaici in pasta vitrea e conchiglie. Sono stati definiti i limiti dell’ambiente orientale. Gli strati che coprono il pavimento hanno restituito numerosi frammenti di statue anche di notevole livello qualitativo, fra cui un pregevole torso marmoreo copia romana di un originale greco. Nel settore occidentale si è individuata la pianta d un edificio o di un complesso di edifici di età medievale (VII-XI secolo), realizzati, dopo il crollo del complesso termale, con materiale di reimpiego. Conclusa la prima fase triennale di intervento, con scoperte rilevanti di mosaici e strutture, si apre ora la prospettiva di una musealizzazione parziale delle aree messe in luce. Il progetto sarà avviato nella zona meridionale delle Grandi Terme. I mosaici saranno così coperti e protetti, ma al contempo leggibili, insieme alla pianta del salone e dei vani adiacenti, grazie a speciali passerelle percorribili, mentre pannelli e percorsi attrezzati che ricostruiranno virtualmente l’imponenza e il fasto delle Grandi Terme. Il Friuli medioevale. Le indagini archeologiche di epoca medievale sono organizzate nell’ambito dell’accordo di collaborazione scientifica con la Soprintendenza archeologica del Friuli Venezia Giulia e/o in concessione. In particolare, gli archeologi stanno indagando 5 castelli: dal 2002 sono in corso gli scavi nel castello di Partistagno in comune di Attimis, dal 2003 nel castello di Zucco in comune di Faedis, nel castello di Prampero in comune di Magnano in Riviera, nel castello di Aherensperg nel comune di Pulfero e nel castello della Motta in comune di Povoletto. A tutti questi scavi hanno partecipato studenti e laureati dell’università di Udine. Le ricerche hanno finora messo in luce le strutture fortificate, di cui sono stati realizzati i rilievi. E’ stato eseguito lo scavo parziale degli ambienti visibili e lo studio complessivo per il consolidamento architettonico, in vista della valorizzazione turistico-archeologica. Al dipartimento di Storia e tutela dei beni culturali dell’ateneo friulano, sotto la direzione della cattedra di Archeologia cristiana e medievale, è stata affidata la realizzazione della Carta archeologia delle Marche per il Medioevo. Questo ha portato nel mese di ottobre 2004 ad una prima campagna di ricognizione archeologica nell’alta valle del Fiastra (Mc), cui hanno partecipato una decina di studenti dell’università di Udine. Infine, è stata recentemente firmata una convenzione tra le università di Udine e di Bologna per lo scavo della città bizantina di Bosra in Siria. I tesori della Siria. Dal 1999 l’università di Udine ha un ruolo da protagonista nella conduzione di una tra le maggiori e più ambiziose campagne di scavo e valorizzazione a livello internazionale. Gli scavi sono condotti a Tell Mishrife, sul sito dell’antica capitale Qatna, nella Siria centrale, 18 chilometri a nord-est della città di Homs. Nel II millennio Qatna reggeva le sorti di un vasto regno e regolava il traffico delle vie carovaniere. I lavori sono regolati da licenza concessa dalla Direzione generale delle antichità e dei musei della Siria (missione congiunta siro-italiana), e da una convenzione interna con l’università di Verona. I lavori sono condotti dalla Missione scientifica archeologica internazionale italo-siro-tedesca. Lo scavo è uno dei maggiori in Siria, e si tratta di uno dei più vasti cantieri attualmente attivi nell’intero Medio Oriente. La sesta più recente campagna (2004) è stata dedicata al restauro, alla documentazione grafica e fotografica e allo studio dei reperti archeologici, della ceramica e degli ecofatti (ossa umane e animali, campioni archeobotanici e di pollini). Sono proseguiti gli scavi nell’area del palazzo reale, dell’area cimiteriale dell’età del Bronzo Medio I (2000-1800 a.C.) e dei livelli dell’età del Ferro II (VIII-VII se. a.C.), dove è stato riportato alla luce un quartiere artigianale. E’ proseguita l’esplorazione dei livelli del III millennio a.C. ed è stata raggiunta la prima fase insediativi del sito di Tell Mishrife (2700 a.C. circa). Le indagini geo-archeologiche hanno dimostrato che la città fu fondata sulla riva di un lago alimentato da risorgive carsiche. I campioni prelevati dei sedimenti lacustri permetteranno di ricostruire la vegetazione e il clima antichi. Dal 2005 la ricerca archeologica procederà insieme ai lavori di conservazione, restauro e messa a parco archeologico del grande palazzo reale del II millennio a.C. L’obiettivo è la protezione e la valorizzazione del patrimonio archeologico portato alla luce, attraverso la creazione di un parco archeologico fruibile al grande pubblico, tramite percorsi guidati e ricostruzioni animate in realtà virtuale. Ai lavori sul sito dell’antica capitale Qatna ogni anno partecipano docenti, personale tecnico e studenti dell’ateneo di Udine, organizzati in una équipe che lavora fianco a fianco con lo staff della Direzione generale delle antichità e dei musei della Siria, diretto da Michel Al-Maqdissi. Alla scoperta della Turchia. Si tratta dell’ultimo progetto archeologico nato in casa udinese. Ha visto il coinvolgimento progressivo di altri 4 atenei italiani e stranieri (Trieste, Verona, Klagenfurt, Vienna) e gode di finanziamento ministeriale. La regione dello Yozgat giace a circa 200 chilometri a est di Ankara, nel cuore dell’altopiano anatolico. Complessivamente sono stati localizzati con precisione 18 siti, in particolare sulla collina di Yassihüyük per eventuale ubicazione di scavo futuro. La raccolta dei materiali di superficie ha indicato in Yassihüyük e alcuni altri siti i luoghi di maggiore interesse storico-archeologico. La ricognizione sarà portata avanti nel corso del 2005.
Silvia Pusiol