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Qatna rinasce attraverso i suoi tesori

Il bilancio di sei anni di scavi. E ora comincia il lavoro di restauro del palazzo reale. L’università di Udine in prima linea per realizzare il parco archeologico dell’antica capitale siriana.
Sei anni di indagini archeologiche, dal 1999 al 2004, in uno dei maggiori scavi in Siria, il sito di Tell Mishrifeh, uno dei più vasti cantieri attualmente attivi nell’intero Medio Oriente, alla ricerca delle tracce utili a ricostruire la vita, l’economia e l’ambiente naturale della città di Qatna. L’antica capitale, situata nella Siria centrale 18 chilometri a nord-est della città di Homs, nel II millennio a.C. reggeva le sorti di un vasto regno, e regolava il traffico delle vie carovaniere attraverso il deserto siro-arabico, dalla Mesopotamia al Levante. Uno scavo straordinario e affascinante, per grandezza, ricchezza e rilevanza dei risultati, condotto dalla missione scientifica archeologica internazionale italo-siro-tedesca cui l’università di Udine partecipa sin dalla sua fondazione, nel 1999. Comincia la conservazione . E dopo sei anni di lungo,faticoso e meticoloso lavoro di ricerca, l’annuncio è di quelli che riempiono di gioia il mondo scientifico-culturale internazionale. "D’ora in avanti – dichiara Daniele Morandi Bonacossi, direttore della missione archeologica dell’università di Udine - la ricerca archeologica procederà di pari passo con i lavori di conservazione, restauro e messa a parco archeologico del grande palazzo reale del II millennio a.C.". Obiettivo del progetto, proteggere e valorizzare il patrimonio archeologico portato alla luce dalla missione congiunta a Tell Mishrifeh, attraverso la creazione di un parco archeologico fruibile dal grande pubblico, tramite percorsi guidati e ricostruzioni animate in realtà virtuale. "Il cuore del futuro parco archeologico di Tell Mishrifeh – anticipa Morandi Bonacossi – sarà costituito dal palazzo dei sovrani di Qatna della tarda età del Bronzo (1600-1350 a.C. circa.). Esso rappresenta il più grande palazzo reale dell’intera regione siro-palestinese, dopo quello più antico di Mari". Uno staff internazionale. L’ateneo di Udine, dunque, sin dal 1999 ha un ruolo da protagonista nella conduzione di una tra le maggiori e più ambiziose campagne di scavo e valorizzazione a livello internazionale. Ai lavori ogni anno partecipano docenti, personale tecnico e studenti dell’ateneo friulano, organizzati in una équipe diretta da Daniele Morandi Bonacossi, docente di Archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico alla facoltà di Lettere e filosofia dell’università di Udine, che lavorano fianco a fianco con lo staff della Direzione generale delle antichità e dei musei di Siria, diretto da Michel Al-Maqdissi. All’università di Udine si affianca, nel quadro di una convenzione di cooperazione scientifica, l’ateneo di Verona . Nove metri sottoterra. La sesta e più recente campagna di scavo (15 agosto – 15 ottobre 2004) è stata dedicata al restauro, alla documentazione grafica e fotografica e allo studio dei reperti archeologici, della ceramica e degli ecofatti (ossa animali e umane, campioni archeobotanici e di pollini) rinvenuti dal 1999 al 2003. "In due mesi – puntualizza Morandi Bonacossi – abbiamo documentato e studiato i materiali rinvenuti, in vista della pubblicazione finale dei risultati scientifici delle campagne di scavo fino al 2003". Sono proseguiti i lavori di scavo condotti nell’area del palazzo reale, dell’area cimiteriale dell’età del Bronzo Medio I (2000-1800 a.C.) e dei livelli dell’età del Ferro II (VIII-VII sec. a.C.), dove è stato portato alla luce un quartiere artigianale. Sull’acropoli è proseguita l’esplorazione dei livelli del III millennio a.C. e, a quasi 9 metri di profondità, è stata raggiunta la prima fase insediativa del sito di Tell Mishrifeh, fondato attorno al 2700 a.C. Le indagini geo-archeologiche hanno dimostrato come la città fosse fondata sulla riva di un lago alimentato da risorgive carsiche. I campioni prelevati dei sedimenti lacustri permetteranno nei prossimi mesi di ricostruire la vegetazione e il clima antichi.
Silvia Pusiol